Rifugio

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Durante i suoi diciotto anni di vita, Manuel non avrebbe mai pensato di arrivare a considerare qualcuno, come casa.

Nel vero significato della parola casa, dove ti senti al sicuro dal mondo esterno, dove sei certo di poter essere te stesso qualunque cosa accada, di essere felice e calmo. Senza nessuno che ti rincorre, con i tuoi tempi.

Manuel questa sensazione non l'aveva mai provata in nessun luogo, in nessuna casa che lui e sua madre avevano occupato. Forse non aveva fatto in tempo a causa degli sfratti dopo pochi mesi, forse non era capace o non si meritava una sensazione tanto pura e delicata.

Poi successe una cosa strana e la consapevolezza di questa sensazione colpì Manuel dritto in faccia una sera di ottobre.

Aveva passato una giornata infernale, tra confessioni dolorose e tradimenti inaspettati; sua madre aveva deciso di privare la sua vita di un padre, senza mai accennargli neanche un dettaglio banale sull'uomo, affermando sempre la sua inesistenza.

Si era quindi domandato se la sua vita fosse andata diversamente. Se oltre un padre e una sorella, avesse potuto avere una situazione economica più che stabile, senza paura di poter passare la notte in un parco al buio com'era successo da piccolo.

E tutto quel dolore lo aveva ancora nello stomaco, non aveva voluto sentire nessuno tutto il giorno. Tra sua madre e Dante, Nina che lo chiamava perché voleva vederlo, aveva spento ogni tipo di comunicazione.

Come fosse una bomba a orologeria che stava per esplodere, aprì la porta della sua stanza con tremore e cercò con lo sguardo Simone. Aveva sentito il motore della vespa, segnò che era finalmente tornato.

E Manuel non credeva potesse essere così inaspettato, ma appena lo vide varcare la soglia della porta l'esplosione nel suo stomaco si affievolì fino a scomparire.

L'altro vide i segni della distruzione sul suo viso, lo shock che ancora gli riempiva gli occhi.

«Posso parlarti? Ho..» c'abbiamo tutti bisogno di qualcuno. «Ho bisogno di te» io più di tutti.

Simone annuí in fretta, raccogliendo velocemente il fumo nel comodino e scendendo le scale per rifugiarsi assieme a Manuel sul bordo della piscina.

La sensazione di casa riempì il moro in quell'istante. Che fino a quel momento non si era reso conto di nulla, invece a pensarci tra tutto quel caos e parole al vento, Manuel ha cercato soltanto gli occhi di Simone per sentirsi nuovamente al sicuro e al posto giusto.

Gli spiegò per filo e per segno l'intera storia, capendo quante volte stava per crollare in meno di ventiquattr'ore.

«Cazzo che storia» aspirò il fumo lentamente. «Potevi chiamarmi, sarei venuto molto prima»

«Sapevo con chi stavi.. nun te volevo disturba'» perché Manuel ormai pensava che Mimmo lo avesse surclassato nella lista di persone importanti del corvino, quindi non aveva voluto chiamarlo per il terrore che l'altro, l'ennesimo di quel giorno, lo ferisse ulteriormente.

«Non c'entra. Sarei corso da te immediatamente, non c'è paragone»

Manuel sospirò. Guardandolo con la coda dell'occhio, il profilo rilassato e le labbra che toccavano la cartina lunga bruciata, strizzava gli occhi per l'odore nauseante che ancora non sopportava.

«A volte penso.. agli universi paralleli no?» sussurrò. «Dove ci sta uno identico a me, con un padre e una sorella. Ma che nun c'ha le pezze ar culo come me» si lasciò andare ad un respiro tremante, principio di un singhiozzo che cercò di celare dietro un colpo di tosse.

Simone senza fiatare allungò il braccio sulle sue spalle, avvolgendole in un caldo abbraccio e tirandoselo sempre più vicino.

Il moro si lasciò andare all'indietro, con la testa appoggiata alla sua spalla e chiudendo gli occhi, respirando aria pulita, il suo profumo.

Non si era mai sentito così al sicuro, pareva quasi una parentesi, un oasi felice in mezzo a tutti i casini che lo stavano soffocando. Simone era la sua libertà.

Appena la mano di quest'ultimo gli sfiorò il viso, Manuel sembrò ridestarsi e si scostò malamente da lui.

«Troppo sentimentale?» borbottò Simone ridacchiando. «Con me te lo puoi permettere, 'o sai si?»

Manuel annuí, sorridendo in modo malinconico e sussurrando un grazie, che l'altro ricambio con uno sguardo.

E forse con la dolcezza di quegli occhioni, o il fatto che all'altro non importava niente se fosse crollato o meno, che lo avrebbe comunque tenuto stretto tra le braccia, allora si lasciò di nuovo andare contro il suo corpo, senza scostarsi appena quelle lunghe braccia lo avvolsero strette.

«Sei sempre tu» sussurrò con voce tremante, guardando un punto fisso dinanzi a lui.

«Come?» in verità Simone aveva capito, riusciva a captare ogni dettaglio dell'altro.

«Sei sempre tu a- esserci, per me» confessò com un peso al cuore che andava pian piano diminuendo. «Sei come.. una certezza, so di poter contare sempre su di te. E non è banale, è come se fossi il mio rifugio no? Dove sono certo di stare al sicuro, con te mi sento sempre al sicuro»

Simone accennò un piccolo sorriso, i suoi occhi rilasciarono una lucina che li fece brillare.

«Mi fa piacere che lo sai, puoi sempre contare su di me»

«Lo so, lo so» annuí lentamente.

I suoi ricci accarezzarono la pelle del minore, facendogli il solletico leggermente.

Girò il viso e si accucciò nell'incavo del collo tra la spalla e la mandibola, respirando a pieni polmoni il profumo delicato di quella pelle bianca.

A Simone tremava il cuore, neanche lui sapeva bene come facesse a trovarsi ancora in quella posizione, respirando lentamente nonostante ancora non ci credesse.

«Sei il mio rifugio» constatò a voce alta, come se volesse rendere testimone quel cielo stellato di quell'informazione.

Le labbra del moro toccarono la pelle pallida, questa si cosparse di brividi e allora un leggero bacio sancì il contatto.

Le dita di Simone sfiorarono i suoi pantaloni, strinsero forte il tessuto ed esalò un respiro profondo.

«Manuel» mormorò. Ma allo stesso tempo si spostò un attimo per facilitare l'intrusione delle labbra dell'altro sulla sua pelle.

Una mano del maggiore si spostò dietro la sua nuca, l'altra sulla sua coscia, premendo leggermente.

Gli baciò il lobo, sospirando nel suo orecchio e percependo il corpo sotto di lui tremare.

Si tirò indietro Manuel, guardandolo negli occhi appena il piccolo si riprese.

«Vorrei che fosse così anche per te, che nel caso in cui non andasse bene o semplicemente avessi bisogno di sicurezza.. tu pensi a me»

«Già lo faccio Manu, è già così» sussurrò, abbassando lo sguardo sulle labbra rosse di Manuel che vedeva in penombra.

Il moro annuí, sorridendo e sporgendosi nella direzione dell'altro per sfiorare le sue labbra e unirle in un leggero bacio, che via via assunse un ritmo incalzante tanto che sentirono i polmoni pizzicare e dovettero per forza staccarsi per riprendere fiato.

Non era cambiato niente, perché anche al fianco di altre persone in passato si erano sempre cercati l'un l'altro, ma questa volta avevano scoperto le carte di una consapevolezza nuova e finalmente potevano rasserenarsi insieme.

Entrambi il rifugio dell'altro.







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