Stronger

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-Te lo giuro!- Ripeto per l'ennesima volta al telefono -Ormai sono due giorni che non si fanno vivi, inizio a pensare che abbiano avviato le pratiche per disconoscermi- dico a Molly.
Siamo al telefono da un'oretta circa ormai e ancora non sono riuscita a convincerla che i miei genitori hanno veramente deciso di abbandonarmi.
-Non ci posso credere, insomma sono Clair e Clark, probabilmente le due persone più buone che conosca...inoltre non fa forse parte del loro credo il perdono?- Mi domanda. Anche lei come Crow è restia alla religione: non si è mai dichiarata non credente ma dice che sta aspettando "la chiamata" per valutare se fare lo sforzo di svegliarsi presto la domenica mattina per andare in chiesa.
-Dovrebbe- sospiro spostando il telefono all'orecchio sinistro notando che il destro era praticamente in fiamme. Sento John muoversi nel suo letto e mi blocco, non vorrei averlo svegliato poiché stanotte mi sono accorta che non ha mai dormito e ha passato tutto il tempo in bagno cercando di non far rumore mentre stava male ed ora, probabilmente sfinito, stava godendosi il meritato riposo.
-In ogni caso- mi riscuoto sentendo la voce metallica di Molly -passiamo a cose più interessanti- sono sicura, anche senza vederla, che sta battendo a terra i piedi eccitata come una bambina.
-Come va con il dottore? Oh!- Esclama -Questa devo dirtela: hai mai pensato che potreste essere gli unici a giocare al dottore e alla paziente sotto le lenzuola essendo realmente dottore e paziente?- Domanda facendomi scoppiare in una risata nervosa...non amo parlare di queste cose.
-Molly!- La riprendo indignata non riuscendo però a trattenere il divertimento.
-Ammettilo: ci hai pensato anche tu!- Cerca di provocarmi.
-Non ci ho pensato...credo, comunque per rispondere alla tua domanda: normale-
-Oh acciderbola! Dimmi tutto! Lo hai baciato? Oh no Max! Ci sei andata a letto? Come hai fatto? Sei in ospedale e credo sia un po' complicato fare-
-Molly! Molly...niente letto. Ieri...ci siamo baciati, un vero bacio- le rivelo arrossendo.
-Lo sapevo! Raccontami ogni singola cosa!- Mi ordina.
Parto dal principio e decido di pararle anche di Nora.
-Che assoluta ed enorme stronza!- È il suo commento. Poi le dico del bacio.
-Quindi come siete rimasti ora?- Domanda impaziente.
-Non so, bene credo. Dopo quello che è successo siamo subito usciti e lui è dovuto andare ad assistere ad un intervento-
-E come pensi di comportarti con quella?- Mi chiede riferendosi a Nora.
-Non ne ho idea, penso che la ignorerò: non voglio alimentare ancora di più la cosa-
-Brava ragazza, anche se io avrei optato per qualcosa di più doloroso...- fa minacciosa. Rido alle sue parole:
-Molly ti devo lasciare o John si sveglierà-
-Giusto. Salutamelo, il mio amico sta facendo di tutto per trovare quel ragazzo ma sembra inesistente- mi informa.
-Digli di non demordere è davvero- mi blocco all'improvviso notando mio padre sulla soglia della porta con un'espressione contrita e triste.
-Max? Max?- Mi sento richiamare più volte dalla mia amica.
-Molly devo andare- rispondo incolore chiudendo velocemente la conversazione mentre tengo gli occhi incollati su mio padre.
-Papà...- lo saluto quasi incredula.
-Max- ricambia lui imbarazzato; si avvicina a me facendo attenzione a non far rumore quando sposta la sedia per starmi accanto; aspetto impaziente che dica qualcosa ma non lo fa, mi prende una mano nella sua ed io non riesco più a trattenermi:
-Papà mi dispiace tantissimo, perdonami, non volevo deludervi facendo quello...e non-
-Max!- Mi interrompe lui -Max, non ci hai delusi per quello- rimarca -ma tu non ci hai detto la verità!- Mi spiega leggermente arrabbiato -Ci siamo interrogati per mesi sul perché fosse toccato proprio a te, abbiamo passato notti insonni cercando di capire cosa avessimo fatto di male per meritare...- si ferma consapevole di star alzando la voce. Io lo guardo colpevole.
-Mi dispiace- ripeto abbassando la testa.
-No. Non è vero- sento dire da mia madre comparsa all'improvviso. Rialzo lo sguardo su di lei che, a differenza di mio padre, sembra bruciare di rabbia. Non so come ribattere ma so che ne ho abbastanza. Ne ho abbastanza che mi dica cosa provo, cosa dovrei provare, che mi giudichi...
-Sapete una cosa?- Dico ritrovando la voce -Mi dispiace- ripeto -mi dispiace che non siate in grado di perdonare, di vedere che sono vostra figlia e che le conseguenze del mio gesto le sto pagando io e solo io! Non ho bisogno di altre colpevolizzazioni oltre quelle che mi sono inflitta da sola per mesi! E mi dispiace che non riusciate a vedere quanto io mi penta di non avervi detto la verità- dico più dolcemente -ma devo fare una cosa: devo preservare me stessa- continuo facendomi sfuggire una lacrima -da queste cose, da queste accuse e se per farlo devo rimanere sola forse è meglio così- concludo. Il mio corpo è attraversato da una scarica di adrenalina: non sono mai stata così sincera e schietta con i miei; mi nasce un piccolo sorriso soddisfatto all'idea.

Amore malatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora