Capitolo nove

18 6 0
                                    

Peter aveva cinque anni quando era andato al funerale dei suoi genitori. Era solo un bambino e non capiva a pieno ciò che fosse accaduto, aveva solo capito che non gli avrebbe più visti. Era stata la prima volta, ma decisamente non l'ultima. C'era stato zio Ben, il funerale del capitano Stacy al quale aveva assistito di nascosto, quello di Gwen. Sperava davvero tanto che non accadesse di nuovo, e invece stava finendo di mettersi per l'ennesima volta un completo nero, questa volta per il suo migliore amico. Sentì un grosso macigno al petto quando finì di vestirsi. Non era pronto a tutto questo. Nonostante fossero già passati tre giorni, ancora non aveva realizzato a pieno quanto accaduto, ancora non era pronto a passare una vita senza di lui, ancora non aveva accettato il modo in cui era morto. E in tutto ciò, chi lo aveva ucciso era scappato. In quei giorni Peter l'aveva cercato, ma senza risultati. Quantomeno, almeno al momento, non aveva fatto altri danni, magari aveva deciso di lasciare New York. Aveva deciso di non trascorrere troppo tempo nella ricerca, ma se l'avesse avuto davanti, non era certo che sarebbe di nuovo stato in grado di trattenersi. Neanche sapeva dove aveva ricavato quella forza d'animo quella volta, non sapeva se l'avrebbe ottenuta una seconda volta.
Dopo aver preso un respiro profondo, Peter uscì dal suo appartamento, recandosi alla chiesa dove presto si sarebbe tenuto il funerale. Quando arrivò, vide arrivare contemporaneamente a lui Liz e Mary Jane. Da quando Flash era morto, non era riuscito a rivolgere neanche una parola a Liz, come avrebbe potuto? Nonostante ciò, quando lei lo vide, gli si avvicinò immediatamente, stringendolo in un abbraccio. Peter sentì gli occhi riempirsi di lacrime mentre ricambiava l'abbraccio. Non si dissero una parola, non ce n'era bisogno.
"Posso chiederti una cosa, Peter?" Gli chiese però Liz quando si staccò, mentre si asciugava le guance.
"Certo"
"Tu conosci Spider-Man, no? Hai idea del perché quel tizio l'abbia preso e ucciso?"
Peter sentì il cuore stringersi. Non poteva neanche sapere la verità su quanto accaduto.
"Non ne sono sicuro, scusami. Credo l'abbia scambiato per qualcun altro"
"Ma Spider-Man lo troverà ora che è scappato, vero?"
Ecco, unaltra pugnalata nel petto. Con la coda dell'occhio, vide Mary Jane guardarlo con sguardo comprensivo.
"Credo che stia facendo del suo meglio" rispose, anche se sentiva essere una bugia "ma al momento, niente. Forse non è più a New York". In risposta, Liz annuì mogiamente. Peter si sentì sollevato quando vide arrivare sua zia May. Appena lei gli si avvicinò, Peter si fiondò fra le sue braccia.
"Grazie per essere venuta" disse con un filo di voce.
"Secondo te potrei mai lasciarti solo?" Rispose lei, stringendolo forte "mi dispiace tanto, Peter" gli disse dolcemente accarezzandogli la schiena, mentre lo sentiva piangere contro la sua spalla.
Dopo non molto, iniziò il funerale. Peter rimase fino all'ultimo momento, fino a quando portarono la bara al cimitero, dove fu sepolta. Peter sentiva zia May, mentre Mary Jane per la giornata avrebbe badato per lo più a Liz, stringergli la mano, mentre lui guardava la scena in lacrime. Era questo che ora era il suo migliore amico? Un'altra tomba davanti alla quale avrebbe parlato per ore? Un altro senso di colpa?
"Vuoi rimanere qui un altro po'?" Gli chiese May quando vide che gli altri stavano iniziando ad andare, mentre suo nipote stava rimanendo fermo davanti alla tomba, come aveva fatto tutte le altre volte in cui si era ritrovato in questa situazione. Peter annuì silenziosamente e May fece cenno a Mary Jane che lei e Liz potevano andare. Prima di andare, però, Mary Jane si avvicinò per abbracciarlo calorosamente.
"Ti amo e non sei solo, lo sai?" Gli sussurrò.
"Lo so... Ti amo anch'io. Tantissimo" le rispose, ricambiando l'abbraccio.
Anche May lo salutò prima di andarsene e Peter si trovò lì, da solo, davanti alla tomba. Peter prese un respiro profondo e si schiarì la voce prima di iniziare a parlare, questo sarebbe stato il primo di una lunga serie di monologhi che avrebbe fatto lì davanti.
"Ehi, Flash. Il mio migliore amico. Chi l'avrebbe mai detto che lo saresti stato, eh? Tu eri un bullo, il mio bullo. Se ripenso alla quantità di armadietti in cui mi hai chiuso dentro... Ma in fondo non eri altro che un ragazzino arrabbiato. Certo, lo ero anch'io, ma io, nonostante tutto, al contrario tuo, non mi sono mai ritrovato completamente solo. A volte mi dimentico di quanto io sia fortunato, sai? Non dovrei. Ad ogni modo, le cose hanno iniziato a cambiare quando mi hai detto di aver trovato un eroe a cui ispirarti. Non hai mai fatto in tempo a dirmi come hai reagito quando hai capito che quello ero io. Ma per la maggior parte del liceo , è stato così: tu eri il bullo e io il ragazzo brillante che ogni tanto dava problemi. E poi? Finito il liceo, tu hai fatto tutto alla perfezione, sei diventato un insegnante che ha aiutato così tanti ragazzini arrabbiati come noi, sei stato la mia roccia, sei finito col dare la vita per me. Io, invece? Il ragazzo brillante è finito per laurearsi per grazia di qualcuno in cielo e tutt'ora non sa bene cosa sta facendo della sua vita. Tu sei stato davvero la mia roccia, Flash, specie dopo la morte di Gwen. Se non avessi avuto te come compagno di stanza terribilmente paziente, neanche so se sarei stato qui. Ti voglio bene, Flash, te ne voglio un mondo. Sei il mio eroe".

Tre giorni prima

Kraven, dopo aver accettato la proposta di Toomes, lo seguì in un rifugio sotterraneo. Lì, trovo altri quattro individui: il dottor Otto Octavius, anche detto Dottor Octopus; Gargan o Scorpione; Aleksei, anche detto Rhino e
Herman Schultz, o Shocker. Riguardo quest'ultimo, Toomes gli aveva spiegato che l'aveva recentemente aiutato a fuggire da una prigione, tanto non lo prendevano abbastanza sul serio da portarlo al Ravencroft.
"Come vi siete ritrovati a lavorare insieme?" Chiese Kraven.
"Anni fa, alcuni di noi erano già criminali, altri lavoravano per la Oscorp, che aveva preso tutti noi per testare delle armi per eliminare Spider-Man. Avremmo dovuto provare prima singolarmente e poi insieme, ma i risultati singoli non li avevano soddisfatti abbastanza per continuare il progetto. Ci hanno però lasciato i giocattoli, che negli anni abbiamo anche migliorato. Stavamo pensando un po' di riunirci, ma ora che abbiamo trovato anche te, sembra il momento giusto " Gli spiegò Toomes.
"In pratica mi trovo con dei tipi che sono stati rifiutati per questo scopo, fantastico" rispose Kraven.
"Sbaglio o neanche tu ci sei riuscito a sconfiggerlo?" Obiettò Gargan.
"Oh, io l'ho visto due volte e probabilmente gli ho fatto di peggio di quanto voi non abbiate fatto in diversi anni".
"Quindi conosceva quel ragazzo che hai ucciso?" Chiese Octavius "quindi sai qualcosa in più su di lui? Sai chi è?"
"Non so chi sia e non seguiremo più quella scia, la rende troppo pericoloso. Dobbiamo occuparci di Spider-Man, non di chi c'è sotto quel costume. È lui la preda".
"Ma perché lo vuoi prendere, tu?" Gli chiese sempre Octavius.
"Non sono un criminale come voi, lui non è qualcuno che si mette in mezzo fra me e i miei crimini" spiegò Kraven "sono un cacciatore, ho cacciato qualunque preda, ora mi manca lui. È la preda perfetta, quella finale".
"Non è che ti viene in mente di cacciare anche noi, vero?" Ribatté Herman, preoccupato, ottenendo uno sguardo di sufficienza da parte del cacciatore in risposta.
Iniziarono poi a pianificare l'attacco contro l'eroe, decidendo che avrebbero fatto passare qualche giorno, ritenendolo ancora troppo pericoloso per la rabbia.
Anche se l'idea di lavorare con loro cinque non entusiasmava Kraven, alla fine era il risultato che contava. Sarebbe riuscito a uccidere Spider-Man e l'avrebbe fatto in uno dei modi peggiori che potesse immaginare.

The Amazing Spider-Man 4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora