•20 ISABEL

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Fare colazione all'aperto e con una vista così, è una cosa che potrei davvero amare tanto. Passano i primi dieci minuti in silenzio, poi sento davvero il bisogno di parlargli.
Voglio a tutti i costi togliermi questo peso dallo stomaco.

"Allora.." rompo il silenzio. "Volevi parlare.." dico mentre addento un pezzetto di pancake e
sento lo stomaco girarmi, ma non posso più aspettare, devo affrontarlo e questo è il momento.

Harry alza lo sguardo e cerca il mio contatto visivo.
"Dovresti dirmi qualcosa a proposito di questo matrimonio." Argomenta. "Certo, spero che tu sia disposto ad ascoltami perché non mi limiterò a darti una sola risposta. Ma voglio cominciare dall'inizio." e spero che veramente mi ascolti senza farsi venire una delle sue botte isteriche.

Se gli dicessi semplicemente ho fatto un accordo con tuo padre affinché pagasse le spese mediche del mio, confermerei i suoi dubbi su di me. E per quanto non mi importa di quest'uomo, non voglio che pensi delle cose così schifose sul mio conto.

Harry fa cenno con gli occhi annuendo leggermente, invitandomi a cominciare.

 E così faccio

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E così faccio.
"Bene.. tutto ha avuto inizio quando mio padre ha avuto il primo ictus." Mi schiarisco la voce cercando di mantenere la mia stabilità mentale e combatto contro l'impulso di piangere. Mio padre é una ferita ancora aperta.

"Quando si stabilizzò, i miei fratelli mi convinsero a tornare a casa e riposare siccome il giorno seguente avevo un colloquio di lavoro alla J&J Global ed avevo trascorso giorni e notti nel corridoio di quell'ospedale" sorseggio velocemente il mio caffè tra una parola e l'altra.

Harry mi fissa attento e senza dire una parola, così riprendo fiato e continuo. "Prima di tornare a casa, passai al negozio di fiori di Kimberly e presi delle gardenie. Non chiedermi il perché, ma oltre al fatto che sono i miei fiori preferiti, il loro profumo mi rilassa un botto i nervi. Bando alle ciance, di ritorno a casa, allungai la strada passando per Central Park ed è proprio lì che vidi per la prima volta tuo padre - " / "E qui arriva il bello.." mormora Harry.

"Era seduto su una panchina, per essere esatta, sulla panchina dove c'è l'incisione per tua madre. Non so cosa mi fece avvicinare a lui, lo vidi afflitto, aveva gli occhi chiusi, forse in preghiera così gli chiesi se andasse tutto bene. Tuo padre mi disse che stava solo ricordando la sua amata moglie e mi spiegò brevemente la storia di quella panchina, così offrii le mie gardenie per sua moglie, tua madre..." dico le ultime parole con la voce leggermente incrinata.

Harry cambia subito espressione quando sente parlare di sua madre e intravedo un velo di tristezza nei suoi occhi ed anche un po' di nervosismo a dire il vero.

Le parole non riescono più ad uscire dalla mia bocca, mi fermo, ed aspetto una specie di conferma per continuare da parte sua ed arriva subito, il moro capisce immediatamente il mio silenzio

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Le parole non riescono più ad uscire dalla mia bocca, mi fermo, ed aspetto una specie di conferma per continuare da parte sua ed arriva subito, il moro capisce immediatamente il mio silenzio.. "Continua Isabel.." asserisce.
Gli racconto tutta la storia, dalla prima all'ultima conversazione avuta con suo padre. Gli ho raccontato anche del fatto che avrei voluto dirglielo dal primo giorno e che suo padre non me l'ha concesso.

"Questo é tutto Harry.." concludo mentre asciugo qualche lacrima furtiva sul mio viso abbassando lo sguardo. Mi aspetto la sua ira, mi aspetto che mi dice per l'ennesima volta che sono una cazzo di arrampicatrice, mi aspetto che mi ricorda quanto sia grande il suo odio per me. Ma Harry non fa niente di tutto questo. Non dice nulla, non ha nessuna reazione. Semplicemente si alza come se nulla fosse successo e se ne va via.

-Harry-

Quando Isabel termina il racconto, reagisco in un modo che neanch'io mi aspettavo da me stesso. Non le dico nulla. Semplicemente me ne vado. Ho bisogno di schiarirmi le idee e di metabolizzare bene tutta questa storia.

Non me la sento di accusarla in questo momento, nonostante mi stia sul cazzo, so cosa si prova a perdere un genitore. Mia mamma era tutto per me e se mi avessero chiesto di sposare una sconosciuta per farla restare in vita lo avrei fatto senza battere ciglio.

Non so per quale motivo mio padre le ha proposto quest'accordo, si è assicurato che il padre di Isabel riceva le giuste cure senza badare a spese, ma in cambio di cosa? Nemmeno Isabel ha ancora capito perché ha dovuto sposarmi, si è chiesta e si chiede ancora perché proprio lei. Ma a quanto pare, non gliel'ha mai data una spiegazione a riguardo e di questo ne risponderà a me. A costo di qualsiasi cosa.

Così, senza pensarci due volte prendo la macchina e corro in azienda. Ho bisogno di questo particolare e subito. Una volta arrivato scendo dalla macchina e lascio le chiavi all'addetto che la parcheggia.
"La rivoglio qui tra dieci minuti esatti!" Gli dico senza neanche guardarlo ed entro.

Mi precipito direttamente al trentaseiesimo piano, dove si trova l'ufficio del grande capo.
"Buongiorno signor Styles" mi saluta la segretaria cascamorta ma la supero senza nemmeno risponderla ed entro furioso nell'ufficio di mio padre, sbattendo la porta dietro di me.

"Mi chiedevo quando sarebbe successo!"
Afferma solamente, senza nemmeno guardarmi in faccia.
"Proprio ora papà ed esigo una cazzo di spiegazione da te, adesso!" Sbotto avvicinandomi alla scrivania sbattendoci i pugni.

"Siediti." Mi ordina. "Non voglio sedermi, voglio solo una cazzo di spiegazione" grugnisco a denti stretti.

"Non ti fidi della sua versione?" Chiede ancora.
"Mi fido della sua versione, e mi fido del fatto che hai usato la miseria, la disperazione e la vita di quella donna per incastrarmi. Per non parlare delle patologie del padre. Ma resta il fatto che neanche lei sa perché avrebbe proprio dovuto sposarmi, immagino che solo tu possa illuminarci adesso che lo siamo" Urlo come un matto, la faccia mi sta andando a fuoco e la mia pazienza è rasa al suolo.

"Ve lo dirò.." ribatte e a queste parole rilasso le spalle, mi guarda in faccia per la prima volta da quando ho messo piede in questa stanza e continua sorridendo appena. "A tempo debito."

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