c a p i t o l o 19 - Ti desidero, Rikaela Suarez

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- Tu ci credi che possa esserci qualcosa di bello in questo antro buio pieno di tristezza, Pollicino?
- Sì, Pollicina. Lo vedo dal cuore buono che sta facendo germogliare di nuovo amore.

Zaynhugs


La paura di provaci nuovamente fa perdere tante occasioni, tante nuove e belle chance che la vita ci mette davanti.
La paura è uno dei sentimenti che non si possono comandare, così come l'amore; quando arriva riempie d'ansia, ma soprattutto meraviglia e distorce la realtà.
Ci fa sentire su un altro pianeta.

È questo che pensava Conrad mentre fissava il volto di Rikki sotto di lui, mentre ne curava ogni dettaglio, ogni stigma, ogni venatura. Lo lambiva con il solo potere delle iridi... E poi l'aveva messa a tacere con un solo movimento di bocca, stampando la sua su quella della giovane studentessa. E lì, lui non ha più prodotto pensieri distruttivi. Si è lasciato andare, come avrebbe dovuto fare tempo prima, come avrebbe dovuto fare sin dalla prima volta in cui l'ha vista e ha avvertito il cuore gridare. Ma il timore di riprovare lo stesso dolore lo ha reso uno stronzo; i muri innalzati è nel circolo vizioso della protezione che lo hanno spinto.

Però adesso è giunto il momento di voltare davvero pagina e darsi un'opportunità, perché è vero, Skyler aveva ragione: Rikki ci tiene sul serio, e di male non vuole fargliene mai.

Lei non è come Maya Hemmings.

Dunque con il cuore che pompa veloce nella gabbia toracica, mantiene il bacio, lo fa suo. Assaggiare il sapore di Rikki è devastante, gli accende i fuochi d'artificio nello stomaco.
L'erezione sta crescendo nei pantaloni.

Quando si staccano, con i sorrisi grandi sulle labbra, i due si sbrigano a comprare le sigarette e a fuggire insieme da lì.

Rikki è felice, Conrad ne nota ogni tratto nel frattempo che lo segue in auto, che gli si siede affianco. Lei cerca la sua mano, ora premuta sul cambio; la fanno intrecciare.

La radio suona una canzone di Bob Marley, Conrad che fa manovra per uscire dal parcheggio.

«Dove stiamo andando?» chiede la castana, mordendo il labbro inferiore e non staccandogli gli occhi di dosso.

«A casa mia. Ti va di restare a cena? Sono da solo».

Rikki annuisce. «Mi farebbe molto piacere, Conrad Boden.»

🌗🌗

«Mi sembra tutto così surreale...» mormora lei, prendendo posto sul divano di lui e guardandolo armeggiare con una ciotola di pop corn sul ripiano della cucina.
Ha i capelli spettinati e i jeans un po' calati sui fianchi. A ripensare ai baci appassionati che si sono scambiati fino a poco prima, Rikki arrossisce fino alla punta dei capelli.

L'appartamento dove Conrad vive con la nonna è modesto, ma molto accogliente; e nell'etere il profumo del bucato, che la nonna deve aver steso prima di uscire con la bambina, riempie ancora di più quel momento magico.

Rikki non smette di guardare le foto di Conrad da piccolo appese alla parete dietro il sofà. Lo ritraggono in varie pose buffe, ma anche serie. In una sta tenendo in mano una lucertola e il broncio dipinto sulle labbra fa capire quanto in realtà fosse molto contrariato di ciò.

«In effetti anche a me...» ridacchia lui, avvicinandosi e sedendosi al suo fianco. Dopo le passa un braccio intorno alle spalle, mentre appoggia la ciotola sulle gambe. Rikki gli frega un paio di salatini.

«Se non avessi fatto lo stronzo forse c'eravamo anche prima», ribatte prontamente.

«Il tuo tenermi testa me lo fa diventare duro», ride ancora, schioccandole un bacio sulla tempia.

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