Capitolo due

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Tempo qualche minuto e Peter era equipaggiato come Spider-Man, andando verso Rhino. Dopo essersi scontrato per la prima volta con lui anni prima, era riuscito a farlo finire in prigione con l'armatura sequestrata, ma, una volta uscito, aveva ripreso l'armatura grazie all'aiuto di altri criminali e ogni tanto, dopo qualche periodo passato in cella, ritornava, anche perché non sempre Spider-Man riusciva effettivamente ad acchiapparlo.
Il criminale non era molto lontano, così, dopo qualche minuto, Spider-Man era già lì. Dopo essersi lanciato da un palazzo, l'eroe atterrò proprio sulla parte dell'armatura che riprendeva il muso del rinoceronte e si aggrappò al corno meccanico. Guardò all'interno e vide Aleksei alla guida dell'armatura, accanto a sé quello che doveva essere il bottino di una gioielleria.
"Potevi atterrare sul corno, così avrei potuto infilzarti, Spider-Man!" Esclamò Aleksei con rabbia, cercando di scrollarlo dall'armatura scuotendo la parte della testa, ma l'eroe rimaneva ben saldo al corno.
"No, grazie" ribatté l'eroe "il mio stomaco è assicurato, non voglio far perdere soldi alla compagnia assicurativa".
In tutta risposta, Rhino iniziò a prendere la rincorsa contro un muro, in modo tale che, se Spider-Man non si fosse staccato, ci sarebbe finito spiaccicato contro. Come previsto, Peter balzò via, finendo dietro il nemico. Rhino si girò, ma Spider-Man era sparito. "Quel vigliacco se l'è data a gambe?" Si chiese, ma, dopo qualche secondo, lo vide lanciarsi da un palazzo con un pugno pronto, mentre si dava la spinta per poter infrangere la parte vetrata dietro la quale c'era Aleksei. Riuscì effettivamente nell'intento, finendo dentro l'armatura e facendo balzare Aleksei all'indietro. Balzando all'indietro, però, doveva aver accidentalmente tirato una leva o pestato un pedale, perché l'armatura sembrò impazzire, visto che iniziò a scuotersi. Mentre Aleksei veniva sballottolato da una parte all'altra mentre inveiva contro Spider-Man, quest'ultimo si aggrappò con forza al volante. 

"Ferma questo aggeggio!" Urlò Aleksei.

"Prima di tutto, vorrei ricordarti che è colpa tua" ribatté Peter "in secondo luogo, non ho neanche la patente normale, figuriamoci quella per armature assassine. Chi è che ha la patente a New York? Scommetto che tu ce l'hai. Ce l'hanno solo i tassisti, i super criminali e i poliziotti".

"Stai zitto e fermala!"

"Okay, okay, ma non perché me l'hai detto tu".

Dopo qualche disastroso tentativo, Peter riuscì a fermare il macchinario e, prima che il criminale potesse fare qualsiasi cosa, lo bloccò con le ragnatele, tenendolo pronto per la polizia. Tornò poi a casa.

Dopo qualche ora, come previsto, arrivò Mary Jane a casa sua. "Ciao, amore" la accolse Peter, mostrandole come al solito un sorrisone. 

"Ciao, tigrotto" rispose lei, prima di baciarlo "che stavi facendo?" Gli chiese poi. Peter le disse di seguirlo e mostrò che, nella parte del muro dove attaccava tutte le foto, ne aveva messa qualcuna della sera precedente. Mary Jane sorrise guardandole, anche se, sotto sotto, sentiva un po' di tristezza. Sapeva bene che, oltre a quelle che doveva fare per lavoro, Peter tenesse molto al fare foto, al catturare più momenti felici possibili, sia perché purtroppo di momenti felici non ne aveva troppi e voleva tentare di ricordare sempre quelli che aveva avuto, sia perché era abituato a perdere persone a lui care e voleva in qualche modo tenerle sempre quasi eterne. Anche se i motivi per cui lo faceva erano abbastanza tristi, era qualcosa che comunque lo faceva sentire bene e più tranquillo. "Sono davvero belle. Sei stato davvero bene ieri, immagino".

"Effettivamente sì" rispose lui "è stato uno di quei pochi giorni in cui sono riuscito a non pensare a nulla".

Lei gli prese la mano, accarezzandola. "Vorrei che fosse sempre così, per te. Vorrei che tutta la tua vita fosse stata così".

"In fondo, chi è che ha una vita così? Senza avere bisogno di preoccuparsi di nulla? Forse nessuno".

"Tu, però, devo dire che hai questo effetto su di me. Sono sempre così tranquilla con te, cosa che in altre relazioni non ho mai avuto, anzi, loro erano motivo di grosse preoccupazioni. E poi, neanche penso più a mio padre, da quando sono con te".

"Devo dire che però all'inizio devo averti fatto penare parecchio".

"Ehi" disse prendendogli il volto fra le mani "non è stata colpa tua. Preferisco penare per quello piuttosto che penare per non averti qui. Ti amo e sono così contenta che tu sia vivo".

Peter sorrise, per poi accarezzarle dolcemente il viso. "Ti amo anch'io. Direi che siamo stati fortunati a trovarci".

Mary Jane si fermò da Peter per il resto del giorno e per la notte, poi, la mattina successiva, si recarono da May, dove avrebbero pranzato insieme anche alla zia di Mary Jane, Anna. I due aiutarono le loro zie ai fornelli. 

"Sono sempre contenta quando mangiamo insieme" disse Mary Jane "sia perché mi piace questa compagnia, sia per Peter. È l'unico giorno a settimana in cui mangia cibo vero".

"Peter, mangi ancora solo schifezze?" Chiese May con aria e tono da rimprovero, guardandolo. In tutta risposta, lui le guardò con un finto sguardo offeso.

"Oh, non hai idea" rispose Mary Jane, ridacchiando "vive solo di noodles istantanei, patatine, gelati e red bull". 

"Avete finito di parlare male di me, voi due?"

"Effettivamente no" rispose May ridacchiando. Peter sollevò gli occhi al cielo scuotendo la testa, anche se stava ridendo anche lui.

Finito di cucinare, i quattro si misero poi a tavola, mangiando e chiacchierando. Nonostante fossero passati mesi, ogni volta che Peter e Mary Jane semplicemente si rivolgevano la parola, May ed Anna si guardavano di sottecchi sorridendo. "Ricordiamoci che è merito nostro se loro due si conoscono" disse Anna ad un certo punto con tono orgoglioso, rivolgendosi a May.

"È vero" ammise Peter "anche se all'inizio ero terrorizzato da lei" aggiunse, scatenando risate in tutti, visto che tutti sapevano quanto fosse vero. Peter sorrise. Stava andando tutto bene, ultimamente. Stava alla grande con una persona che amava, c'era zia May e ormai considerava anche Anna come parte della famiglia, aveva amici come Flash e Liz, la sua vita da Spider-Man stava andando alla grande. Improvvisamente, anche se non lo diede a vedere, sentì un senso di angoscia assalirlo. Ogni volta che tutto andava così bene, succedeva qualcosa di terribile. 

Se fosse stato di nuovo questo il caso, Peter sentiva che non sarebbe stato in grado di reggere una nuova botta.

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