Occhi aperti

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Happy era abbastanza sicura che da lì a poco sarebbe morta di fame, ma non aveva sete.

Strano.

Ma cosa alla fine non era strano in quel momento?

Quando si svegliò vide la sua gamba dolente ricoperta da alcune foglie verde di cui specie Happy non si sforzò neanche un pò di capire, aveva questioni più importanti per la testa.

Una ragazza mai vista prima, alta e a passo spedito, attraversò velocemente la stanza, prese con le sue mani pallide e ossute una cesta che conteneva un qualche cibo sconosciuto e si voltò verso Happy, probabilmente sentendosi osservata dalla stessa.

Sorrise quasi provocatoria, e si abbassò per essere allo stesso livello della ragazza, che intanto si era messa a sedere "Il tuo amichetto si è svegliato!" Annunciò lei, addolcendo il suo sorriso, i suoi occhietti neri brillavano sinceramente "Ha chiesto subito di te, gli altri dicono che siete amici...ma non sono mica così stupida" commentò, poi si lasciò sfuggire una risatina.

"Chi sei tu?" Chiese Happy, che lasciò poi cadere il suo sguardo sulla cesta piena di pane integrale e di erbe commestibili "Fame?" Rispose l'altra, agguantò un pezzo di pane e glielo porse, Happy si lasciò sfuggire un sorriso grato "grazie" disse.

"Comunque mi chiamo Zarah Smith e Richard è mio fratello, siamo identici!" Sorrise poi, inclinando la testa di lato mentre Happy addentava con l'acquolina in bocca quel delizioso pezzo di pane "gemelli?" Disse, con il cibo ancora in bocca ma abbastanza chiaramente "Sì, eterozigoti, ah a proposito non si parla mentre si mangia! Non vorrei occuparmi di un caso di soffocamento, ora, beh mio fratello non vorrebbe ma è..." Si avvicinò cospiratrice al volto di Happy, che annuì interessata "assolutamente, terribilmente timido" poi si allontanò fulminea, alzandosi in un balzo e andandosene dalla stanza senza neanche salutare.

Happy divorò il resto del suo cibo, poi si arrischiò a portarsi in piedi poggiandosi ad un vecchio mobile, che probabilmente non sarebbe resistito al suo peso in condizioni normali, ma che miracolosamente le permettè di alzarsi anche se con una gamba, anche se con uno sforzo immane, doveva andare a vedere Oliver, e il desiderio di dare un'occhiata alla luce del sole era troppo forte e troppo attraente per lei.

Saltellando e rischiando di cadere diverse volte a causa della mancanza di numerosi mobili e dello stipite di un'inesistente porta, raggiunse un'asse di legno a cui si poggiò, e che risultò essere estremamente facile da girare, era tenuta insieme da un meccanismo di chiodi e la parte interna era stata levigata e allisciata per permettere all'asse di scorrere bene, Happy lo capì, che quella fungeva come una porta, e l'aprì, abbassando la testa per passare dallo stipite circolare.

A dispetto del fatto che volesse tanto vedere il sole, abbassò la testa, poichè i suoi occhi avevano preso a bruciare terribilmente.

Si confuse e si sentì oscillare, provò a saltellare riscuotendosi all'improvviso ma il suo tentativo fu vano e cadde sbattendo dolorosamente le spalle nel terreno duro, appena ai piedi di un magro albero di betulla.

Trasalì non appena raggiunse terra e udì qualcuno arrivare, preoccupato per lei.

"Ti ho detto di riposare" Happy riconobbe immediatamente la voce melodiosa che si era abituata a conoscere, si avvicinò, e la ragazza si sollevò sul braccio che non aveva sbattuto a terra, la ferita, probabilmente, si era riaperta perchè vide il suo sangue scuro bagnare le punte delle foglie disperse a terra.

"Oliver si è svegliato" disse lui "ma lo sai già"

Brian sembrava sapere sempre tutto.

"Ti porto in braccio, ok? Non hai bisogno di riaprire le ferite, ecco, già sanguini, no, non sotto la mia protezione" Si avvicinò cauto, e Happy si arrese, annuendo "Sei gentile, alla fine" commentò, mentre lui la prendeva attento dalla cavità poplitea e dalla parte superiore della schiena, Brian sorrise dolcemente "ci provo" rispose lui, con un sospiro, mentre si avviava in quella che sembrava una seconda capanna gemella a quella in cui si era ritrovata dopo l'incidente.

L'incidente...Aveva smesso di pensarci.

Forse era un bene, ma si sentiva in qualche modo in colpa per questo. Insomma, Oliver aveva avuto una sorta di coma per due giorni, e per due giorni si era soltanto fatta domande senza senso e aveva pensato a vederlo, senza preoccuparsi neanche di sapere se stesse bene.

"Va tutto bene" disse Brian, leggendole dritto nella mente "Non è stata colpa tua, anche tu stavi soffrendo ed essere prudenti molto spesso è una dote che neanche il più dotato degli umani possiede" sorrise, Happy lo guardò con sguardo interrogativo ma il ragazzo di rimando non si preoccupò neanche di ricambiare lo sguardo.

Dentro la tenda, Oliver stava chiacchierando più che sveglio con un ragazzo, del tutto simile a Zarah Smith, solo che con gli stessi capelli di un castano brillante e che sfumava vagamente nel dorato decisamente più corti della ragazza, seppur morbidi e che tendevano al riccio.

Il ragazzo non parlava molto, si limitava ad ascoltare e guardarlo con sorrisi e cenni, seppur talvolta apriva la bocca e diceva cose a voce così bassa che erano comprensibili soltanto a Oliver, che stava a pochi centimetri da lui.

"Happy!" Urlò vivacemente Oliver, una benda minacciosamente bagnata di rossastro gli copriva l'occhio sinistro "Quanto sono lieto di costatare che stai bene, dopo tutto" disse ricomponendosi, tornando ad usare le sue solite maniere sofisticate.

Quello che Happy indovinò essere Richard Smith si alzò piano da terra e il marionettista posò la ragazza accanto a Oliver.

"Vi lascio da soli, piccioncini" disse con un ghigno provocatorio Zarah, Amelia rise piano suo malgrado, ma si affrettò a coprirsi le labbra.

"Hey!" Sbottò giocosamente Happy, mettendosi minacciosa le mani su entrambi i fianchi.

Tutti uscirono, a uno a uno, dalla stanza, chiacchierando e ridacchiando.

Mentre Oliver e Happy esprimevano l'uno all'altra le proprie preoccupazioni; parlando di questi misteriosi eroi che si facevano chiamare "i ragazzi ritrovati", parlando delle loro ferite ma mai in modo doloroso, e alla fine ridendo e scherzando insieme.

I ragazzi ritrovatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora