Capitolo sei

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Peter cercò in giro un altro po', ma senza ritrovarlo. In fondo, non sembrava un pericolo pubblico. Sembrava che ce l'avesse solo con lui, ma ad ogni modo avrebbe seguito le notizie per seguire altri eventuali suoi avvistamenti o malefatte compiute da lui. Si sedette sulla cima di un palazzo, per poi prendere il telefono e cercare qualche notizia che potesse riguardarlo risalente ai giorni precedenti, per capire se avesse già fatto qualcosa di male. La prima cosa che gli balzò all'occhio, fu però un'altra. Mentre era impegnato a combattere contro Kraven, a pochi chilometri da dove si trovava c'era stato un incendio in un palazzo, con quattro morti. Peter sospirò con frustrazione. Lui non era lì, era a perdere tempo con quel tipo strano facendo anche il simpaticone. Razionalmente, sapeva che non era colpa sua, era stato attaccato all'improvviso e doveva per forza di cose difendersi, ma dall'altra parte, quando succedevano cose di questo tipo, non riusciva a non sentirsi in colpa, non riusciva a non pensare come sarebbero andate le cose se lui fosse stato lì. Magari non sarebbe riuscito comunque a salvare quelle quattro persone, ma almeno avrebbe avuto la possibilità di provarci. Certo, New York è grande e i crimini numerosi, intervenire sempre era impossibile, ma quel senso di colpa e di frustrazione era sempre presente. Peter prese un respiro profondo e fece un ulteriore giro per sicurezza prima di tornare a casa. Una volta arrivato lì, gettò il costume in una cesta vicino alla finestra della stanza. L'aveva appena ricucito solo due giorni prima e ne aveva di nuovo bisogno, ma non aveva alcuna voglia, avrebbe usato per qualche giorno quello di riserva.
Il giorno dopo, come ogni domenica, Peter era da sua zia.
"Peccato che oggi non ci sia Mary Jane" commentò May mentre stava finendo di cucinare, visto che ormai era abitudine che andasse anche lei insieme a sua zia Anna. Ridacchiò poi mentre dava un colpetto alla mano di Peter che cercava di rubare un po' di sugo dalla pentola.
"Ai!" Esclamò Peter ridacchiando "comunque sì, a quanto pare per vari impegni le hanno spostato ad oggi qualcosa di lavoro".
"Di domenica? Che brutto" ribatté May e Peter alzò le spalle. Rimase poi in silenzio qualche secondo prima di guardare suo nipote. "Come stai, Peter?" Gli chiese abbastanza all'improvviso, lasciando un po' spiazzato suo nipote, che la guardò con aria interrogativa. "Sai, non mi sembra di chiedertelo abbastanza" spiegò lei "mi viene da dare per scontato che ora va tutto bene, specie grazie a Mary Jane, ma effettivamente non te lo chiedo abbastanza. Stai bene, sì?"
"Io... Sì. Effettivamente sì, sto bene come non stavo da davvero tanto tempo. Ho dei brutti momenti, ma sono momenti. Sento di essere fortunato, nonostante tutto non sono mai stato davvero solo. Ho tanti motivi per stare bene dopo un momento brutto. L'unica cosa che ultimamente mi sta pesando tanto, è il non poter essere ovunque. Succede troppo spesso che capitano cose brutte senza che io sia lì ad impedirlo. So che non posso fare tutto io, ma allo stesso tempo, quando succede qualcosa, sento che se fossi stato lì, le cose sarebbero andate diversamente" disse, sospirando una volta finito di parlare.
May gli sorrise dolcemente, posandogli una mano sulla guancia. "Hai detto bene, non puoi essere ovunque, non puoi occuparti tu di tutto. Sei solo una persona, straordinaria, coraggiosa e con mille altre qualità, ma sempre una persona. Fai molto più di quello che potresti e lo sai bene. Sai perché ultimamente ti pesa più del solito? Probabilmente per tutto il tempo che hai interrotto la tua attività da Spider-Man durante... Tutto quel brutto periodo. E ora ti senti obbligato a dover rimediare anche per quello".
"Effettivamente ha senso" rispose Peter a voce e testa bassa.
"Ehi, anche quello non è per colpa tua. E il fatto che tu sia ancora qui, a voler proteggere questa città, indica quanto tu sia forte. So che per te è difficile se non impossibile, ma almeno provaci a non essere troppo duro con te stesso, okay?"
Peter annuì mostrando un piccolo sorriso per poi avvolgerla in un abbraccio che lei ricambiò. "Però ora stai attenta al sugo" sussurrò lui, facendola ridere.
I due pranzarono poi insieme, continuando a chiacchierare. Peter aveva appena finito di mangiare, quando la sua attenzione venne richiamata dal notiziario, visto che la TV era accesa. "Oh no, ora quei due fanno comunella?" Chiese retoricamente Peter, vedendo Shocker e Avvoltoio che stavano scatenando il panico e anche causando parecchi danni, probabilmente dopo qualche rapina.
"Devi andare, vero?" Chiese zia May e Peter annuì, sospirando. Mentre si alzava, si accorse che il suo telefono stava squillando. Era Mary Jane e aveva già una chiamata persa da lei un minuto prima. Peter andò immediatamente nel panico, credendo che lei fosse lì e rispose subito.
"Mary Jane? Sei a Time Square? Sei vicino a Shocker e Avvoltoio? Stai bene?" Chiese prima che lei potesse dire qualunque cosa.
"Cosa? No, no, non sono lì e sto bene, ma ascoltami..." Peter si rese conto che la sua voce stava tremando e sembrava spaventata, ma purtroppo in quel momento l'urgenza stava chiamando. Era già uscito di casa dopo un cenno di saluto a sua zia.
"Scusami, scusami, scusami, solo che quei due stanno facendo un disastro a Time Square, ma ti chiamo subito dopo, okay?"
"NO, PETER, ASPETT..." ma si rese conto che Peter aveva già chiuso il telefono.
Dopo essersi rapidamente tolto i vestiti, Peter iniziò ad oscillare il più rapidamente possibile. Nonostante fosse lontano, sentì improvvisamente il senso di ragno vibrare all'impazzata. Si guardò attorno e non c'era niente e, mentre continuava ad oscillare, il senso continuava ad allertarlo di qualcosa di indefinito. Peter pensava che fosse la voce di Mary Jane che continuava a preoccuparlo. Aveva detto che non era in pericolo però, giusto?
Si sarebbe occupato prima della situazione a Time Square, nonostante sarebbe stato difficile col senso di ragno che sembrava essere completamente impazzito.

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