I will always come back - Bakudeku Omegaverse

IX

Erano passati 3 giorni dall'uscita con Shindo, ci eravamo visti una seconda volta la sera dopo ma poi per paura dell'imminente calore decisi di non uscire più. E feci bene perché mi arrivò proprio la mattina del terzo giorno.

Quella mattina mi svegliai tranquillissimo, convinto che il calore dovesse venirmi il giorno dopo, mi lavai e mi preparai per uscire, chiusi la porta a chiave e scesi giù fino al parcheggio del palazzo.

Neanche mi ricordavo dove avessi lasciato la macchina ma quando la trovai mi accorsi di non avere le chiavi per aprirla.
Così fui costretto a risalire fino al mio piano e rientrare alla ricerca di esse.

Per fortuna sono una persona sbadata perché proprio mentre entravo e richiudevo alle mie spalle la porta un forte calore e un dolore al basso ventre mi fecero piegare sulle ginocchia.
Con una mano reggevo ancora la maniglia mentre con l'altra stringevo il ventre.

Iniziai ad emettere una quantità spropositata di feromoni e a sudare in preda ai gemiti che emettevo.
cercai di tirarmi su ma una fitta più forte mi fece gemere dal dolore e ritornare alla posizione precedente.

Strinsi forte gli occhi lasciando la maniglia ma li sgranai immediatamente quando sentii qualcosa di fresco e bagnato scivolarmi tra le gambe.
Con l'ultimo briciolo di coscienza che mi era rimasta buttai per terra giacca e sciarpa, incespicando fino al letto.

Raggiunto il materasso mi spogliai in fretta e aprii una mia valigia mettendomi a cercare disperatamente i miei "giochi".

Perché quell'ondata di calore era più forte di tutte le altre che io avessi mai avuto?
Che sia stata la vicinanza con Kacchan, che ha "risvegliato" il mio Omega interiore?

Il caldo getto della doccia rilassò i miei muscoli e cercò di lavarmi via la sensazione di sporco che avevo come impregnata nella pelle dopo ogni calore passato senza prendere i soppressori.

Appena uscito mi avvolsi in un morbido asciugamano e mi andai a sedere sopra al letto, strofinandomi i capelli e cercando di sistemarli un minimo.
Mi rivestii cercando di non pensare a quello che avevo fatto e soprattutto pensato .
Misi gli indumenti sudati e sporchi in un cesto per lavarli poi.

Stavo facendo tutte le cose con calma dimenticandomi completamente del fatto che io, in teoria, in quel momento sarei dovuto essere a lavoro.
Quando questo pensiero mi si palesò in testa, la consapevolezza di non aver avvisato nessuno mi investì come un treno e corsi subito verso il telefono ritrovandomi infinite chiamate perse e messaggi da parte di Mikami.

Iniziarono a tremarmi e sudarmi le mani mentre nella mia mente scorrevano senza logica le immagini di Bakugo incazzato nero con me, pronto ad ammazzarmi.
La richiamai subito, con le mani che tremavano mentre avvicinavo all'orecchio il dispositivo.

"Ma buongiorno Midoriya, sai vero che bisognerebbe chiedere il permesso per stare a casa?" si fece sentire lei
"S-Scusami Mikami, m-ma è quel p-periodo del mese" dissi arrossendo e sprofondando nell'imbarazzo.
Pronunciando quelle parole mi tornarono in mente i momenti di poco prima.
Di come io saltassi sul giocattolo di gomma pensando al cazzo di Katsuki, di come immaginassi le sue mani sul mio corpo e di come gemevo il suo nome pregando il suo seme.
Il suo morso.
I suoi cuccioli.
Rabbrividii e arrossii ancora di più.
E se anche lui mi usasse come sfogo sessuale?
Fremevo all'idea di lui che veniva pensando a me, che si immaginasse il mio corpicino scosso dai fremiti dopo essere venuto.
Magari pensava anche a lui che mi ingravida e vede crescere dentro di me i suoi figli.
Non dovevo pensarci, non in quel momento per lo meno.

"Ci sei? Midoriya, mi stai ascoltando?"
"Oh sisi. Dicevi?"
"Come cosa dicevo. Vieni si o no"
"Venire?... Dove?"
"Come dove!? Te ne ho appena parlato"
"Scusami Mikami è che non sto tanto bene"
"Bakugo sarà furioso, sappilo"
"Eh?! Ma che ho fatto ora?"
E mi chiuse la chiamata in faccia, lasciandomi imbambolato a pensare alla fine che avrei potuto fare tornando a lavoro.