His pain

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POV LEAR CROW

Svegliati. Lavora e ricomincia.
Allontanali, chiudi gli occhi, ignorali e respingili.
-Buongiorno dottor Crow- ascolto distrattamente l'infermiera di cui non ricordo nemmeno il nome, le faccio un cenno col capo aspettando, come ogni mattina, che mi passi i risultati degli esami dei pazienti. Batto nervosamente il piede in terra e per poco non le strappo di mano i fascicoli quando me li porge. Lei non batte ciglio e borbotta, probabilmente un insulto, lasciandomi solo: tutti hanno imparato a convivere con il mio carattere ma ciò non vuol dire che lo sopportino. Scorro nervosamente i fogli: questo non mi interessa, inutile, ma dove diavolo è...
Quando trovo il risultato tanto atteso e lo leggo, deglutisco rumorosamente. "Allontanali...respingi".
Mi guardo attorno sicuro di trovare il mondo attorno a me crollare, eppure non è così: tutti sembrano normali, come se non fosse successo nulla ed io sono l'unico a disgregarsi.
Non può essere vero. Può la vita essere tanto crudele con una persona sola?
-Ehi Crow!- Sobbalzo quando sento un'amichevole pacca sulla spalla, è Topher di radiologia. Mi costringo a guardarlo in faccia facendo una smorfia che vuole sembrare un sorriso.
-Topher- lo saluto -posso fare qualcosa per te?- Domando impaziente di togliermelo di torno.
-Crow mio Dio! Per te ogni cosa ha un secondo fine! Rilassati: ti stavo solo salutando- dice con quella sua aria da burlone che mi fa accapponare la pelle tanto da decidere di non rispondergli.
-Stai bene Crow?- Mi domanda un po' più serio accorgendosi della mia espressione.
Volto il capo facendo un sorriso amaro.
-No- gli rispondo andandomene senza degnarlo di uno sguardo; quando raggiungo il mio studio ho il battito accelerato, sto sudando freddo...la conosco questa sensazione, la sensazione che mai nella mia vita avrei voluto riprovare. Riprendo il foglio e lo rileggo sperando che sia cambiato qualcosa:
"Paziente Maxwell Cornelia Stone...situazione irreversibile...necessario trapianto immediato"
Lo accartoccio e lo lancio contro il muro, mi porto le mani tra i capelli iniziando a girare per la stanza come un cavallo impazzito e quell'infame sensazione di essere impotente ritorna con la stessa potenza di un pugno allo stomaco. Deve esserci qualcosa che posso fare! Non può succedere adesso, non un'altra volta ma soprattuto non lei...non Max.
-No!- Urlo e, in preda alla rabbia, lancio in terra tutto ciò che si trova sulla mia scrivania per poi passare alle mensole. Mi devo fermare quando noto del sangue scorrere sulla mia mano: ho il respiro affannato e probabilmente mi sono tagliato con qualcosa di appuntito a giudicare dalla profondità della ferita. Sono costretto a medicarla.
Per raggiungere la stanza dove teniamo garze e disinfettante devo percorrere il corridoio e sono quasi sicuro di essere stato notato da diverse persone ma ne ho la certezza quando, dopo essermi fasciato la mano, mi ritrovo davanti il direttore.
-Parliamo Crow, ti va?- Mi dice cupo. Annuisco e sono costretto a seguirlo.

-Allora, cosa sta succedendo?- Non faccio in tempo a chiudere la porta del suo ufficio che già inizia l'interrogatorio.
-Nulla. Assolutamente nulla- rispondo mettendomi seduto su una delle sedie davanti a lui. "Respira, mantieni la calma"
-Nulla?- Ripete lui non convinto -Senti sarò franco: sei un eccellente medico, tra i migliori che abbiamo ma ora mi sento dire che sei strano, che hai praticamente distrutto il tuo ufficio e non mi spiego il perché-
-La ringrazio- dico sorprendendolo -per la cosa sul medico eccellente- mi spiego -per quanto riguarda il resto posso solo giustificarmi dicendo di essermi svegliato male- concludo tranquillo.
