20 Simon

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Sarà solo questione di 30 giorni senza lei.
C'è la posso fare.
Passeranno come un fulmine e non me ne accorgerò neanche.
Forza Simon.

Sono già atterrato a Zagabria, mi tocca solo fare un oretta in macchina.

L'ho vista di nuovo ieri sera ma già mi manca come l'aria.
Ci siamo scambiati qualche messaggio sta mattina prima del decollo.
Basta solo qualche sua parola per tranquillizzarmi per il volo.

Chase non ha mai pronunciato una frase di senso compiuto. Ha sempre risposto a monosillabi, e ha sempre tenuto il muso basso.
Non che io sia stato diverso, ovvio.

Sono arrivato alla vecchia casa, quella che mi è tanto familiare. Non è cambiato niente dall'ultima volta.
La vernice giallina chiara, che baka aveva fatto scegliere a me.
Secondo me la rappresenta molto, e sta pure molto bene alla casa.

Entro di corsa senza neanche badarmi delle valigie. Mi affaccio al salotto, dove baka ama stare, poi sul divano azzurro cielo di cui ricordo la morbidezza e tutti i pomeriggi che passavo a dormire per ore sulle ginocchia di nonna.

La trovo lì, intenta a fissare la televisione con occhi socchiusi.

Corro verso di lei, le siedo accanto e la abbraccio, lei ricambia. La stringo forte, come se, da un momento all'altro mi può sfuggire dalle braccia.

«Oh, mio caro Simon.» Dice lei in croato, con una voce roca, che si sente a malapena.

«Mi stacco e la guardò in faccia.»
Nonostante siano passati tanti anni, ha sempre gli stessi lineamenti familiari.

Da dietro le spalle, avverto anche la presenza di mio fratello. Che abbraccia a sua volta baka.

Salgo in camera per sistemare le cose, ma nella stanza accanto, che dovrebbe essere quella di mia cugina, avverto dei movimenti.
Mi appoggio piano alla porta e scorgo una chioma bionda.

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