Capitolo otto

29 6 0
                                    

Tornato a casa, quanto accaduto colpì nuovamente Peter. Da quando aveva sentito Kraven rientrare nell'edificio al suo ritorno a casa, era come se si fosse sentito svuotato da qualsiasi cosa. Certo, c'era stata la rabbia nei confronti di Kraven, ma anche in quel momento, era quasi come se il suo corpo stesse andando in automatico. L'unico momento di lucidità era stato quando aveva deciso di fermarsi e non andare troppo oltre. Ora, però, era tornato tutto, all'improvviso. Sentì improvvisamente un mix fra rabbia, disperazione, senso di colpa colpirlo in faccia con potenza. Si coprì il volto con le mani, con le quali soffocò un urlo di disperazione che di liberava dalla sua bocca. Crollò in ginocchio, piegato in avanti dal dolore mentre singhiozzava disperatamente. Non era solo il dolore per la perdita di Flash, che già di per sé era insopportabile, ma stava sentendo insieme anche il dolore per tutte le perdite che aveva avuto nella sua vita, tutto insieme e la stanchezza per dover sempre soffrire così tanto. Con le mani tremanti prese il telefono, dal quale chiamò Mary Jane, la quale rispose subito e sentì Peter piangere. Oh, no...
"Peter? Lui sta be..."
"È morto, Mary Jane. Flash è morto" rispose singhiozzando. In risposta, sentì Mary Jane iniziare a piangere, anche se era evidente che stesse cercando di non farsi sentire.
"Vengo subito, Peter, okay?"
"No, vai da Liz, lo devi dire tu... Come faccio io? È colpa mia, è sempre colpa mia..."
"Ehi, ehi, smettila. Glielo dirò dopo che passo da te, ma voglio stare almeno un po' con te".
"Grazie..." Mormorò debolmente Peter. Dopo non molto, Mary Jane arrivò a casa sua, aprendo lei stessa la porta. Peter era ora seduto contro un muro, la testa fra le ginocchia. Mary Jane si mise accanto a lui, stringendolo a sé e accarezzandogli schiena e capelli, cercando di calmarlo.
"Allora... Com'è successo?" Gli chiese delicatamente e, anche se un po' a fatica, Peter le raccontò tutto ciò che aveva visto, ciò che gli aveva detto Flash, di aver poi catturato Kraven.
"Tu... Non dovresti essere qui" aggiunse poi quando finì di raccontarle tutto, allontanandosi di poco da lei "ho sbagliato a farti venire qui. Non... Non dovresti neanche stare vicino a me in generale. Sono pericoloso, non vedi? Basta trovarsi al momento sbagliato e questo è quello che succede. Oddio, ti ha anche visto in faccia...".
"Peter, calmati" rispose Mary Jane, con voce rassicurante ma decisa "l'hai catturato, no? Ora è in prigione e, anche se non lo fosse, se ha anche solo un minimo di buon senso avrà capito che non è una buona idea far del male alle persone a cui tieni, no?"
Peter si passò una mano sul viso, ancora rigato dalle lacrime. "Non è solo lui il problema. Finisce sempre così. Ed è tutta colpa mia, hai cercato di avvisarmi e non ti ho ascoltato. Se solo fossi arrivato subito..."
Mary Jane si avvicinò nuovamente a lui, prendendogli una mano "non è colpa tua. Come potevi solo immaginare una cosa del genere?" Peter però scosse la testa.
"Avrei dovuto ascoltarti... Non l'ho fatto e ora Flash è morto". Mary Jane lo strinse nuovamente fra le sue braccia mentre lui si lasciava andare ad un'altra crisi di pianto.
"Non è colpa tua" ripeté "tu fai sempre tutto ciò che puoi e anche molto di più. Sei fantastico. E non metterti strane idee, mh? Io non me ne vado. Nessuno ti lascerà solo. So che adesso sembra impossibile crederlo, ma ti giuro che starai bene di nuovo. Andrà tutto bene".
"L'ha detto anche lui" rispose Peter tirando su col naso "ma mi sembra davvero impossibile. Ti rendi conto di com'è morto? Almeno Gwen mi aveva volontariamente seguito, anche se sempre per causa mia. Qui è stato... Completamente inimmaginabile".
"Proprio perché è stato inimmaginabile, non puoi incolpartene".
"Quante persone conosci a cui succedono cose del genere, Mary Jane?"
Mary Jane sospirò e si avvicinò nuovamente a lui. "Mi dispiace, Peter, mi dispiace tanto per quello che è successo, oggi e altre volte. Non posso neanche immaginare il tuo dolore, ma non puoi isolarti. Il motivo per cui riesci ad andare avanti nonostante tutto, per cui riesci a continuare ad avere un cuore buono, è perché hai affianco gente che ti ama, che ti ama con tutto il suo cuore e che non ti lascerà mai".
"E cosa dovrei fare?" Chiese Peter in lacrime "continuare a veder morire le persone attorno a me per questo? Non dire che non accadrà più, perché non puoi saperlo. Mysterio aveva ragione, sarei dovuto morire. Se fossi morto io, Flash sarebbe ancora vivo".
"Ehi. Ehi, ehi" ripeté, prendendogli il viso fra le mani e obbligandolo a guardarla negli occhi "togliti immediatamente questo pensiero dalla testa. Sono seria. No che non aveva ragione, secondo te Flash avrebbe voluto perderti? Ha scelto di dare la vita per proteggerti. Lo so che non posso garantirti che non accadrà più, ma allo stesso tempo so che fai sempre ciò che è in tuo potere per proteggere tutti. Nessuno si allontanerà da te o ti permetterà di allontanarti, okay? Tu sei tanto amato, Peter. Per ogni sofferenza che questa vita ti dà, avrai sempre molto più amore".
"Non so come farei senza di te, Mary Jane..."
"Ed è uno dei motivi per cui non me ne andrò mai" gli rispose, mostrandogli un sorriso rassicurante.
Peter si sfogò un altro po' fra le braccia di Mary Jane, per poi calmarsi.
"Vai da Liz, Mary Jane" le disse Peter quando si sentì un po' più calmo. Lei lo guardò un po' preoccupata per ciò che aveva detto prima.
"Stai meglio?"
"Sinceramente, no. Ma sono più calmo... Devi dirglielo e non ti preoccupare per ciò che ho detto prima, è stato solo un momento. E... Mi dispiace che ti trovi in questa situazione. Era anche tuo amico. Mi dispiace tanto". Mary Jane gli baciò la fronte.
"È... Terribile" ammise lei "ma voi avete bisogno di più affetto, ora, ma sono certo che poi rimedierai".
Peter annuì, assolutamente disposto a darle più attenzioni quando si sarebbe rimesso un po'. "Hai detto che stavate organizzando qualcosa per me? Qual era l'occasione?"
Mary Jane gli sorrise dolcemente, ma per ora, decise di non svelare nulla. "Non ora, Pete. Quando starai un po' meglio, okay?" Peter acconsentì e Mary Jane lasciò il suo appartamento per andare da Liz.

