Dall'altro capo del filo

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9 Luglio 2017                                     01:05

La notte, il buio aveva avuto un'effetto soporifero su tutti i ragazzi ritrovati, ma ancora uno di loro vagava senza meta per l'autostrada che a quell'ora, come, del resto, quasi sempre, era deserta.

A Brian piaceva quel posto, lo aiutava a pensare, e nello stesso momento gli metteva un'indicibile inquietudine ma non si lasciava scoraggiare da questo.

Aveva una strana impressione, sentiva la sensazione che qualcosa di terribile fosse successo.

Ma certo, si disse poi, Il Prigioniero è libero.

"Mi offende il modo in cui pensi a me" sussurrò una voce sconosciuta per voi, cari lettori, ma non certo per Brian, che voltò tutto il suo corpo con una velocità sovraumana.

Un ragazzo, che poteva dimostrare una ventina d'anni, ma poco più basso di Brian si sosteneva sulla ringhiera sana dell'autostrada, fissava con i suoi occhi incolore che non potevano vedere uno spazio appena accanto a Brian, aveva la pelle abbronzata e le labbra rosse, i suoi capelli erano castani ed erano lunghi sino alle spalle, se non di più. Era a torso nudo, sembrava molto magro, ma indossava un gonnellino che nascondeva dei pantaloncini bombati sicuramente di altra epoca bianco latte.

Brian, che indietreggiò in modo quasi impercettibile, avrebbe riconosciuto quel volto su milioni.

"Salute, Marionettista" disse nuovamente il ragazzo.

"T-tu..." rispose semplicemente Brian. Per la prima volta in anni, La sua voce tremava.

Tuttavia si ricompose in fretta, non avrebbe sprecato quell'opportunità di parlare con "Il Prigioniero", avrebbe potuto scoprire cose che l'avrebbero aiutato più in là.

"Salute, Prigioniero" disse quindi, anche se il cuore nel suo petto non accennava neanche a battere almeno un po' meno freneticamente.

"Non avere paura, non ho intenzione di farti del male" disse, come se avesse letto dentro Brian.

Il Prigioniero sorrise, lasciò la ringhiera e si avviò cautamente al fianco di Brian, senza rivolgergli lo sguardo, i due iniziarono a camminare insieme, ogni tanto Lui si poggiava ancora alla ringhiera in questione per evitare di inciampare o di sbagliare percorso.

"Allora con che intenzione sei venuto?" Chiese Brian.

"Voglio solo parlare, Marionettista. Da quando la statua è stata rotta non ho interagito molto con altre persone, e poi i due che mi hanno concesso la libertà sono ospitati da te e i tuoi ragazzi ritrovati, a quando io sappia"

"Non ti permetterò di ferirli" Disse Brian, l'altro sogghignò vagamente.

"Naturalmente" disse "Ma, caro Marionettista, io non permetterò loro di ferire me. E so che volete già intrappolarmi di nuovo" rise piano "neanche il tempo di respirare un po' di aria aperta"

"Pensi di sapere tutto, non è vero?" Si confuse Brian.

"Non preoccuparti di questo" Continuò Il Prigioniero, questa volta guardandolo con i suoi occhi privi di colore e di espressione.

"Sai, poco dopo la tua visita a tuo nonno, Edmondo, ho deciso anche io di andarlo a trovare"

Il cuore di Brian si fermò per qualche istante, il suo respiro si fece irregolare e fissò l'altro "No..." Sussurrò, immaginava l'esito di quella visita.

Il Prigioniero parlava con voce fredda, noncurante "Ho dovuto finirlo sul posto"

Brian sentì un tuffo allo stomaco, e rabbrividì, non rispose.

"Se questo può darti conforto, Marionettista, l'ho addormentato prima di ucciderlo, ipnocinesi. Uccidere...che brutta parola, non è vero? Odio il dolore, odio esserne la causa. Stai piangendo, Marionettista?"

Brian aveva preso ora a singhiozzare, tremava come una foglia...Suo nonno Edmondo, l'unico membro della sua famiglia a cui fosse mai interessato di lui.

Le gambe gli cedettero e cadde a terra, posando una mano a terra per attutire l'impatto e coprendo gli occhi con l'altra mano anche se Il Prigioniero non poteva vedere le sue lacrime, ma sentiva i suoi singhiozzi e gemiti.

"Provo pietà." Disse Lui.

Brian raccolse la voce, tra i respiri pesanti "No. Tu, tu non sei capace di provare pietà" Si alzò lentamente e guardò minaccioso l'altro.

Intanto cominciò a piovere e l'acqua piovana e le lacrime di Brian si mescolarono in fretta.

La pioggia non smaltì il caldo estivo che rimaneva tale nonostante tutto.

"Vattene." sussurrò Brian "e non tornare"

Rabbrividì mentre la pioggia danzava intorno a lui.

"Mi dispiace" ripetè ancora Il Prigioniero, mentre esso cominciava a svanire in una nebbia d'oro.

Brian scosse la testa, distogliendo lo sguardo e quando raccolse abbastanza coraggio da guardare in quella nuvola d'oro essa era scomparsa, e lasciava solo le pozzanghere create dalla pioggia terrosa.

Poi tornò nella tenda insieme a Happy e Amelia, prese della stoffa dal suo "letto" e si asciugò il volto, poi se l'avvolse intorno alle spalle facendo attenzione a non svegliare nessuno.

Sì, forse non vi era freddo, ma Brian si sentiva congelare se ripensava alle parole di quella creatura...

Gli sfuggì un gemito, che però non fu abbastanza per svegliare qualcuno, perciò si distese e aspettò che il sonno lo portasse via da quel dolore.

Così fu in fretta, la pioggia cessò poco dopo e il cielo cominciò a costellarsi di stelle.

I ragazzi ritrovatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora