-Mio Dio!- Esclamo sobbalzando sul letto: qualcuno ha aperto le tende facendo penetrare nella stanza un raggio di sole talmente accecante da svegliarmi e, a quanto pare, questo bagliore non mi permette nemmeno di aprire gli occhi.
-Alzati e splendi ragazzina! Sempre che tu ne sia in grado...- non è possibile.
Mi sforzo, stropicciandomi gli occhi e senza successo, di mettere a fuoco la sua figura ma l'unica cosa che riesco a fare è raggiungere a tastoni il mio telefono per vedere l'ora.
-Ma sono le 7!- Constato indignata e confusa mettendomi una mano davanti alla faccia a protezione dalla luce mentre cerco pian piano di svegliarmi.
-Ti piace proprio il gioco delle ovvietà eh?- Mi domanda trafficando con la mia flebo.
-Mi piace dormire in realtà- rispondo infastidita -a cosa devo il piacere?- Gli chiedo riuscendo finalmente a vederlo in faccia: sembra fresco come una rosa eppure sono sicura di non aver sognato lui qui, con me, la sera prima rimanere fino a tardi.
-A nulla di particolare in realtà; stavo controllando tutto, mi annoiavo e ti ho svegliata...- risponde distratto. Mi nasce un sorriso pensando che in realtà potrebbe averlo fatto per parlare con me.
-Fantastico...- commento preoccupata quando noto che John non è ancora tornato...
-Sai come va a John?- Decido allora di chiedere al dottore.
-Chi?- Domanda guadagnandosi una mia occhiata arrabbiata.
-John Dennings, il mio compagno di stanza e tuo paziente- spiego cercando di rimanere calma.
-No, ma molto probabilmente vorranno tenerlo in osservazione finché non saranno sicuri dell'effetto del farmaco- spiega continuando a maneggiare la flebo.
-Cosa devi fare stamattina?- Chiedo allora suscitandogli un sorriso di scherno come se volesse prendermi in giro per la domanda.
-Pensavo di mangiare, guardare la tv, ridipingere le pareti di casa e forse se ne avrò voglia e tempo di fare un po' il medico- risponde sarcastico.
-Sei insopportabile- gli dico trattenendo una risata -svii sempre le domande!- Lo accuso.
-Se facessi domande intelligenti non ne avrei la possibilità- ribatte guardandomi per la prima volta in faccia, potrei giurare di vederlo sbiancare.
-Cosa?- Domando preoccupata di avere qualcosa in faccia -Cosa?- Chiedo ancora non ottenendo risposta, Lear sbatte più volte le palpebre e mi fa un sorriso tirato.
-Nulla- dice tossicchiando e sedendosi. Che gli prende? Sembra sul punto di svenire!
-Nulla?- Chiedo beffarda.
-Si nulla, anzi se proprio lo vuoi sapere mi ha paralizzato la tua faccia da appena sveglia-
-Ah ah divertente- dico non troppo sicura della sua risposta -quindi ora rimani- penso ad alta voce riferendomi al fatto che si sia seduto.
-Sembrerebbe che io abbia del tempo libero- fa picchiettando le dita sulle sue gambe.
Sono davvero felice che ci siano questi momenti tra noi perché non mi sarei mai immaginata di vederlo qui vicino, così rilassato e...umano. Sembrerebbe che io abbia sbagliato a giudicarlo perché lui è si un uomo particolare ma non arido di sentimenti come vorrebbe apparire.
-Cos'è quel sorrisino?- Chiede infastidito.
-Nulla- decido di rispondere ripagandolo con la stessa moneta -ho visto la tua faccia- ridacchio vedendolo fare una smorfia.
-Ti propongo un patto- offro allora con entusiasmo.
-No- mi risponde diretto.
-Ma non sai nemmeno cosa voglio proporti!-
-So che dovrei fare un patto con te ed è abbastanza per decidere di rifiutare-
Incrocio le braccia al petto imitando una bambina capricciosa.