Nel frattempo, al momento a insaputa di Peter, Kraven, mentre stava venendo portato al Ravencroft, era riuscito a scappare dalla volante della polizia proprio quando stavano per arrivare alla prigione. Mentre cercava un nascondiglio, rifletteva su come agire contro Spider-Man. Se da una parte aveva capito quanto le persone a lui care fossero il suo punto debole, dall'altra parte aveva anche capito quanto potesse diventare pericoloso se arrabbiato. Ora si stava spostando a fatica dopo i colpi ricevuti da lui ed era certo che si fosse addirittura trattenuto. Scoprire la sua identità e attaccare gente a lui vicina era un piano che avrebbe dovuto escludere. Doveva vedersela interamente con Spider-Man, non con chi si celava sotto la sua maschera.
Nonostante le ferite, stava riuscendo a muoversi in maniera abbastanza rapida e furtiva da seminare la polizia, tenendo sempre lo sguardo dritto per evitare di perdere qualche eventuale traccia della loro presenza e si trovava ora in una zona abbastanza isolata. Nonostante ciò, aveva l'impressione che qualcuno lo stesse seguendo già da un po'.
"Se non vuoi che ti uccida immediatamente, dimmi cosa vuoi e potrei anche pensare di risparmiarti" disse Kraven senza neanche girarsi di spalle a controllare che ci fosse effettivamente qualcuno. Sentì una risata e si rese conto che non veniva seguito da dietro, ma dall'alto. Alzò lo sguardo e vide un uomo con una tuta meccanica con due ali atterrare davanti a lui. L'uomo aveva una faccia di sfida, come se volesse impressionarlo con la sua armatura, ma Kraven lo guardava come avrebbe guardato qualcuno con un brutto costume di carnevale.
"E tu chi saresti?" Chiese Kraven.
"Io sono Adrian Toomes, ma puoi chiamarmi Avvoltoio" rispose lui, ma Kraven continuava a guardarlo decisamente poco impressionato "tu invece devi essere quel cacciatore che ha ucciso quel ragazzo, è stato pestato da Spider-Man ed è fuggito? Stanno già parlando tantissimo di te".
"Un po' troppo specifico, ma sì. Cosa vuoi?"
"Immagino che per qualche motivo, anche tu ce l'abbia con Spider-Man" disse Toomes, finalmente catturando la sua attenzione, visto che lo guardò con interesse "immaginavo. Sai, sto mettendo su una piccola squadra per farlo finalmente fuori".
"Squadra?" Kraven iniziò a ridacchiare "no, grazie. Lui è mio".
"Eppure, non ti è andata molto bene, fin ora o sbaglio? Ehi, ehi, fermo, sono qui per discuterne civilmente" aggiunse vedendolo avvicinarsi a lui con fare minaccioso dopo la sua provocazione "ascolta, nessuno è mai riuscito a sconfiggerlo definitivamente da solo, ma insieme possiamo sicuramente farcela. Se ci tieni così tanto, puoi avere l'onore di finirlo, in fondo sono certo che troverai qualche modo originale per farlo. Che ne dici?"
L'idea di lavorare in squadra non attirava molto Kraven, che però era già stato battuto due volte dalla sua preda. In fondo, adattarsi alla situazione faceva parte della caccia. E poi, a quanto pare sarebbe stato lui a dargli il colpo di grazia. Aveva già un'idea su come finirlo.
"Intrigante" rispose allora.

The Amazing Spider-Man 4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora