•29 ISABEL

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Mi sveglio di soprassalto e guardandomi intorno mi rendo conto che non sono in camera mia. Un infermiere entra nella mia stanza chiedendomi se stessi meglio. Non rispondo, lo guardo e mi sento come se fosse questo il giorno in cui ho perso mio padre. I miei occhi si riempiono di lacrime, il mio petto si abbassa e si rialza irregolarmente mentre io cerco di riprendere fiato. "Signora Styles, va tutto bene?" ripete l'infermiere. Piango come se non fosse possibile contenere tutto il dolore che mi pervade, piango finché non termino le lacrime.

La porta della camera si apre e i miei occhi vengono attirati dall'alta figura che entra, un altro singhiozzo prorompe dal mio petto, due lacrime mi rigano il viso e con quelle ne seguono altre, ancora e ancora. Annaspo in cerca di aria, cerco un qualsiasi appiglio che non riesco però a raggiungere. "Perché?" sussurro. Posso vedere l'agonia che attraversa i suoi occhi verdi. "Perché l'unica persona che mi abbia mai veramente amata, è morta?" ad ogni parola crollo e non ho nulla a cui aggrapparmi.

"Isabel.." mormora, se ne sta fermo, immobile, ma non distoglie il suo sguardo dal mio neanche un attimo. "Io lo so come ti senti.. per questo non ti dirò di essere forte, perché so che non lo sarai." Comincia a parlare e mentre lo fa si avvicina al mio letto e si siede su una delle sedie poste al fianco di esso. "Le lacrime fanno parte del dolore, sono liberatorie, quindi piangi quanto vuoi Isabel, ma non incolparti per la sua morte, non autodistruggerti." Conclude con un filo di voce e se non lo conoscessi, avrei detto che quest'uomo ha dei sentimenti e che si sta realmente preoccupando per me, ma so bene che non appena starò meglio, la prima cosa che farà, sarà farmi firmare il divorzio e liberarsi della cosiddetta 'arrampicatrice sociale'. Ma non m'importa più di tanto.

Lo vedo tentare di comprendere i pensieri che mi passano nella testa, con aria corrugata. Per un attimo desidero che ci riesca, per me non è facile aprire il mio cuore, a maggior ragione con lui, quando so la considerazione che ha di me. "Perché lo stai facendo, Harry?" chiedo, quasi vergognandomene. Abbasso lo sguardo e comincio ad attorcigliare il pizzo delle lenzuola riposte sul mio corpo. "Perché faccio cosa?" risponde senza esitare un secondo.

"Insomma, mio ​​padre è morto quasi tre giorni fa, non ha più senso tutta questa messa in scena.." parlo senza alzare lo sguardo. "Di quale messa in scena stai parlando Isabel?" chiede cauto. "beh.. lo sai Harry di cosa sto parlando.." ribatto ancora più imbarazzata. "Parlo del fatto che siamo vincolati da un accordo che avresti avuto tutto il diritto di spezzare tre giorni fa, invece mi hai permesso di restare ancora nella tua villa e ti sei preoccupato addirittura di organizzare il funerale di mio padre.. e come se non bastasse ti stai preoccupando e prendendo cura di me, a modo tuo certo.." prendo coraggio e torno a guardarlo in faccia ingoiando il nodo che ho in gola. Harry mi fissa e posso sentirlo combattere contro le mie domande, sembra confuso, come se volesse darmi una risposta concreta, ma non può perché neanche lui sa il perché di tutto ciò.

Dopo un interminabile e silenziosa pausa ricomincia a parlare: "Isabel, io credo che non sia ne il momento ne il luogo giusto per parlare di questo" indica la fede che porta sul suo anulare sinistro e si schiarisce la voce. "E per quanto riguarda le altre cose, sai, per quanto io possa essere uno stronzo, sono un essere umano e soprattutto, non abbandono le persone." Ammette sforzatamente, ma apprezzo molto il fatto che comunque lo ha fatto. Non siamo di certo una vera coppia di innamorati, ma l'idea che saremmo potuti essere qualcosa più simile a due amici, mi sfiora i pensieri.

Harry scavalla le gambe e mi rivolge un cordiale sorriso "Ti va se torniamo a casa?" chiede gentilmente. Annuisco, con gli occhi rossi ed il viso gonfio. Le mie occhiaie mi fanno apparire ancora più spossata e triste. "S-si, certo" dico scostandomi le lenzuola rigide da dosso e mi alzo di sbotto, procurandomi un lieve giramento di testa che Harry sembra notare. "Fai attenzione o rischi di cadere Isabel" mi avverte. Con un lieve cenno della testa gli faccio capire che è tutto ok, e la sua attenzione mi sorprende ancora una volta. È difficile averci a che fare, certo, ma il suo cuore si sta dimostrando davvero puro. O almeno è quello che credo.

"Mi trovi nel corridoio se hai bisogno di una mano" Asserisce con un cenno prima di richiudere la porta alle sue spalle lasciandomi da sola per prepararmi.


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