-No: sei sempre stato posato, oserei dire una macchina ed ora esplodi così...senza motivo-
Devo concederglielo: è intelligente e mi ha inquadrato abbastanza da rendermi difficile uscire da questa situazione.
-Non starò qui a cercare di convincerla: mi sono svegliato male, sono nervoso. Ecco. La. Sua. Spiegazione- dico livido scandendo ogni parola. Il direttore mi guarda attento.
-Senti ti ho visto così solo un'alta volta e...-
-Le sarei grato se non ne parlassimo- taglio subito ogni sua volontà di conversazione.
-Va bene...va bene- ripete ormai rassegnato -ma Crow- mi richiama -se c'è qualcosa che posso fare per te, ti basta chiedere e vedrò di aiutarti-
-Sì- borbotto lasciando il suo studio.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi ci appoggio chiudendo gli occhi e prendono il primo profondo respiro della giornata. Il suono del mio cerca persone mi fa scattare sul posto. Fa che non sia lei; quando leggo che mi stanno cercando al piano di sotto spero ancora non sia per Max perciò mi affretto a raggiungere l'infermiera del piano.
-Oh dottor Crow- dice vedendomi -la paziente Stone la stava cercando- mi informa.
Come mio solito non la ringrazio, stavolta non per l'insofferenza che mi causa ma per la volontà di raggiungere Max il prima possibile. Quando sono a pochi passi dalla porta mi aggiusto il camice e prendo un respiro. Si va in scena: "tieni per te il peso Lear"
-Un giorno senza dar fastidio è un giorno perso, dico bene?- Le chiedo sarcastico entrando. Quando la vedo non mi sento più il cuore: è sul suo letto, pallida e con il volto scavato.
-Grazie- mi dice riacquistando un po' di colore e un sorriso -mi hai appena fornito la frase per il mio primo tatuaggio-
-Tatuaggio?- Chiedo stranito. Quando mi avvicino alla mia solita sedia noto che è sola nella stanza. Il suo compagno di stanza starà sicuramente continuando la cura sperimentale...dovrei prestargli più attenzione...
-Si- mi dice convinta -ne voglio uno sul braccio, o su un fianco...si decisamene su un fianco- decide.
-Posso suggeriti io una parte?- Domando.
-Certamente- risponde sorpresa della mia partecipazione.
-Nessuna- dico diretto guadagnandomi un'occhiata arrabbiata. Mi siedo e la vedo girarsi per riuscire a parlarmi meglio ed è in questo momento che mi rendo conto che Max non è una bellezza prorompente, non è provocante o volgare...lei è meravigliosamente delicata e possiede quella particolare bellezza che solo poche persone hanno: quel giusto bilanciamento tra un felice tratto e una personalità unica.
-Divertente- fa atona -in ogni caso ho deciso che se sopravvivrò a questa cosa- dice guardando per un secondo il vuoto mentre a me si contorce il cuore -ne voglio assolutamente uno- dice risoluta.
-Perché mai?- Cerco di far valere la mia idea -Tutto ciò che ne ricaveresti sarebbe uno scarabocchio sul corpo e un pentimento lungo una vita-
-È questo il punto! Sto pensando da stamattina cosa valga davvero la pena avere marchiato su di se per sempre-
-E sei giunta ad una conclusione?- Chiedo con tono contrario.
-No- fa delusa -ma ho molto tempo libero, saprò trovare sicuramente qualcosa- dice guardandomi e poi spostando velocemente lo sguardo sulla mia mano.
-Oh mio Dio! Cosa hai fatto?- Esclama preoccupata.
Guardo per un secondo la fasciatura.
-Mi sono tagliato- rispondo semplicemente.
-Questo l'ho notato anche io signor Mistero, ma come?- Domanda impaziente.
