Capitolo dodici

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Peter aprì lentamente gli occhi. Non sapeva da quanto tempo fosse addormentato, neanche ricordava di essersi addormentato, non ricordava nulla delle ultime ore, effettivamente. Sbatté le palpebre più volte, chiedendosi come mai continuasse a vedere solo buio attorno a sé. Improvvisamente, dovette stringere gli occhi, perché un'ondata di dolore investì il suo corpo in maniera insopportabile e quel dolore lo risvegliò completamente. Ora ricordava.
Ricordava di aver lottato contro sei nemici, fra cui Kraven... Ed era stato sconfitto. Ricordava anche la puntura dello Scorpione che gli aveva fatto perdere i sensi, il dolore acuto alla spalla era effettivamente un ottimo promemoria. E ora dov'era? Perché c'era così poco ossigeno? Ancora con gli occhi chiusi, fece per muoversi, ma si rese conto di essere legato. Riaprì gli occhi e si rese conto che stava avendo sempre meno difficoltà a respirare e che tutto attorno a lui continuava ad essere completamente buio. Dove diamine si trovava? Il senso di oppressione e di mancanza d'aria stava notevolmente aumentando sempre di più. Nonostante fosse legato, tentò di alzarsi, ma subito la testa toccò una superficie situata a solo qualche centimetro da lui. Oddio. Dove l'avevano messo? Con non poca difficoltà, riuscì a sfilarsi un guanto del costume e toccò la superficie sotto di lui. Era legno.
Peter spalancò gli occhi.
No. Non potevano averlo fatto davvero. Il panico lo travolse quando si rese conto della situazione: era in una bara. Ma non potevano averlo messo seriamente sotto terra, no? Eppure, la mancanza d'aria suggeriva ciò. Peter si sentì prendere dal panico, cosa che peggiorò la situazione, visto che stava respirando sempre più velocemente. Doveva uscire di là, e subito. Come prima cosa, doveva liberarsi dalle corde che gli bloccavano braccia e petto, cosa che normalmente avrebbe fatto con felicità, ma sentiva la debolezza del combattimento e soprattutto del veleno inficiare molto la sua forza. Non poteva però aspettare ancora a lungo. Prese un respiro profondo e, con uno sforzo enorme, riuscì a spezzare le corde. Non calcolò però la forza che ci avrebbe dovuto metterlo, perché, nel farlo, colpì anche i lati della bara ai suoi lati, bara che inevitabilmente si ruppe e Peter si trovò improvvisamente travolto dalla terra.
Un urlo di terrore e di disperazione lasciò la sua bocca, ma fu quasi taciuto dalla maschera e dalla quantità di terra che lo stava ricoprendo, mentre sentiva sempre di più di stare soffocando.
Sollevò lentamente un braccio, spostando il coperchio di legno sopra di lui e cercando di iniziare a strisciare verso l'alto. Ogni movimento era incredibilmente doloroso e decisamente troppo lento.
'No, no, non posso morire così, per favore, no' pensava, mentre cercava di imporsi di respirare regolarmente per evitare di consumare velocemente il poco ossigeno che gli rimaneva. Con movimenti lenti, iniziò a strisciare verso l'alto, mentre sentiva la vista che gli si appannava per la difficoltà respiratoria. Non aveva idea di quanto fosse effettivamente in profondità, ma gli sembrava che la terra sopra di lui non finisse mai. Avanzava verso l'alto, ma non arrivava mai in superficie. Neanche sapeva come riuscisse semplicemente a muoversi, il dolore rendeva tutto estremamente difficile, sapeva solo che doveva sbrigarsi nel minor tempo possibile. Stava iniziando a credere che non ce l'avrebbe mai fatta e sentì nuovamente il respiro farsi più rapido mentre stava iniziando a pensare sempre di più che sarebbe morto così, sepolto vivo dalla terra. Sentì le lacrime bagnargli le guance mentre il pensiero della sua morte imminente lo attanagliava sempre di più.
'No, non posso... Non posso. Manca poco, forse manca poco. Andiamo, un ultimo sforzo' ma non trovò la superficie, con la mano, ma altra terra sopra di lui. Un debole verso di frustrazione si liberò dalla sua bocca. 'Un altro po'. Solo un altro po'. Non posso arrendermi, non posso davvero morire così'. Si spostò un altro po' verso l'alto e quasi non ci credette quando non trovò altra terra sopra di lui, ma il vuoto dell'aria. Doveva fare quest'ultimo sforzo e subito, i polmoni stavano bruciando dallo sforzo. Inspirò profondamente prima di poggiare la mano che già era in superficie sul terreno esterno. Fece lo stesso con l'altra mano, prima di fare uno sforzo enorme per riemergere dal terreno. Una volta riuscito, riuscendo così a salvarsi la vita, Peter si gettò stremato a terra e sollevò la maschera, prendendo respiri profondi. Mentre lo fece, si rese conto di quanto forte stessero tremando le mani e il resto del suo corpo. Aveva avuto così paura per se stesso solo con Mysterio. Il pensiero della morte lo spaventava più di quanto potesse immaginare, a quanto pare.
Ad ogni modo, pur essendo salvo dal morire soffocato, non era certo in una bella situazione: c'erano ancora i danni del precendente combattimento e il veleno, oltre a causare ancora più dolore e debolezza, stava rallentando il solitamente rapido processo di guarigione. Guardando il cielo, ipotizzò dovessero essere passate diverse ore dal combattimento visto che sembrava essere notte fonda e anche a distanza di ore non era in buone condizioni.
