20. SIGARETTA

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 Passarono le settimane e mi stupii della velocità con cui arrivarono le vacanze di primavera. La prevedibile ondata di commenti e occhiate era ormai cessata e la vita era tornata alla normalità. Nei seminterrati della Eastern non si combatteva da settimane. Adam aveva deciso di tenere un profilo basso dopo gli arresti che avevano suscitato parecchie domande sui fatti di quella sera. Charles era irritabile, in attesa della convocazione per l'ultimo incontro dell'anno, con cui avrebbe coperto le spese dell'estate e di parte dell'autunno.

C'era ancora molta neve per terra e il venerdì prima delle vacanze si scatenò un'ultima battaglia di palle di neve sul prato luccicante. Per evitare di essere colpiti, io e Charles camminammo a zig-zag verso la mensa. Mi aggrappai al suo braccio, temendo di scivolare.

«Non ti colpiranno, Sunshine. Sanno che non è il caso», disse lui, con il naso rosso e freddo a contatto con la mia guancia.

«Sì, hanno paura del tuo caratteraccio, ma questo non aiuterà la loro mira, Char.»

Mi tenne stretta al suo fianco sfregandomi il braccio e guidandomi in mezzo alla baraonda. Ci fermammo di colpo quando un gruppetto di ragazze ci tagliò la strada strillando, bersagliate spietatamente dalla squadra di baseball. Non appena furono passate, Charles mi accompagnò alla porta.

«Vedi? Te l'avevo detto che ce l'avremmo fatta», esclamò sorridendo.

Ogni gioia gli svanì tuttavia dal volto quando una palla di neve compatta si schiantò contro la porta, appena sopra le nostre teste. Scrutò irritato il prato, ma la sua sete di vendetta si placò alla vista della miriade di studenti che correvano in ogni direzione.

Aprì la porta osservando la neve scivolare sul metallo dipinto fino a terra. «Entriamo.»

«Buona idea», risposi con un cenno. Mi condusse per mano al buffet, ammucchiando vari piatti fumanti su un solo vassoio. Ormai abituata al nostro modo di fare, la cassiera aveva smesso da settimane di guardarci perplessa.

«Sofia.» Brad mi salutò con un cenno e ammiccò a Charles. «Avete programmi per la prossima settimana?»

«Restiamo qui. Vengono i miei fratelli», rispose lui distratto mentre organizzava il pranzo disponendo i piatti di plastica sul tavolo.

«Voglio la testa di David Lapinski!» esclamò Sonia scuotendosi la neve dai capelli.

«Ha proprio fatto centro!» rispose ridendo Arthur. Lei gli lanciò un'occhiata di avvertimento e lui si agitò. «Voglio dire, è... è un coglione.»

Scoppiammo a ridere quando Son si mise in fila e lui si affrettò a seguirla, corrucciato.

«Lo rimprovera in continuazione», commentò indignato Brad.

«Sonia è un po' tesa», spiegò Charles. «Questa settimana conoscerà i genitori di Arthur.»

Brad annuì. «Quindi loro...» commentò inarcando le sopracciglia.

«Sì», confermai. «Fanno sul serio.»

«Uau», esclamò spilluzzicando il cibo con un'aria turbata, perplessa. Eravamo tutti giovani e non riusciva a capacitarsi del fatto che Arthur volesse impegnarsi.

«Quando capiterà anche a te, Brad... capirai», affermò Charles sorridendomi.

Si respirava una grande eccitazione, dovuta alla battaglia che infuriava all'esterno e alle vacanze che si stavano avvicinando. Man mano che la sala si riempiva, il flusso costante delle chiacchiere creò una forte eco e il volume aumentò mentre tutti cercavano di sovrastare il baccano.

Quando Arthur e Sonia tornarono con i vassoi, avevano fatto pace. Lei si sedette felice accanto a me e prese a parlare dell'incontro con i genitori di lui. Sarebbero partiti quella sera stessa, il che avrebbe fornito la scusa perfetta per uno dei suoi famigerati crolli emotivi.

Lottando per l'Amore: Il Cuore del Campione; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora