Mostri sotto al letto

c a p i t o l o 16 - Salviamo la partita

Sdraiata sul letto, Rikki riflette su quanto successo con Conrad.
Soprattutto sulle sue parole.

Forse dovrebbe smetterla di credere in qualcosa che non avverrà mai, di credere che tra loro possa nascere un rapporto al di là dell'amicizia.
Eppure, però, lui si comporta come se in realtà lo volesse, come se in realtà Rikki non gli fosse indifferente. Sin dal primo giorno che si sono conosciuti lei ha questa sensazione... Ma poi lui ritratta, fa lo stronzo. E lei si è stancata di metterci il cuore, di farlo diventare l'ennesimo mostro sotto al letto che la tortura.

Con Charles Dubois le cose erano molto più semplici, almeno per quanto riguarda i sentimenti. Entrambi li provavano, forti e radicati. È stata soltanto colpa della vita se non sono riusciti a stare insieme.
Vuoi anche per la distanza, perché quando Charles è andato a studiare un anno a Londra, a malapena riuscivano a scambiarsi qualche messaggio. E quando lui è tornato, Rikki di soffrire per un amore irraggiungibile non ne aveva voglia, per cui se lo era talmente nascosto negli spazi bui del cuore da averlo reso un niente.

Con Conrad però non vuole vada a finire così, perché con lui sente di avere un legame speciale, un qualcosa di innato; un filo rosso che li unisce sempre, che la porta da lui, come un richiamo.
Con lui sente di essere a casa, una casa in cui abitare la rende spensierata.
E non ci crede... Non ci crede che lui non avverta le stesse cose.

Le torna in mente anche la proposta di andare a vivere da lui.

Certo, senza dubbio la morte di Skyler e il coinvolgimento dello zio Newman lo hanno scosso talmente tanto da vedere marcio ovunque, ma dopo ciò che le ha sempre ribadito, non se l'aspettava minimamente.

Ovviamente non può negare che non le abbia fatto piacere, ma Rikki preferisce così.

Tanto il destino ha sempre tante frecce da scoccare, non sarà certo questo a fermarlo se il suo pensiero è un altro.

«Perché non sei ancora pronta?» le domanda Allegra, passandosi il rossetto sulle labbra e specchiandosi una volta finito nello specchio posto sopra la scrivania del dormitorio.

Rikki la avverte a malapena. «Non sono in vena di feste, Alle.» Incrocia le braccia sotto al seno e sbuffa rumorosamente, girandosi su un fianco per ammirare la sua amica.

«Sei uno schianto, italiana!» Il lungo vestito color corallo, con una fascia in vita, a ventaglio sul segno e le gambe, le mette in risalto il fisico magro. Ha raccolto i capelli boccolosi dietro la testa con una pinza e ai piedi ha indossato delle decolté chiare. Il trucco è leggero, non troppo appariscente, ma Rikki è sicura che questa sera li farà girare tutti i maschietti della Prison.

Allegra, voltandosi verso di lei, le sorride; e avvicinandosi e chinandosi alla sua altezza, le accarezza una guancia. Poi: «Sei giù per Conrad?».

«Perché ho appena detto che non mi piaci.»

La sua frase le martella ancora in testa come una canzone; pare essersi appiccicato a ogni singolo neurone, talmente tanto da averle instillato una malattia.

Giocherellando con le dita della rossa, Rikki si tiene la testa con l'altra mano; gli occhi a cercare una via di fuga, qualunque distrazione possa non condannarla nuovamente, ma tutto ciò che ottiene è il labbro che leggermente trema e la voglia di piangere.

Sa che parlarne ancora non risolverà niente, almeno non dopo che già avevano affrontato l'argomento una volta tornata dal Jolly Tattoo poche ore prima, ma forse ha solo bisogno di quello: di parlarne fino a consumare la voce, di parlarne per non sentirsi sola e abbandonata in balia dei demoni.

«Non lo voglio vedere stasera», afferma sottile, bagnandosi le labbra con la lingua. «Voglio guardarmi una serie tv e sfondarmi di pizza. Sì, farò questo!» esclama in seguito, districandosi dalla sua postazione e mettendosi in piedi, Allegra fa lo stesso, ma quando Rikki si precipita a prendere il telefono per ordinare una pizza, la coinquilina glielo sfila tra le mani e lo rimette sulla pila di libri.