Challenge

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-Maxwell Cornelia Stone non lo ripeterò un'altra volta: scendi, o la cena si raffredderà!-

Sbuffo rendendomi conto che è effettivamente la milionesima volta che mia madre mi chiama dalla cucina con il suo altisonante tono per ricordarmi che mi aspetta un altro dei magnifici pasti contemplati dalla mia rigorosissima dieta.

Io, in realtà, avrei preferito rimanere in camera a leggere: se fosse per me non mi muoverei mai dal mio comodo letto, non lascerei mai un libro a metà eppure, ho deciso, dopo aver scoperto che la mia vita non sarebbe più stata la stessa, di agire per compromessi; scendere le scale ogni giorno, la mattina, a mezzogiorno e la sera per poi sedermi e riunirmi a tavola con i miei genitori era uno dei tanti.

-Stavi forse ascoltando la musica tesoro?- Mi chiede mio padre cercando di trovare una giustificazione al mio ritardo mentre si sistemava composto sulla sua sedia; trovare scuse per il mio comportamento sembrava essere diventato il suo lavoro a tempo pieno, tanto che delle volte mi chiedevo se non avesse abbandonato la professione di stimato avvocato solo per dedicarvi più tempo.

-No papà, ero solo concentrata su...un libro, volevo finire il capitolo- gli rispondo sommessamente evitando il suo sguardo come ormai faccio da tempo. Sapevo come avrebbe reagito, come sempre fa: un largo sorriso fino a rendere evidenti due fossette dovute all'età con tanto di occhi lucidi e felici come se avessi appena detto di essermi laureata prima del tempo. Cosa di cui, probabilmente, non potrò mai dargli la gioia.

-Forza allora, preghiamo- si intromette mia madre, Clair, spezzando il nostro freddo momento padre figlia.

Ecco. Il centro di tutto. Dio, la religione e ancora Dio. Da quando tutto era iniziato la fede che i miei provavano si era amplificata facendo si che ogni giorno io fossi costretta ad andare in chiesa, un altro compromesso, e a pregare per lunghi minuti; c'è da dire che non mi sono mostrata certo reticente verso la religione: sperare che ci sia effettivamente qualcosa dopo la morte, che non si esaurisca tutto con un ultimo respiro poteva rivelarsi molto utile in questo momento. Perciò si, si poteva dire che anche io mi fossi convertita. Insomma, mia madre era riuscita nella sua missione divina.

Sin quando ero una bambina tutta la mia famiglia si era fermamente impegnata nel volermi dare una solida educazione nel nome di un'ancor più solida fede: quando lo dicevo in giro tutti quelli che conoscevo sentenziavano contro i miei parole del tipo: ottusi, bigotti e predicatori a me, invece, la cosa non è mai pesata più di tanto. Il tutto finché un giorno non scoprii che nel programma "Educa Max al rigore" era compreso anche il "non uscire con nessuno fino ai diciotto anni" e che mi sarei anche potuta "sognare" le feste cui i miei compagni andavano ogni fine settimana. Perciò a 15 anni iniziò la mia fase di ribellione: passavo giorni senza parlare con i miei genitori, li facevo preoccupare e, se non bastava, iniziavo il mio periodico sciopero della fame finché non ottenevo il permesso di uscire la sera. Ripensandoci credo di averli fatti invecchiare di dieci anni in poco più di due. Perlomeno la loro precoce vecchiaia mi aveva fatto guadagnare più o meno un'uscita ogni due settimane grazie alle quali conobbi diversi "amici" cui, dovrei smettere di riferirmi come tali per soffermarmi solo su Molly: la dolce e svampita ragazza che da tre anni è la mia migliore amica. Quando ci siamo conosciute eravamo a casa di Tuck, il pompato della squadra di football, io ero alla mia prima festa e me ne stavo lì in piedi facendo finta di aver tutti sotto controllo; lei mi si era avvicinata sorridendomi sorniona prima di vomitare sulle mie scarpe. Da quel momento siamo inseparabili. Anche se ora lei vive lontano ci sentiamo ogni giorno. Che si sarebbe trasferita me lo ha detto il giorno dopo la grande scoperta, l'avevo chiamata per dirle tutto ma lei mi anticipò lasciandomi senza parole a domandarmi tra me e me se la sfortuna mi avesse eletta suo bersaglio preferito.
Già...

Oggi, alla tenera età di 18 anni, farei di tutto per non dover uscire e suppongo sia dovuto a ciò che la mia psicoterapeuta continua ad affibbiarmi: la depressione. 

Amore malatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora