🔞 Capitolo 14🔞

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E poi un bussare alla porta insistente.

"Ulisse sono io!!!"

Si sente la voce di una donna misteriosa che continua a colpire selvaggiamente alla porta. Lui la ignora mentre affonda ancora dentro di me, non vuole proprio privarsi dell'org**mo, della mia carne giovane, profumata, tenera...

"Dovresti andare ad aprire la porta." tremo lui però mi zittisce ponendo il suo palmo contro le mie labbra.

"Zitta!"

"Ma... ma." miagolo mentre il suo sguardo voglioso ed eccitato penetra anche esso dentro di me.

"Sta' zitta, ho detto." controbatte con voce bassissima contro il mio orecchio.

"Zitta, zitta e godi."

Quella frase è un luminoso e possente fulmine. Lui è dritto e gonfio, è sensibilissimo e trasmette al mio cervello sensazioni indescrivibili, a momenti violente o dolcissime, ma sempre superlative come se il suo membro fosse stato generato per me, per il mio piacere.  Nella stanza un rumore come di uno schiaffo provocato dal pube di lui che si scontra contro le mie natiche.

"Oh..." sospiro quasi all'apice.

"Chiamami Padrone."

"Padrone." eseguo.

La mia vagina sta grondando liquido.

Sono fradicia! Mio Dio!

E mi scappa un sonoro vagito.

"Che cosa ti ho detto? Devi stare zitta!"

Oddio, io non riesco a stare zitta, gemere sta diventando facile come respirare.

"Devi stare zitta." la sua voce fredda è un posto della mente che ancora mi terrorizza e m'inquieta al sol pensiero.
Questo timbro così in contrasto con il suo fare raffinato nei modi e nell'aspetto da aristocratico inglese.

"Impara ad essere mia, a sentirmi dentro... tutto." e mi coglie una voglia di cedere, di sporcarmi che non saprei spiegare.

La mia mente si concentra solo su questo calore e non sul fatto che quel qualcuno che bussa alla porta potrebbe entrare da un momento all'altro e vederci.

"Padrone..." godo roteando gli occhi all'indietro e dipingendo sul mio volto una espressione corrotta del piacere più sublime.

Lui a questo punto spinge il suo pene con maggior foga.
Aumenta forza e velocità ad ogni movimento, fino a quando erutta in un getto che mi riempie, mentre anche io vengo tremante.

"Puliscimi il pise**o." ordina perentorio. Il suo sguardo mi fa impazzire, sembra un tiranno e io sono completamente alla sua mercé. Mi avvicina il membro alla mia bocca e io prendo a leccarlo. Lo lecco come se fosse un cibo prezioso e sentirlo tremare nella mia bocca mi fa ammattire.

"Ti voglio venire sulla faccia!" esce dalla mia bocca e mi guarda negli occhi. Osservo lui  che con la mano si masturba e, dopo due colpetti, mi viene sulla faccia.

Che porco! Mai mi sarei sognata di vivere una scena così... vollutuosa, intensa, intima.

Il suo seme è sul mio volto; si posa sulla mie labbra e io lo assaporo intensamente.

"Che sapore ho?" mi chiede lui mentre mi accarezza con il pollice il labbro inferiore. Sto per rispondergli quando vengo interrotta da grida feroci.

"Ulisse, per favore! Apri! So che sei lì dentro!"

All'ennesima frase urlata lui si stacca da me, cerca di ricomporsi anche se il volto è ancora arrossato dall'orgasmo e procede verso la porta. Intanto io mi accomodo su di una poltroncina di pelle nera dinanzi la scrivania.
Osservo il suo ambiente di lavoro e sopra questa lastra di legno scorgo in prima posizione una cornice.

Guardo meglio.

È una foto di famiglia, Ulisse stringe nel suo abbraccio Ester e Giovanni.

Oddio, adesso sì che mi sento una meretrice.

Rabbrividisco, ho la testa pesante e spero che prima o poi mi abituerò a convivere con il senso di colpa. Nel frattempo, quando la porta si apre e mostra l'identità della fantomatica misteriosa, io rimango a bocca aperta. È una donna che avrà sì e no trent'anni, alta, magra, biondissima e il camice bianco stretto fascia alla perfezione le sue forme.

Ma chi diavolo è questa qui?

Quando Ulisse incrocia il suo sguardo, lei si getta tra le sue braccia e si chiude la porta alle spalle. Io sono scioccata, ho le gambe molli e mi sento spettatrice di uno spettacolo macabro.

"Ti prego... sco**mi qui!" lei cerca di baciarlo ma lui si scosta il più delle volte anche se lei riesce ad ingabbiare fra i denti il suo mento perfetto.
Quando la sua mano si posa sulla patta dei pantaloni, lui alza gli occhi al cielo e la fulmina.

Ad un tratto, io non posso proprio più resistere e per mostrare la mia presenza, mi schiarisco la voce per ben due volte. La bionda barcolla sul suo tacco 12 e si volta di me come fosse un falco.

"E tu chi diavolo sei?" ha una voce davvero da oca e questa situazione mi sta irritando oltre i limiti del dicibile.
La prenderei per quei capelli biondi e la lancerei fuori di qui.

"Chi diavolo è questa qui, Ulisse? Un'altra che ti sc*pi, eh? Un'altra schiava? Un'altra sottomessa?" l'imbarazzo è nell'aria e adesso vorrei proprio fuggire via e credo che presto lo farò.

Un'altra schiava? Ho capito bene?

Wow evidentemente il mio nome fa parte di una lunga lista di donne che gli cadono ai piedi. Lo credo bene perché ha una bellezza e un carisma fuori dal normale, ma non lo accetto e non lo tollero.

Io non voglio essere una delle tante, innanzitutto perché il nostro rapporto è proibito e poi perché ... perché ... ho già dei sentimenti per lui.

"Tua moglie non morirà per la sua malattia... ma sicuramente per il dispiacere di sapere che suo marito ha una donna per ogni giorno della settimana!" grida isterica la Barbie di gomma mentre lui scuote la testa senza rispondere.

"Donne... oserei dire, ragazzine. Dove l'hai presa questa? All'asilo ?"

A quella frase afferro il mio cappotto ed esco dalla porta del retro.

Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare mentre corro verso la fermata dell'autobus.

Mi sono illusa di avere tutto quello che volevo, ma adesso mi sono trovo nel nulla, con un'esistenza mediocre, sprofondata nelle nervosi, negli incubi e nei deliri di un uomo che non avrò mai.

Il mio cuore sta per franare.

È decisamente troppo, non voglio vederlo mai più.

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