POV LEAR CROW
Il signor Blake -il direttore della baracca- è in piedi, attento e fiero, difronte a noi con la sua espressione severa e il viso leggermente arrossato: giurerei di sentirlo borbottare nella mia mente "uno di questi giorni mi verrà un infarto", lo dice sempre... è un po' la sua frase: tutti hanno una frase...
-Dottor Crow le dispiacerebbe dirmi cosa sta succedendo e perché la paziente del dottor Stein- inizia riscuotendomi dai miei pensieri alzando il tono della voce per rafforzare il concetto -non era in ospedale questa mattina?-
Mi scoccia dare spiegazioni. Da sempre, anche se ora so di avere torto marcio.
-Senta- inizio.
-Sono scappata- sbotta Max affianco a me. Mi volto a guardarla stupefatto, che diavolo sta dicendo?
-Mi scusi signorina?- Chiede Blake sorpreso quanto me.
-Si. Sono scappata- lei ripete lentamente come se stesse parlando con un bambino -mi era stato impedito di andare al funerale di un mio amico. Non mi è andata giù, sono scappata e il dottor Crow mi ha riportata qui- spiega fermamente: è così convincente che se non sapessi la verità potrei addirittura crederci.
Max mi lancia una veloce occhiata cercando un'intesa: mi sta dicendo di confermare.
-Crow?- Mi incalza il direttore.
Avanti pensa: se dicessi la verità sarei nella merda. Concordare con la sua versione invece mi consentirebbe di uscirne pulito e di poter ancora avvicinarmi a lei...
-La signorina dice la verità: ero venuto a trovarla e non era nella sua stanza, ho fatto due più due ed eccoci- dico velocemente.
Il direttore mi guarda sospettoso, sposta lo sguardo da me a lei più volte.
-Le dispiacerebbe scambiare due parole con me dottore?- Mi domanda guardando Max -Fuori- aggiunge grave.
-Affatto- cerco di suonare tranquillo -vogliamo andare?- Chiedo aspettando una sua mossa per uscire e lasciare finalmente in pace Max: ha fatto fin troppo per me.
-Signorina mi sembrava di esser stato abbastanza chiaro- dice lui rivolgendosi a Max prima di uscire. Di che diavolo parla? Vedo Blake avvicinarsi a me e assieme lasciamo la stanza non faccio in tempo a chiudere la stanza e a domandare cosa intendesse che...-Vorrei un caffè- mi dice -vuole un caffè?- Chiede rivolgendosi a me. Vorrei rispondere che è l'ultima cosa a cui penso e che può prendere la sua dose di caffeina e andarsene al diavolo ma...glielo devo.
-Certo, dopo di lei- e lui mi fa strada sino alla mensa dell'ospedale. Ci avviciniamo al bar, prendiamo due caffè e lo seguo al tavolo. Blake si siede, butta circa un chilo di zucchero nella sua tazzina piena e poi mi guarda.
-Avevamo un accordo- dice diretto.
-Lo abbiamo ancora- ribatto.
-Oh andiamo, non crederai che io mi sia bevuto la storia di quella ragazzina- faccio una smorfia sentendo chiamare da lui Max in quel modo.
-Non c'era nulla da bere, era la verità- cerco di convincerlo mentre mi concentro sulla sua tazzina ormai vuota.
-Crow ti ho detto che non dovevi crearmi problemi: il dottor Stein non è un tipo che tace...stamattina è arrivato, non ha trovato la sua paziente, lo ha detto a circa dieci infermiere che in meno di due minuti lo hanno fatto sapere al resto del personale ospedaliero, diavolo!- Esclama arrabbiato -Persino chi pulisce questi dannanti tavoli lo sa! E sai qual è il problema?- Mi domanda retorico -Che tu non c'eri! Eri di turno e non c'eri!- Dice ormai paonazzo. Tutto quello zucchero deve davvero fargli male.
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Amore malato
ChickLit"Ho diciotto anni da due settimane, una vita sociale inesistente, sono depressa, vivo la mia vita tra casa e ospedale e il mio fegato è andato. Come se non bastasse il mio dottore mi ha abbandonata, lasciando letteralmente la mia vita nelle sue mani...