Doveva andare a casa per potersi curare e riposare, ma casa sua era davvero tanto lontana e gli spara ragnatele gli erano stati spaccati. La più vicina era quella di Mary Jane. Pensò di chiamarla per farsi prendere, ma grugnì quando si ricordò di aver lasciato lo zaino con le sue cose, incluso il telefono, in cima all'Empire State Building. Di sicuro non avrebbe scalato quell'altezza in quelle condizioni. Prese un respiro profondo quando si rese conto che avrebbe dovuto necessariamente raggiungere a piedi l'appartamento di Mary Jane. Con uno sforzo, si alzò e iniziò a camminare zoppicante.
Sarebbe stata una lunga nottata. Mentre camminava, si portò una mano alle costole, la parte più dolorante e che più gli urlava di stare fermo, ma anche la spalla sinistra, dove Scorpione aveva iniettato il veleno, non scherzava affatto.
Quando arrivò vicino il palazzo di Mary Jane, stava ormai per cedere dalla stanchezza, la sua vista era sfocata e le gambe stavano tremando dallo sforzo. Improvvisamente, un'ondata di dolore lo colpì nuovamente. Sollevò leggermente la maschera e si ritrovò nuovamente a tossire sangue.
Avanti, un ultimo sforzo. Inizialmente avrebbe voluto salire appiccicandosi al palazzo, ma decisamente non era nelle condizioni giuste. In fondo era notte fonda, poteva permettersi di entrare regolarmente, non avrebbe trovato nessuno. Si trascinò verso il portone e suonò il citofono per chiamare Mary Jane, sentendosi in colpa per svegliarsi a quell'ora. Dopo circa un minuto, sentì rispondere con voce preoccupata "chi è?"
"Mary Jane" rispose con un filo di voce "sono io". Mary Jane aprì subito il portone e Peter si trascinò verso l'ascensore. Arrivato al piano, vide la porta dell'appartamento di Mary Jane leggermente aperta, con lei che lo aspettava con preoccupazione, preoccupazione che aumentò vedendolo zoppicare, palesemente sofferente verso di lei, il costume sporco di terra.
Quando Peter arrivò nell'appartamento, lei subito chiuse la porta.
"Peter, stai bene?" Chiese con voce preoccupata. In tutta risposta, Peter si sfilò la maschera, mostrando il suo volto pallido e sporco di sangue e le occhiaie quasi violacee.
"Mh, più o meno" rispose con un filo di voce. Sentì poi Mary Jane urlare il suo nome, ma sembrava quasi come se lei fosse lontanissima, mentre sentì le sue gambe cedere e si sentì perdere nuovamente i sensi, mentre lei lo reggeva.
Mary Jane, con non poca fatica, riuscì ad evitare che crollasse a terra e lo mise delicatamente steso, mentre si sentiva prendere dal panico. Sempre con delicatezza per evitare di fargli male, gli sfilò il costume per controllare le ferite. C'erano due ferite piuttosto profonde sul petto e diversi lividi, ma ciò che la colpirono di più furono le costole e la spalla sinistra. La zona delle costole era completamente violacea, sulla spalla c'era lo stesso colore, ma a mo' di venatura, come se ci fosse una sostanza che si stesse propagando. Ipotizzò che dovesse essere una sorta di veleno o droga. Corse a prendere la cassetta di primo soccorso che aveva proprio per questi casi e iniziò immediatamente a disinfettare le ferite del petto e a pulire il sangue, ma si rese conto di dover chiamare May, non aveva idea di cosa fare per la situazione della spalla. La chiamò e le disse di non venire a quell'ora, nonostante lei volesse. Seguì poi tutte le sue indicazioni, sperando di non fare danni. May le disse anche di non svegliarlo, rimanere privo di sensi e quindi totalmente a riposo avrebbe accelerato il processo di guarigione. Seguì tutte le sue indicazioni e finì cucendo le ferite e fasciandogli le costole, ringraziandola per l'aiuto e promettendole di aggiornarla sulle condizioni di Peter.
Mary Jane avrebbe voluto metterlo sul letto, ma, quando iniziò a trascinarlo, si rese conto di quanto fosse decisamente più pesante di quanto si aspettasse e, con non poca fatica, dovette accontentarsi di metterlo sul divano, più vicino. Lo coprì con una coperta e gli accarezzò dolcemente i capelli, guardandolo con preoccupazione. Cosa gli era successo?
Nel frattempo, Kraven si era recato da solo davanti al punto in cui avevano sepolto Spider-Man per andare a godere del successo dell'operazione. Decisamente non si aspettava di trovare un buco nel terreno, segno che si fosse liberato, e intravedere al suo interno pezzi della bara distrutti. Sentì un turbinio di emozioni crescere dentro sé: da una parte la rabbia per non essere riuscito nella sua impresa, dall'altra parte, c'era un senso di soddisfazione. Se era riuscito a sopravvivere, allora doveva essere una preda ancora più eccezionale di quanto avesse immaginato. Questo insieme di emozioni contrastanti si tradussero in una fragorosa e inquietante risata, mentre fissava con espressione folle quella che doveva essere la condanna a morte del suo avversario. Era quasi come se nei suoi occhi ci fosse scritto 'morte'. Da una delle cinghie che portava all'altezza dei fianchi, prese un'altra boccetta di vetro, dal quale bevette lo stesso intruglio che lo aveva reso più forte.
Avrebbe ucciso Spider-Man da solo. Era tempo di liberarsi di chi avrebbe voluto dividere con lui quella che era la sua preda.

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