-Avanti di cosa si tratta- lo sento dire rassegnato, io batto le mani eccitata:
-Bene. Io ti faccio una domanda e tu ne fai una a me-
-No- risponde ancora.
-E perché mai!?- Domando allora piccata.
-Non ci guadagnerei nulla: sei tu quella che vuole ficcanasare qui, non io. Inoltre credo tu abbia un serio problema ossessivo con le domande-
-Farò finta che tu abbia accetto- liquido le sue proteste -qual è il tuo film preferito?-
Lear mi guarda interdetto:
-Quasi che ti preferisco silenziosa come i primi giorni e poi è questa la tua domanda?- Chiede sorpreso.
-Si- rispondo tranquilla -perché? Ha qualcosa che non va?-
-È strana- commenta
-Non più strano del fatto che ci ritroviamo sempre a parlare- gli ricordo e sembra che alle mie parole gli baleni un lampo di lucidità negli occhi -e poi si sa molto di più di una persona chiedendo queste cose rispetto alle solite stupide domande-
-Non ne ho uno-
-Avanti! Tutti ne abbiamo uno- lo incalzo.
-Io no-
-Allora dimmi una cosa qualsiasi che ti piace!-
Apre bocca e poi si blocca, sono sicura si sia pentito di ciò che voleva dire ancor prima che gli uscisse dalla bocca.
-Mi piace l'ordine- sussurra -mi piace che non ci sia mai nulla fuori posto, che tutto sia come dico io- confessa.
-Non è la migliore delle situazione questa allora...- dico riferendomi a noi.
-No...decisamente no- concorda rivolgendo lo sguardo da un'altra parte. So che non dovrei forzare troppo la mano e che probabilmente lui non considera nemmeno l'idea di...ma...
-E nonostante tutto ciò, sei felice Lear Crow?- Gli chiedo avvicinandomi. Lui mi scruta attentamente restando in silenzio, lo vedo per un secondo deviare lo sguardo sulla mia bocca e non posso fare a meno di iniziare a tremare.
-Si- mi risponde quasi sorpreso.
Non credo di aver sentito bene e mi sembra di essermi trasformata in gelatina quando mi rendo conto che molto probabilmente mi sto innamorando del mio dottore che, a quanto pare, contro ogni mia convinzione o apparenza, ricambia.
-Credo sia il mio turno ora- richiama la mia attenzione -e a te Maxwell cosa piace?- Mi domanda trafiggendomi con i suoi profondi occhi.
-Io...- tremolo ancora per aver sentito il mio nome completo pronunciato da lui.
-Mai più!- Sentiamo John protestare -La prossima volta testerete la vostra robaccia su qualcun altro!- Continua decisamente arrabbiato mentre l'infermiera lo aiuta ad adagiarsi sul letto. La vedo anche lanciare un'occhiata a me, a Crow e a quanto mi sia vicino; non posso evitare di ricambiare con quello che mi sembra lo sguardo più minaccioso che possa fare.
-Max!- Saluta il mio compagno -Dottore, non credo sarà un problema per lei fare aggiungere un letto qui: così potrà direttamente trasferirsi- non posso credere lo abbia detto! Lo guardo in malo modo, John mi fa spallucce e prende il telecomando impegnandosi attentamene per trovare qualcosa da vedere in tv.
-È meglio che vada- dice piano Crow alzandosi.
-Lear!- Lo richiamo, lui si gira, stranamente non protesta per il fatto che lo abbia chiamato per nome e attende.
-Tu- gli dico semplicemente e con un sorriso sincero.
Crow spalanca gli occhi consapevole di ciò che gli ho detto e si gira non prima però che io riesca a vedere un timido sorriso sulle sue labbra. Quella è la mia risposta.
"E a te Maxwell cosa piace?"
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Amore malato
ChickLit"Ho diciotto anni da due settimane, una vita sociale inesistente, sono depressa, vivo la mia vita tra casa e ospedale e il mio fegato è andato. Come se non bastasse il mio dottore mi ha abbandonata, lasciando letteralmente la mia vita nelle sue mani...