-Oh...io...con un vetro. Si è rotto accidentalmente un...bicchiere-
-Ti si è rotto in mano questo bicchiere?- Incalza sospettosa.
-Che ne dici di: "irrimediabilmente fastidiosa" per il tatuaggio?- Cerco di sviarla.
-Ottima anche questa: sei un pozzo di idee Crow!- Alza la voce prendendomi in giro.
Non posso evitare un sorriso vedendola così...viva. "Non farle vedere nulla, non far capire...recita. Recita"
-Mi cercavi per qualcosa di serio o volevi solo discutere di come riprenderai l'epatite dopo aver ottenuto un nuovo fegato?-
-Se lo avrò- mi sento correggere piano, decido di ignorare la battuta e aspetto che mi risponda.
-So che è presto ma...hai i risultati della biopsia di ieri?- Domanda timida. Dopo l'episodio del bagno mi sono convinto a rifare l'esame per vedere quando fosse peggiorata dicendole che le avrei detto il risultato quanto prima.
-Si- dico incerto, poi mi schiarisco la voce e continuo -non è così grave come pensavo, non sei ancora in grave...pericolo- decido di mentire. Stranamente mi sento malissimo per averlo fatto, soprattutto quando vedo una scintilla di gioia nei suoi occhi e devo trattenermi dal confessare serrando le mani sui braccioli della sedia.
-Beh meglio così- la sento dire, oramai la conosco: sta trattenendosi dal festeggiare...
-Si...infatti- concordo mesto.
-Almeno avrò più tempo per farmi perdonare da mia madre- borbotta.
-Non si è ancora presentata?- Domando mal mascherando il disappunto. Ho odiato quella donna non appena l'ho vista ed avevo ragione a farlo. Vorrei urlare contro per cercare di farle capire il dolore che sta causando a Max...lei deve essere protetta dalla tristezza: non se la merita.
Quando mi rendo conto dei miei pensieri, mi sento strano ma sollevato. La voglio proteggere, la voglio vedere vivere più di quanto vivrò io. Non sono un ragazzino e non cercherò di negare di provare qualcosa per lei eppure non mi so spiegare la potenza dei miei sentimenti.
-No- mi sento dire -ma papà mi ha detto che questo pomeriggio proverà a farla ragionare- mi spiega -ma forse ha ragione lei...l'ho cacciata e-
-Non dirlo- la blocco subito e, quasi senza rendermene conto, le prendo una mano nella mia -tu hai fatto la cosa giusta, non dubitarne- dico fissandola intensamente.
-Grazie- mi fa sincera -per tutto...per...- la vedo esitare.
-Per?- Devo sapere.
-Per l'impegno che hai per farmi rimanere viva e non intendo solo biologicamente viva...- cerca di spiegarsi. Forse non lo sa e non lo saprà mai ma questa è la cosa migliore che mi sia mai stata detta.
-Dovere- rispondo mantenendo la maschera -e se non c'è altro io andrei- la informo.
-No, vai pure...aspetterò John- mi dice rassicurante.
"Esci prima di scoppiare" spero non si accorga che sto correndo per allontanarmi da lei.
Quando sono fuori mi appoggio al muro e inizio a respirare pesantemente. No. Non può succedere dopo tutti questi anni.
"Respira. Respira" mi ripeto chiudendo gli occhi "Concentrati e cerca di respirare" continuo a dirmi cercando di calmarmi. Dopo quella che sembra un'eternità dagli ultimi sto avendo un attacco di panico e non era successo nemmeno quella volta...
Provo a riaprire gli occhi, fortunatamente sono sempre stato bravo ad evitare di renderli evidenti. Mi volto verso la stanza di Max e, da un vetro, riesco a vederla concentrata sul suo telefono con i capelli che le ricadono suo volto. Mi odio per averle mentito...cosa mi hai fatto Maxwell Stone?

Amore malatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora