4 Vale

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Fortunatamente per il resto del giorno mi sono completamente dimenticata di Simon, ma mio fratello James, tanto per fare qualcosa, mi mostra un video suo da piccolo che giocava basket, così subito mi viene in mente il simpaticone e, al pensiero di lui, sento il cuore iniziare a battere più forte.

<<Ieri, ho fatto un allenamento “speciale”, si sono aggiunti pure quelli del basket, abbiamo fatto un lavoro a coppie e, proprio io, sono stata messa con praticamente l’unico antipatico fra tutti>> racconto a Eva nell’atrio della scuola. <<Anche mio cugino gioca a basket e non vorresti sapere com’è antipatico lui.>> risponde lei. <<Be’ come si chiama tuo cugino? Magari era proprio lui>> chiedo. <<Simon Te- >> non le faccio neanche finire che esclamo: <<E’ TUO CUGINO?????!!!!!!!>>.
<< Purtroppo sì. Adesso capisco, ha un carattere che non ti dico>> risponde lei. <<Anche se non sembra, gli è stato spezzato il cuore, per questo che ha un carattere così e tratta tutte di merda.>> aggiunge lei. In questo momento ho tantissime domande ma prima che posso aprire bocca, la professoressa di matematica ci grida: <<Ragazzi, rientrate! E’ finita la pausa.>> Rientriamo in classe con malavoglia.
Appena entrati in classe vedo che la professoressa Maroni ha una faccia più entusiasta del solito. <<Ragazzi oggi verranno a fare visita quelli di terza media perché, come sapete tra 1 mese verranno qui. Quindi oggi, potranno già avere un idea di come è strutturata la nostra scuola. Dovrebbero arrivare tra poco, cercate di fare i bravi e di non farvi riconoscere subito>> spiega la Maroni. Dopo neanche un minuto si sente bussare alla porta, capiamo subito che sono loro. Cominciano ad entrare uno a uno, e penso: Come fanno ad avere 13/14 anni? Sono tutti giganti e hanno dei lineamenti che quelli di 17 anni hanno. Li studio tutti, finchè vedo dei capelli color nocciola con capelli mossi, lineamenti familiari, tanto alto che quando entra deve abbassarsi per non picchiare la testa, un corporatura normale con dei muscoli ben visibili sulle braccia.

Perdo quasi il fiato quando riconosco Simon. Deve esserci un errore, come fa ad andare in terza media? Sembra molto più grande di me.
Mi giro di scatto verso Evi, <<Non puoi dirmi che tuo cugino va in terza media>> sussurro sottolineando l’ultima parola. <<Pensavo te lo avesse detto ieri al vostro allenamento “speciale”. Comunque sì, non lo dimostra per niente, vero?>> risponde. Mi giro di nuovo verso di lui e mi sorprendo del fatto che lui mi stava già fissando, mi incanto a guardarlo per un momento ma poi alzo un sopracciglio mentre lui, con la sua solita faccia da schiaffi con il sogghigno, mi fa un cenno con la testa. Non ricambio, invece, lo guardo con una faccia senza espressione. Lui continua a ridacchiare e sogghignare con i suoi stupidi amichetti.
<<Ciao, Simon Dice. Non aspettavo di vederti e, soprattutto, in terza media>> decido di intervenire mentre loro osservano la classe. Lui non risponde per un momento, si limita ad alzare le spalle. <<E invece sono qui, nana Berlini.>> dice dopo un momento di silenzio. Sentendo quel soprannome, il mio cuore perde un battito. <<Ehi, ma se sono alta quasi due metri?>> dico con una faccia scioccata, lui fa una risatina, <<Hai detto bene, quasi>> risponde lui. Sento le guance andare in fiamme.
Davvero mi ha dato un secondo soprannome? Incredibile.
Torno a guardare avanti, sperando che se ne vadano il più presto.
Arrivo a casa, faccio velocemente i compiti di geometria, dopodiché mi preparo per l’allenamento. Controllo se c’è tutto nella sacca e noto che manca una ginocchiera ma era troppo tardi per cercarla da qualche altra parte, tanto posso usare l’altro paio che ho.

Finito l’allenamento, sono di pessima umore, ho fatto un sacco di errori e mi sono beccata una bella sgridata da Mary, e subito mi torna in mente quella stronza.

Entro in campo tutta felice, l’allenatrice Barlyns mi dice di fare bene, se sbaglio anche una volta mi toglie subito. Mi concentro e mi impegno al massimo, fin quando mi arriva un attacco forte, e non riesco a difenderla. Guardo con paura verso la Barlyns, si infuria e, come al solito, mi toglie dal campo subito. Quando esco mi urla addosso e mi minaccia <<Se fai ancora questi errori, ti caccio dalla squadra, ci siamo capite?>> Urla stritolando talmente forte il mio piccolo polso che sento le ossa scricchiolare. Gli occhi mi bruciano, e le lacrime minacciano di uscire, ma mi sforzo a cacciarle indietro. Vorrei poter ribattere, dirle che quella palla era molto difficile, ma avrebbe solo peggiorato le cose.
Cavolo, avevo solo 5 anni, dover subire tutti quei maltrattamenti, non me le meritavo per niente. Che poi, faceva così solo con me, con le altre bambine mai.

Ringrazio a Dio che un giorno, dopo un allenamento solito con urla e violenza, mia mamma si accorse che avevo il polso tutto rosso, andò a denunciarla, così è stata licenziata e da quel giorno nessuno l’ha più vista. Nonostante abbia fatto del male solo a me, è stato un’incubo per tutte le bambine, perché mi urlava e mi maltrattava davanti a tutte, loro si sentivano amareggiate per me.
Cerco di non pensarci, e mi metto a guardare un film mentre fuori c’è un buio pesto.
Sono quasi alla metà del film, quando mi arriva un messaggio sul telefono. Arriva da un numero sconosciuto.

Sconosciuto: Guarda fuori dalla finestra.

Cosa ci sarà fuori a quest’ora?
Guardo fuori dalla finestra, e vedo una figura alta illuminata dal lampione, una chioma castana, un corpo muscoloso accanto a una moto… Simon?

Apro la finestra, <<Simon? Cosa ci fai qua a quest’ora?>> Dico a bassa voce. <<Ti ho riportato la tua ginocchiera, puzza come un porco>> risponde tenendo in mano la mia ginocchiera che si era persa. <<Tu non sudi, Simon Dice?>> domando. <<Vuoi scendere e venire a riprendertela? Sto svenendo dalla puzza.>>
<<Arrivo.>>
Scendo le scale in fretta, e dico a mamma che ho dimenticato di metter fuori le scarpe. Apro la porta e la sua figura alta mi sovrappone. Indossa una maglietta bianca, che gli fascia il petto ampio, e pantaloni di tuta grigi. Gli squadro tutto il corpo con lo sguardo affascinata.
<<Perché proprio adesso? E poi come mai ce l'hai tu?>> domando con un filo di rabbia. <<Perché prima non avevo tempo. L’ho trovata davanti all’ingresso della palestra. Dovresti ringraziarmi, non tutti l’avrebbero presa e te l’avrebbero ridato.>>
<<Potevi lasciarla in palestra che oggi lo ritiravo dall’assistente.>> Dico io, <<Non ci avevo pensato.>> risponde, mentre io alzo gli occhi.
<<Grazie.>> dico con tono annoiato e secco, alzando gli occhi al cielo. Voglio chiedergli di quella delusione, ma non mi sembra il caso ora.
<<Bel pigiama, i cagnolini mi piacciono.>>
Cavolo, non mi sono neanche accorta che sono in pigiama. <<Lo so, non serve che me lo fai notare.>> ribatto secca cercando di nascondere la vergogna.
Guardo la moto oltre le sue spalle ampie, <<E’ tua la moto?>> chiedo.
<<No, l’ho rubato a mio fratello. Bella, vero?>>
Non rispondo. <<Hai la patente?>>
<<Non ci vuole molto per guidare una moto, soprattutto per una persona intelligente come me.>>
<<Hmhm. Aspetta ma come fai ad avere il mio numero?>>
<<Colpa della tua migliore amica.>> dice alzando le mani.
Accidenti a Evi.
<<E come fai a sapere dove abito?>>
<<Sempre colpa sua.>>
<<Ora puoi levarti di turno. Tanti saluti.>> gli dico con una faccia falsa.
<<Buonanotte, nana.>>

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