Rikki ha le gambe intorpidite, per cui è costretta a muoverle e stirarle più volte per farle riprendere. La sigaretta accesa posizionata tra l'indice e il medio è la terza da quando si è alzata. Picchia un po' sulla punta per levare la cenere ed essa vola via, disperdendosi nell'aria, fine che piacerebbe fare anche a lei. Un sospiro le esce dalle labbra, mentre punta le pupille sulle persone in fila alla cassa per pagarsi la colazione.
Di fame Rikki in realtà non ne ha molta, ma si è imposta di forzarsi un po' perché altrimenti non riuscirà a concentrarsi sullo studio. Ed è anche in ritardo. Perciò, spegne la Marlboro nell'apposito spazio dedicato alle cicche e spinge la porta, entrando all'interno della caffetteria del campus. Ha freddo, le temperature stanno diminuendo drasticamente e proprio quello che ci vuole è sicuramente un cappuccino, insieme a una ciambella! Per cui li ordina e si siede intorno a un tavolo, con lo zaino alla sinistra del suo piede; fa salire la zip ed estrae il libro di scienze della comunicazione insieme all'astuccio. Così, nel frattempo che attende, prova a memorizzare qualche concetto, ma i pensieri, appena legge la prima riga, slittano a Conrad e alla sua famiglia, alla cena della sera prima. Tutto questo, le ha anche tolto qualche ora di sonno stanotte.
È un continuo via vai di ferite che bruciano e si risarciscono, di sangue e patimenti.
Di lotte e parole avvelenate, di pianti e sogni infranti.
Di qualcosa che Rikki, forse, non avrà mai.
La domestica, con le braccia incrociate dietro la schiena, accoglie una Rikki fasciata in un abito nero lungo e a balze. Al centro, una cintura che le stringe la vita. È dimagrita ulteriormente, e sua madre non manca di farglielo notare non appena congeda l'inserviente.
«Il tuo non mangiare è segno di una nuova protesta contro di me?»
«Io neanche ti penso, mamma», bugia; il suo è solo un tentativo di non farsi scalfire più dall'acido che esce dalla bocca di Penelope ogni volta che ne incrocia le fattezze.
Difatti quella ride, arpionandole un boccolo tra le dita. Le labbra sono evidenziate da un rossetto rosso scuro, gli occhi impreziositi da eyeliner, mascara e matita e la pelle colorata dal fondotinta.
Rikki, invece, non ha messo niente se non un po' di rimmel quella sera.
«Però sei qui, e questa è stata una mia richiesta, Rikaela»
«Ti sbagli, è stato papà a invitarmi, dicendo che avrebbe fatto piacere anche a te»
«Ed è così.»
«Non ti credo neanche un po', mamma, ma non c'è problema»
L'altra sospira, l'espressione arrovellata in spire di ira. «So che ti sei scusata con il signor Logan»
«Solo questo ti interessa?» Rikki eleva le sopracciglia indignata, guardandola in faccia.
«Che cos'altro dovrebbe interessarmi?»
«Magari come sto!»
«Dimmelo tu, Rikaela, non c'è bisogno che io stia sempre a chiederlo»
«Dov'é papà? Lo saluto e me ne vado. Mi sono già stancata di stare ad ascoltare una stronza che mi odia»
«No, non andartene ti prego!» Lindsey corre verso la sorella, abbracciandola di slancio. Penelope emette un lamento.
Rikki non riesce a formulare una sillaba.
«Vero che non te ne vai?» continua a dire la bambina, alzando il capo e fissandola nelle iridi. Rikki sorride piano, gli occhi le si fanno pregni di lacrime, il cuore che batte una carezza.
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Romance{COMPLETA} spin off di "Ti cerco tra i petali di rosa" Andarsene da SkyWron è la cosa migliore per Rikki Suarez. Cambiare vita, conoscere nuove persone, lasciarsi il passato alle spalle... E l'ammissione all'università di giornalismo situata a New...