10. INDIFFERENTE

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 Due tavoli più in là, una fila indietro. Dal punto in cui mi trovavo, vedevo a malapena Sonia e Arthur. Mi chinai e osservai Charles fissare la mia sedia vuota prima di sistemarsi in fondo al tavolo. Mi sentivo ridicola a nascondermi, ma non ero pronta a fronteggiarlo per un'ora intera. Quando terminai di mangiare, feci un profondo respiro e lo raggiunsi all'esterno, dove stava fumando.

Avevo passato gran parte della notte a escogitare un piano per sistemare la situazione. Se avessi affrontato la nostra notte insieme con lo stesso atteggiamento che lui dimostrava nei confronti del sesso in generale, avrei avuto più possibilità di riuscita. In quel modo rischiavo di perderlo per sempre, ma speravo che il suo ego smisurato giocasse a mio favore.

«Ehi», esclamai.

Charles fece una smorfia. «Ehi. Pensavo di vederti a pranzo.»

«Ho fatto solo un salto veloce, devo studiare», risposi con una scrollata di spalle, cercando di sembrare il più disinvolta possibile.

«Ti serve aiuto?»

«No, è calcolo. Penso di cavarmela.»

«Potrei offrirti sostegno morale», osservò con un sorriso, infilando la mano in tasca. Guardai i muscoli sodi del suo braccio, e in quell'istante ricordai come si erano contratti quando era entrato dentro di me.

«Ehm... cosa?» feci, turbata da quell'improvviso pensiero erotico.

«Dobbiamo fingere che l'altra notte non sia mai esistita?»

«No, perché?» Mi mostrai confusa e lui sospirò, frustrato dal mio comportamento.

«Non saprei... forse perché non sei più vergine?» azzardò con tono sommesso, avvicinandosi.

Alzai gli occhi al cielo. «Sono sicura che non sia stata la tua prima volta con una vergine, Char.»

Proprio come temevo, la mia leggerezza lo mandò su tutte le furie. «In realtà, è stata la prima volta.»

«Dai... ti ho detto che non voglio situazioni strane tra noi.»

Fece un ultimo tiro e gettò la sigaretta. «Be', se ho imparato qualcosa negli ultimi giorni, è che non sempre si ottiene quello che si vuole.»

In quel momento sopraggiunse Potter. «Ehi, Abs», escla­mò baciandomi sulla guancia.

Charles gli lanciò un'occhiata truce.

«Passo a prenderti alle sei?»

Annuii. «Perfetto.»

«A tra poco», disse, diretto a lezione. Lo guardai incamminarsi, preoccupata dalla reazione che avrebbe avuto Charles.

«Esci con lui stasera?» Ribolliva di rabbia. Contrasse la mascella e vidi i muscoli fremere sotto la pelle.

«Ti avevo detto che mi avrebbe chiesto di uscire quando fossi tornata alla Morgan. Mi ha chiamato ieri.»

«Be', le cose sono un po' cambiate dopo quella conversazione, non credi?»

«Perché?»

Fece per andarsene e io deglutii, cercando di trattenere le lacrime. Poi si bloccò, tornò indietro e si piazzò a pochi centimetri dal mio viso. «Ecco perché hai detto che dopo oggi non avrei sentito la tua mancanza! Pensavi che sarei venuto a sapere di te e Potter e hai creduto... cosa? Che ti avrei dimenticato? Non ti fidi me o non sono alla tua altezza? Dimmelo! Dimmi che cazzo ho fatto per meritarmelo!»

Decisi di non cedere e lo fissai negli occhi. «Non mi hai fatto niente. Da quando il sesso per te è questione di vita o di morte?»

«Da quando l'ho fatto con te!»

Lottando per l'Amore: Il Cuore del Campione; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora