Autostrada d'argento

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23:20

La sera arrivò prima del previsto, Happy aveva il cuore in gola.

Le era passata la rabbia, le passava sempre, si era abituata all'atmosfera che aleggiava costantemente intorno alla casa.

Non uscì molto dalla sua stanza, uscì solo due paia di volte per andare in bagno, e chiese esplicitamente a sua madre di portarle il pranzo in stanza, questo aveva solo causato un'altra lite furiosa tra lei e suo padre, che sosteneva che Happy fosse troppo viziata e che aveva bisogno di stare in famiglia.

"Come se questa fosse una famiglia come le altre" pensò la ragazza, sbuffando "ora andrò dallo zio, però, e tutto cambierà" si rotolò nel letto "...Spero davvero che funzioni"

Si avvicinò al minuscolo guardaroba di abete bianco e lo aprì raggiante "non posso mica andare dallo zio in pigiama" scosse la testa, rispondendo ai suoi stessi pensieri, i bordi delle sue labbra rosee guizzarono in un sorrisetto scaltro "e cosa può pensare Oliver?"

Agguantò un'abito lungo sino alle ginocchia, bianco e semplice ma che spiccava alla perfezione con il suo viso, lo indossò alla svelta e si sistemò con le dita i capelli lunghi e ribelli, poi si guardò allo specchio.

Happiness Cooper non era molto alta, ma neanche troppo bassa per i suoi quindici anni e mezzo, il suo corpo era ben messo e i suoi fianchi larghi, ma paradossalmente aveva le braccia sottili e le dita ossute, il suo sorriso era svelto e sfuggente, palesemente non abituato a mostrarsi di fronte alla gente.

"Andrà tutto bene" disse a se stessa a voce alta, poi sospirò, prese le valigie che aveva passato il primo pomeriggio a preparare con le poche cianfrusaglie che possedeva e aprì delicatamente la porta.

Il silenzio nel resto della casa era spettrale e Happy potè notare, con suo grande sollievo, che nessuno dei suoi genitori era sveglio o vagava per la casa, tutte le luci erano spente, però trattenne lo stesso, quasi per abitudine, il respiro.

Le chiavi erano appese accanto alla porta, in quella che sembrava una cornice a forma di rombo, Happy sorrise; sapeva che suo padre, sempre molto stoico e costantemente pronto a vedere il male negli altri, teneva le chiavi di casa nel comodino della sua stanza...Poi realizzò e il suo sorriso svanì di colpo.

Come sarebbe riuscita anche solo ad entrare nella sua stanza senza svegliarlo? lo conosceva bene e il signor Cooper aveva il sonno veramente leggero, sentì la speranza svanire dal suo petto...Ma fece un respiro profondo e regolò il suo battito.

L'avrebbero picchiata se l'avessero scoperta, lei lo sapeva, ma non poteva permettere di lasciarsi sfuggire una tale occasione...Non sarebbe finita così, pensava, ma in fondo non era neanche lei certa di ciò che la mente le dettava.

Aprì la porta e trattenne nuovamente il respiro, abbassò lo sguardo, non poteva sopportare di posare i suoi occhi in quelli chiusi di suo padre.

Fece un passo, poi un'altro...Poi l'uomo nel letto mosse il suo corpo e la ragazza sussultò, ma non si scoraggiò, almeno questo è quello che pensava.

Fece un'altro passo e raggiunse finalmente il comodino, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo che ritirò però prontamente, prese le chiavi, che trovò fortunatamente nel primo cassetto e indietreggiò velocemente.

Le sue spalle sbatterono violentemente contro lo stipite della porta, e lei e suo padre sussultarono all'unisono, Happy spalancò gli occhi e così fece anche suo padre, che la vide e rimase immobile per diverse frazioni di secondo.

Poi tutto divenne bizzarro; Happy riuscì a trovare l'uscita della stanza con le mani che teneva dietro le spalle e suo padre si alzò svogliatamente dal letto, non preoccupandosi neanche di trovare le ciabatte in quel trambusto.

Poi si precipitò all'inseguimento per i corridoi immensi seppur poveri e malridotti di casa Cooper.

"Chiara! Vieni subito quì" l'uomo chiamò la madre della ragazza, che intanto aveva raggiunto l'uscita e stava girando freneticamente la chiave, riuscendo soltanto a pensare ad argomenti confusi e completamente diversi da ciò che stava accadendo, si confuse ma continuò a girare la chiave.

Si udirono incomprensibili urla femminili, la cui voce era del tutto riconoscibile, dall'altra parte della casa.

La porta d'ingresso finalmente si aprì, Happy scese rapidamente e impulsivamente le scale, rischiando perfino di inciampare due o più volte, con suo padre alle calcagna che continuava a chiamare insistentemente il nome di sua moglie.

Poi raggiunse il portone finale, che spinse con tutte le sue forze.

Qualcuno suonò il clacson, Happy respirò pesantemente e si voltò istintivamente nella direzione del rumore: Una Coupé blu scuro e lucente l'aspettava in quella desertica zona, poteva essere soltanto una persona, riuscì a elaborare la ragazza e corse verso l'auto, non badando a chi fosse al volante, e aprendo lo sportello.

Suo padre la raggiunse, e bussò violentemente al finestrino.

"Parti!" Urlò lei, nel panico più totale, ancora stordita da ciò che stava accadendo, l'auto cominciò ad andare avanti "Happy..." "PARTI!"

L'auto partì, suo padre continuava a imprecare da dietro ma era sempre più lontano, le acque si calmarono.

La ragazza si voltò verso colui che conduceva l'auto, il volto che tanto conosceva, il volto roseo dai capelli ricci e folti, ma sempre meticolosamente ordinati color biondo aranciato, gli occhietti piccoli e perspicaci verde scuro e non l'ombra di una lentiggine nelle sue guance o nel suo naso nel suo volto non più adolescente ma che aveva superato quella fase da poco.

Oliver Wise, lui e Happiness si conoscevano da relativamente poco, ma era l'unica persona che la ragazza poteva veramente chiamare amica...Oliver aveva una personalità difficile da gestire, ma era una personalità così perfetta...Lui aveva pochi amici, come lei, ma di simile a lei non aveva niente, eppure gli voleva tanto bene, anche se si conoscevano da meno di un'anno.

"Scusa per mio padre..." Sospirò Happy, staccando lo sguardo da lui e prendendo a guardare fuori dal finestrino.

Il ragazzo non sorrise, ma annuì, serio, mentre continuava a guardare la strada che stava percorrendo "Non preoccuparti" sussurrò "è stato divertente...A modo suo" pensò poi, ma decise di non dirlo a Happy, trattenne un sorriso e proseguì a guidare.

I ragazzi ritrovatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora