Not regretful

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"Ci sono degli strani rumori nella mia stanza".
È il pensiero che mi colpisce appena sveglia. 

-Fai piano Molly!- Sento sibilare mia madre.

-Ci sto provando signora Stone ma, come vede, non è semplice- risponde un po' spazientita, con la voce spezzata dallo sforzo come se stesse scalando una parte rocciosa. La curiosità di vedere cosa sta succedendo ha la meglio sul sonno, così apro gli occhi e trovo la mia amica in bilico su una sedia: in una mano ha dei pezzi di nastro adesivo attaccati su ogni dito mentre con l'altra è intenta a reggere un cartellone attaccato solo da un lato.

-Buongiorno- mugugno attirando la loro attenzione mentre mi stiracchio.

-Dannazione- dice subito tra sé e sé Molly guadagnandosi una brutta occhiata dalla mamma.

-Max, buongiorno- dice allegro mio padre ignorando l'imprecazione -scusa forse ti abbiamo svegliata, rovinando la sorpresa...- guarda un attimo Molly che è ancora intenta ad attaccare l'altro lato.

-Tranquillo: non riesco comunque a vedere nulla: una balena mi impedisce la visuale- la prendo in giro.

-Ehi ehi ehi- si sbilancia e rischia quasi di cadere per rispondermi -vacci piano: sono dimagrita un chilo questa settimana- puntualizza. In realtà non ne ha nemmeno bisogno perché è uno scricciolo.

-Si- ridacchio -dillo al sacchetto di pop corn che ti sei finita da sola-

-Sapete- annuncia -credo non valga la pena fare tutto questo lavoro per una persona così antipatica- dice finendo finalmente di attaccare alla parete la sua opera.

È un gigantesco cartellone con tantissime nostre foto incollate, decine e decine: noi alle nostre rare feste assieme, a casa mia, ce n'è persino una di quando, alla veneranda età di 17 anni, Molly aveva preso la varicella ed io le ero stata vicina. Al centro infine spiccava una frase scritta con mille colori diversi che dice "non importa la distanza, gli amici sono sempre accanto a te".

-Mi hai fatta emozionare- dico subito -e mi farai anche piangere!- Esclamo con una risata.

-Cosa ne pensi?- Chiede palesemente fiera del suo operato.

-Cosa ne penso?- Ripeto felice -lo trovo indescrivibilmente e assolutamente magnifico- rispondo ammirandolo ancora. Noto anche i miei genitori, in disparte, che sorridono felici.

-Bene. Anche perché non avrei accettato una risposta diversa: mi sono servite ore per farlo!- Mi dice spostandosi un po' permettendomi di vedere anche la dedica in fondo che prima mi era sfuggita.

-Alla migliore amica dell'universo Max e al secondo migliore amico dell'universo John?- Chiedo leggendola ad alta voce.

-Si. È mio amico anche lui ora, meritava una menzione speciale sul cartellone- spiega.

-Lo amerà quando lo vedrà- confermo lanciando un'occhiata al  mio compagno ancora addormentato.

Nonostante questa emozione, la dura realtà si ripresenta puntuale quando noto la borsa che Molly tiene a tracolla. L'ho sempre presa in giro perché, qualunque viaggio lei faccia, la porta sempre dietro anche se è decisamente orrenda; il fatto che ora lei la porti in giro, può solo voler dire che è passata a salutarmi e che non la rivedrò per un po'.

-Mamma, papà potreste lasciarci sole un attimo per favore?- Chiedo seria. Mio padre ha la capacità che solo i genitori possiedono: quella di capire al volo i propri figli e così, senza fare domande, esce prendendo come sempre per mano la mamma e, quando sono fuori, prima che Molly possa dire qualsiasi cosa, mi faccio avanti:

-Scusa- dico di getto -scusa per ieri sera. Ero stanca e frustrata...e confusa, non avrei dovuto prendermela con l'unica persona, all'infuori dei miei, che mi è stata vicina- faccio dispiaciuta.

Amore malatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora