Mi ha fatto pensare a te

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Simone credeva che le sue gambe avrebbero ceduto da un momento all'altro, facendolo crollare su quel pavimento sudicio in meno di pochi secondi.

«Perché me guardi come n'alieno?»

Manuel davanti a lui, ancora non aveva capito perché il suo amico era diventato bianco come avesse visto un vero e proprio fantasma, con gli occhi spalancati ma allo stesso tempo confusi.

«Non ho cap- Tu mi hai preso questo?»

«L'ho visto e ti ho pensato» Manuel allungò di nuovo la giacca pelosa che teneva tra le mani.

In realtà era tutto molto più semplice. Manuel aveva accompagnato sua madre al centro commerciale il giorno prima e vedendo un giacca pelosa beige, come quella di Simone verde - di cui ricordava alla perfezione anche la consistenza - pensò subito all'amico e con un sorriso la comprò al volo.

«Non ce l'avevi di sto colore o sbaglio?» si sedette nel banco affianco a lui.

Era una domanda retorica ovviamente, Manuel sapeva perfettamente la composizione dell'armadio di Simone, persino lo scaffale più visibile dove il più piccolo riponeva i suoi vestiti preferiti per averli subito a portata di mano.

«Non ce l'avevo no» sussurrò. «Grazie»

Manuel gli sorrise, tranquillamente. E come al solito si sistemò sul banco per attendere che Dante cominciasse la lezione.


Quello fu soltanto l'inizio delle cose che fecero pensare a Manuel di Simone.

Dal caffè zuccherato, non troppo, che Simone prendeva ad ogni intervallo e che Manuel gli faceva trovare sempre sul banco, anche se poi non aveva il soldi per un caffè proprio.

Al 'come stai' la mattina, perché Manuel sapeva che a quell'ora Simone soffriva sempre di un mal di stomaco non indifferente a causa della sua veloce e a volte incompleta colazione - a cui Manuel spesso rimediava con un cornetto acquistato nel bar davanti scuola.

Erano piccoli gesti, che non passarono però indifferenti sotto agli occhi del corvino che si sentiva sempre più coccolato.

Anche quello stesso pomeriggio, dove ormai era abitudine per loro rintanarsi in camera del più piccolo per studiare, Manuel si era presentato in villa con due pizze.

«Tieni, so che non mangi mai appena torni»

Ed effettivamente era vero, Simone non era solito pranzare dopo scuola, non con un pasto completo almeno.

«Grazie?» lo osservò muoversi in casa sua come se la condividessero. «Ma è quella-»

«Salsicce, come piace a te» scrollò le spalle come fosse la cosa più ovvia che avesse fatto in tutta la sua vita.

Dopo di che si spostarono in cucina a mangiare, in particolare e strano silenzio, perché mentre Simone valutava ogni idea possibile per non illudersi, Manuel credeva di aver sbagliato qualcosa.

Anche quando si misero in camera a studiare e Simone spiegava lentamente la consegna dell'esercizio assegnato per compito, Manuel notava come il più piccolo non incontrava il suo sguardo neanche per sbaglio.

«Hai capito?» e anche quella volta, non lo guardò. Se ne stava con gli occhi fissi sul libro o sul quaderno, senza badare a lui.

«Me guardi n'attimo?»

«Per- Manuel hai capito l'esercizio?» sbuffò, lanciando la penna sul quaderno e alzando gli occhi al cielo.

«No che non l'ho capito, stavo pensando a che ho fatto di male per non meritarme manco un tuo sguardo!»

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