•18 ISABEL

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'E adesso io e te ci facciamo una bella chiacchierata davanti a questo caffè."

Intuisco immediatamente le sue intenzioni e di cosa vuole parlare.
La sua arroganza comincia a darmi su i nervi e decido di non fargliela passare mai liscia o di fargli capire, quanto in realtà temo tutta questa storia. Incrocio le braccia al petto e lo guardo accigliata.

"Me lo stai chiedendo? O me lo stai imponendo?" Chiedo infastidita. "Cambia qualcosa?" Chiede a sua volta. "Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, Harry. Questo non lo insegnano nelle scuole dei ricchi?" Domando sarcastica. "E comunque, certo che cambia.. direi che cambia proprio tutto." Concludo amara.

"Io non chiedo Isabel. Ottengo e basta!" Afferma mentre beve un altro sorso del suo caffè. "Bene! Io non eseguo gli ordini, Harry! Rispondo solo quando le cose mi vengono chieste e basta!" Imito il suo tono, mi alzo e me ne vado lasciandolo solo.

Lo sento sbuffare e seguirmi ma faccio finta di niente e mi avvicino alla libreria e sbircio in quella marea di libri. "Isabel!" Mi richiama. "Harry?!" Rispondo con disinvoltura e senza nemmeno girarmi.
"Voltati quando ti parlo." Dice serio. "Ricordi Harry? Non rispondo agli ord-" / "ne ho piene le palle del tuo atteggiamento, cazzo di arrampicatrice che non sei altro!" Mi urla contro.

Mi giro di scatto con gli occhi incendiati dalla rabbia e mi avvicino velocemente a lui. "CHI CAZZO TI CREDI DI ESSERE? EH HARRY?" sputo fuori tutto il peso e la frustrazione che preme sul mio stomaco dal primo giorno che l'ho incontrato.

Senza neanche rendermene conto comincio a spintonarlo senza riuscire a smuoverlo di mezzo centimetro ovviamente. "LE PALLE PIENE LE HO IO. DI TE, DELLA TUA TESTA MONTATA, DELLA TUA SCHIFOSA ARROGANZA, DEI TUOI GIOCHETTI DA MANIPOLATORE, CALCOLATORE, BASTARDO, FIGLIO DI PUTTANA! E Sai una cosa Harry riccone styles?" Riduco il mio tono stridulo a freddo e tagliente, mi alzo sulle punte dei piedi avvicinandomi di più al suo viso. "Dei tuoi soldi non te ne farai mai niente finché rimani povero dentro!" Grugnisco velenosamente allontanandomi da lui il più in fretta possibile.

-Harry-

Le parole che ha osato urlarmi contro mi rimangono spiazzato, nessuna si è mai permessa prima, ma per quanto io sia furioso e vorrei asfaltarla a modo mio, in questo momento, voglio veramente prima sapere cosa c'è dietro a questo matrimonio assurdo.

Harvey mi ha riferito cosa gli ha detto 'mia moglie' a riguardo dei bagagli da salire quando è arrivata alla villa. Poi il destino ha voluto che mi trovassi nei pressi della cucina ed ho ascoltato anche la conversazione con Juliet riguardo al caffè e questo mi fa quasi pensare che non è ciò che credo che sia infondo, un arrampicatrice sociale, o in parte almeno..
c'è comunque qualcosa sotto, ne sono certo, e devo assolutamente sapere cosa.

In questo momento sono furioso e non mi va di affrontarla ancora. Indosso i miei occhiali da sole ed esco velocemente di casa sbattendo la porta alle mie spalle. Avvio la mia macchina e sfreccio per le strade di New York lasciando un nuvolone di fumo alle mie spalle.

-Isabel-

Sono in camera mia da quasi 20 minuti, sento Harry uscire di casa, probabilmente è incavolato nero.  Quando il rombo della sua macchina mi fa capire che sia andato via, un brivido mi percorre la schiena pensando a chissà quale velocità andasse.

Chiamare Kim, mi avrebbe aiutata. Non ha ancora risposto ai miei messaggi, il che è strano, forse è solo impegnata con il negozio. Ma decido comunque di prendere il mio telefono e chiamarla. Provo un sollievo inebriante quando dopo qualche squillo risponde.

"Pronto?!" -
"Kim?!" -
"Ehi, Isi." Sembra distratta. "Come va? Tutto bene? Non hai risposto ai miei messaggi per tutto il giorno, ero preoccupata.." Ammetto. "Scusami Isi, ma oggi al negozio non sto avendo tregua." Risponde a sua volta. "È tutto ok? Hai bisogno di qualcosa?" aggiunge. "Oh, no.. niente, mi mancavi e volevo parlarti di questo posto spaventosamente grande" dico per poi ridacchiare.

"Sei appena arrivata, Isi. È del tutto normale sentirti fuori luogo. Ma avendo assistito al tuo matrimonio da favola, posso solo immaginare in che tipo di casa ti ritrovi a vivere adesso."

"È bellissima Kim, direi indescrivibilmente strepitosa. Ma, voglio dire.. niente di paragonabile a quello che era condividere il nostro piccolo appartamento" asserisco con una nota di malinconia nella voce. "Isabel, sei li da qualche ora come ho già detto. Ti ci abituerai, come a tutto il resto." Mi rassicura Kim. O forse no..

"E questo, cosa vorrebbe dire?" Le chiedo confusa. "Niente Isabel, vuol dire semplicemente quello che ho detto." Ribatte con tono quasi di disapprovazione, è stato strano. Molto strano. "Posso essere onesta con te, Kim?" - "Sempre" ribatte con tono più morbido. "Non sono adatta a questo posto, Kim. È un mondo così strano quello in cui vivono, le persone sono tutte così fredde e-"

"Ascoltami Isabel" mi interrompe non lasciandomi finire. "Tu hai scelto questa vita, tu hai scelto questa gente, tu hai scelto di sposare quest'uomo. Non posso continuare a tenerti la mano e dirti quello che vuoi sentirti dire. Queste sono le cose che hai scelto, quindi goditi il tuo letto khangai, le tue loubutin e tutto quanto. Ora devo proprio andare. Ci sentiamo Isabel." Riattacca.

Non si è mai comportata in questo modo, non è mai stata così tagliente. Non è certo questa la nostra prima litigata, ma di solito ne parliamo. Non contenta provo a richiamarla.. inutile dire che è stata una perdita di tempo.. il telefono squilla, squilla e squilla ancora senza ricevere alcuna risposta e allora mi è chiaro, non vuole parlare con me. E se la mia giornata è inizata male, il finale è stato pure peggio.

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