Attimi di perdizione

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Dormiva schiacciato da centomila pensieri, da altrettante paura e tormenti per cui soltanto pensare di chiudere lentamente gli occhi pareva essere liberatorio per lui.

Al suo fianco, Simone lo osservava con perdizione di chi avrebbe potuto ricordarsi ogni dettaglio di quel viso a memoria; era così. Come se un po' gli appartenesse.

Non si udiva alcun rumore provenire dall'esterno, anche i grilli sembravano aver lasciato ai due lo spazio che attendevano.

Rimanere soli in quel grande letto, che forse tanto spazioso non era, ma sicuramente per loro sì, che riservavano ai loro corpi lo spazio al centro, uno accanto all'altro.

Quella casa altrettanto grande che ospitava solo loro due, in una stanza tanto grande che al buio era facile perdersi senza riuscire a trovarsi più fino al mattino seguente, alla prossima luce.

Simone teneva gli occhi aperti a fatica, voleva reprimere i ricordi di quel corpo su di lui, sotto di lui, dentro di lui.

Pareva impossibile dimenticare.

Aveva sussurrato un 'buonanotte' prima di voltarsi di spalle Manuel, senza neanche incontrare il suo sguardo pensieroso e domandargli che fosse successo.

Che Simone non avrebbe potuto rispondergli che gli mancava la sua bocca sulla sua pelle nivea, troppo bianca e troppo semplice, che gli venivano le lacrime agli occhi senza quei marchi.

Manuel dormiva e Simone pensava.

Com'era possibile, erano finiti così a fondo in pochi mesi e pochi anni. Quando stavano insieme per più di dieci minuti, era una catastrofe.

Non potevano fare a meno di sfiorarsi, di toccarsi, guardarsi, perdersi uno nell'altro.

Continuava a rigirarsi nel letto, come se le pulci non lo lasciassero stare fermo nella stessa posizione per più di dieci minuti.

«Hai finito de fa balla' il letto?» la voce roca del sonno lo riscosse all'istante.

«Non riesco a trovare la posizione giusta»

Dormivano nello stesso letto nonostante Dante gli preparasse la brandina ogni sera in cui il maggiore era presente, perché quest'ultimo voleva sempre sentire Simone, il suo fiato e corpo vicino a sé.

Solo così riusciva a dormire.

«Vieni..» allungò un braccio, restando con gli occhi chiusi e cominciando ad accarezzare lentamente il collo del ragazzo al suo fianco. «Sei sudato».

Spostò le mani sul petto di Simone, scivolando fino a dove terminava il tessuto leggero che indossava e alzandolo, per intimare l'altro a toglierlo, magari avrebbe avuto più libertà e avrebbe smesso di muoversi e sudare.

Simone eseguì senza fiatare, restando a petto nudo con la mano di Manuel che vagava sul suo corpo come abitudine.

«Sei bellissimo»

«Neanche mi stai guardando»

«L'ho fatto tante volte, lo so»

Si voltò sul fianco, provocando un rumore strano dal letto che a ogni respiro sembrava vibrare assieme al pavimento.

Teneva ancora le palpebre calate e lasciò cadere la mano destra fino al fianco dinanzi a lui.

Lo spinse più vicino, voleva sentire il suo corpo schiacciato da quello di Simone per tutta la vita se solo avesse potuto.

«Se sono sudato è perché fa caldo Manuel, se resto appicciato a te finiremo in un bagno di sudore»

«E te vorresti allontana'?»

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