part two

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non ancora;

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non ancora;

quel pomeriggio proseguì per il meglio, bill e tom ci avevano aiutati ad aggiustare i mobili e le ultime cose che rimanevano. ls nostra casa era pronta.
i gemelli kaulitz rimasero a casa nostra fino a tardi e prima di uscire dalla porta bill porse a mike un biglietto

bill: domani danno una festa nella villa vicino allo stadio verso le nove, georg e gustav non hanno voglia di andarci. potreste venire con noi

tom guardò bill, per poi guardare me mentre annuiva leggermente con la testa sorridendo

jade: ci saremo senz'altro!

tom: allora a domani, schelmischen

jade: ciao idiota

tom's pov:

bill: non farlo

tom: non ho fatto nulla

bill: non ancora. senti tom quella ragazza ne ha già passate di cotte e di crude quindi non ti ci mettere anche tu.

bill non si arrabbiava quasi mai veramente con me, infatti quando me lo disse era dispiaciuto. non sapevo cosa fosse successo a jade in questi dodici anni e non glielo avrei chiesto, ma il pensiero di rovinarla ancora di più mi faceva sentire strano. forse perché era la ragazzetta che schifava qualsiasi essere al mondo che fumasse, e adesso la vedevo accendersi una sigaretta ogni secondo.
ma nonostante non volessi farle del male mi piaceva ancora stuzzicarla come quando eravamo bambini, ma a questo giro sarebbe stato in modo diverso...

-

jade's pov:

alle diciannove del giorno dopo io e mike vi preparammo per la festa. dopo la doccia mi asciugai i capelli e per una volta gli piastrai, mi truccai come al mio solito e misi una gonna corta nera con dei ricami bianchi, una maglia color sangue con una meravigliosa scritta "asshole" bianca e degli stivaletti con il tacco sempre neri. aggiunsi un paio di orecchini e degli anelli entrambi color argento, ovviamente avevo addosso anche la collana ti tom.
mike mi copiò spudoratamente mettendo quei jeans bordeaux anni 70' (che a me piacevano tanto), una giacca e delle scarpe di pelle nera, qualche collana e qualche anello ed infine, una maglietta bianca abbinata alla mia con su scritto "yes, i am" in nero.

il mio rapporto con mike era stupendo, ci capivamo con un solo sguardo e sapeva sempre quando qualcosa non andava. fu lui ad aiutarmi nel momento peggiore della mia vita, nel momento dove non volevo nessuno accanto, tranne lui.
era l'unica persona a cui tenevo davvero, non sono mai stata una persona che si affezionava facilmente, questo mi portò a non avere molti amici. tutti si allontanavano da me, tranne bill, tom, georg, gus, e mike.
il mio migliore amico, la mente della coppia, il gemello più piccolo, di venti minuti, ma sempre più piccolo.

verso le venti e trenta andammo dai ragazzi, bussai io e mi aprì una ragazza, occhi verdi e capelli biondi, quasi bianchi. mike la riconobbe subito, la abbracciò. si chiamava dana, era la stessa bambina che piaceva a mike e bill da piccoli. era cresciuta tanto. anche da piccola era bella, ma adesso era qualcosa di non umano, sembrava un angelo.

dana: oddio jade, quanto sei bella, quasi non ti riconoscevo

i suoi abbracci erano sempre uguali, stessa cosa il suo profumo, fragola.
lei era il mio esatto opposto sin da piccole, non solo fisicamente. era molto magra, io non lo sono mai stata. lei era sempre tranquilla e gentile, io ero una piccola schelmischen. amava i vestiti larghi e le tute, io ero la femminilità fatta a donna. voleva trovare il vero amore, io volevo solo qualcuno da scoparmi. lei era una maniaca del controllo, io amavo lasciarmi andare.
e cazzo se a diciassette anni avrei voluto avere il controllo.

andammo con la macchina di mike, guidavo io. sono sempre stata brava a guidare, mi piaceva anche, mi faceva sentire libera.
dopo una ventina di minuti arrivammo.
era una villa gigante con anche una piscina. entrammo nella casa e a quanto pare dana conosceva tutti.
una mandria di ragazze andarono da tom a chiedere foto e autografi, anche baci.

jade: allora è vero che il fare da cattivo ragazzo fa rimorchiare!

dissi sfottendolo.
rise e andò a sedersi su un divanetto insieme a mike e dana mentre io e bill eravamo andati al bar per prendere dei cocktails per noi e i ragazzi, li portammo agli altri e ci sedemmo lì con loro. iniziammo a giocare ad obbligo o verità girando la bottiglia, la girò bill e uscii io, scelsi obbligo.

bill: mhh, ti obbligo a far vedere tutti i tuoi tatuaggi, spiegando anche il loro significato

in realtà la maggior parte dei miei tatuaggi erano fatti per estetica, però mi alzai in piedi lo stesso e iniziai a farli vedere: iniziai dalle gambe, il tribale a forma di cuore sulla coscia, poi il cavallo dell'album "white pony" dei deftones sull'altra gamba vicino alla caviglia. proseguii con quelli sul busto, quindi il filo spinato tra i miei due seni e la freccia sul basso ventre, dopo la stella vicino all'orecchio. sul polso dentro avevo la scritta "the beatles" e vicino alla spalla avevo il mio orario di nascita, "9:50", mike aveva tatuato il suo, "10:10".
e poi arrivò il momento dell'unico tatuaggio che non volevo far vedere, l'unico con un significato davvero orribile. era una frase, "an overdose is just a blackout" con al posto della "v" due pillole sovrapposte. mike mi prese la mano e guardò i miei occhi, pieni di rabbia, ero arrabbiata con me stessa per non essermi resa conto di quel che stavo facendo, quella maledetta notte.
mi sedetti in mezzo a bill e dana, entrambi mi presero la mano, dana la tolse per prima

dana: bhe, adesso giro io!

uscii tom.

dana: bacia la persona che reputi la più attraente della serata. sulle labbra

l'idiota sorrise divertito, si guardò un po' intorno. poi guardò me. era seduto davanti a me, si sporse un po' più avanti e mi guardò intensamente negli occhi mentre giocava con quello stupido piercing.
era sempre più vicino, io non mi mossi di un centimetro

tom: non ancora schelmischen

lasciò un umido bacio sulla mia guancia dopo aver sussurrato nel mio orecchio, nessuno lo sentii, ma tutti risero. e anche io. mi divertiva quel che faceva, non potevo negare fosse un ragazzo simpatico. amavo questo nostro stuzzicarci.

tom: giro io

e rieccoci qui

tom: schelmischen, obbligo o verità

jade: obbligo, idiota.

tom: stesso obbligo.

non so cosa si aspettava che facessi, ma di sicuro non l'avrei accontentato. baciai dana. ridemmo a crepapelle, ovviamente non lo feci con mailizia o altro, ma lei era molto molto attraente e baciarla non mi sarebbe mai dispiaciuto.
tom sorrise in un modo a dir poco maestoso. era bello, non potevo negarlo.
presi il mio mojito e andai in pista sulle note di "976- devil", pochi secondi dopo qualcuno mi raggiunse

x: muoviti un po' di meno, schelmischen...

the game was worth the candle ✦ - tom kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora