🔞 Capitolo 9🔞

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"Dolores, papà sarà molto contento di sapere che una volta terminato il percorso classico, sei ben decisa ad iscriverti presso la facoltà di medicina"  il tono di Giovanni è talmente celebrativo che mi sembra di aver appena ricevuto una lode.
È così contento di me e dei miei studi che non perde occasioni di elogiarmi, nonostante lui stia studiando economia già da due anni.

"Oh sì, caro, è vero! Dolores ha una bella mente e ti piacerà sapere che in un futuro probabilmente sarà tua collega" a quella frase i suoi occhi cadono nei miei.

"Ah sì?" il suo è un sospiro di fuoco.
Il cuore inizia a tamburellare con estrema rapidità mentre i suoi occhi nocciola si trapiantano nei miei. I nostri sguardi sono intensi, volutosi, carichi di ectsacy che avremmo potuto fare l'amore solo attraverso le nostre pupille scure.

"Oh, sì, beh, mi piacerebbe diventare un medico" rispondo mentre tra le labbra gioco con la punta della forchetta: ecco che la vera Dolores vien fuori, provocatrice, sfacciata, ninfetta. Lui serra la mascella e rimane sorpreso dalla mia provocazione, mi ammira in silenzio mentre la mia lingua accarezza delicatamente l'estremo della posata.
Capto dallo sguardo un barlume di follia, di pazzia, di instabilità  che si sta insediando tra noi.
Ma non finisce qui, perché in maniera impercettibile divarico appena le gambe quel che basta per fargli piedino da sotto il tavolo.
Lui sgrana pian piano gli occhi proprio a ritmo del mio piede che si posa sul suo inguine.
Un colpo di tosse esce dalle sue labbra mentre il pomo di Adamo diventa sempre più pronunciato sul suo collo.

"Sai, tesoro...Ulisse è il primario di cardiochirurgia all'ospedale di Trento" spiega la madre di Giovanni spezzando il silenzio che aleggiava a tavolo.

"Mi occupo di 'questioni di cuore'. " continua lui citando proprio le parole che ha usato in chat mentre il mio piede sale sempre di più è sfioro la sua erezione ormai, già gonfia.
La superficie rimane calma, ma il terreno comincia a essere meno fermo sotto i piedi.
Quello che sta accadendo è tremendamente eccitante, sento la mia intimità pulsare e avere al fianco Giovanni mi rende una vera e propria donna diabolica.
L'uomo si lascia sfuggire l'ennesimo colpo di tosse quando inizio a sfiorare ripetutamente il suo punto sensibile, alza gli occhi al cielo mentre davanti a me lo vedo tradire sua moglie e suo figlio.
E sapevamo entrambi, della nostra verità nascosta, una bugia non è altro che questo.

Le storie di estasi sono storie infinite d' insuccessi. Perchè arriva sempre la separazione ma tra noi, non fu così, dopo la notte passata insieme non ci separammo, come lui aveva previsto.

Tutte le leggi della vita e della società si stanno rivelando labili davanti a quello che sto facendo. Se ogni uomo si interrogasse verso di "noi" sicuramente ci giudicherebbe come due mostri, due incoscienti e darebbe del pedofilo a lui e della put**** a me.

Un tremito mi scosse, brevissimo e quasi impercettibile, che quasi non meritava di essere notato. Ma così intenso fu il dolore che mi attraversò, che compresi di aver già subito un incantesimo, stregata, legata, manufatta a lui, per sempre.
Poi entrambi i piedi circondano la sua erezione e cominciano a muoversi su e  giù  mentre la musica da lounge bar accompagna le chiacchiere di Giovanni e sua madre, felici per l'ottima intesa che si era instaurata tra me e mio suocero.

"Vado a fumare una sigaretta..." commenta lui.

"Ti accompagna Dolores, papà. Anche lei fuma."

Ulisse, la vittima sacrale scivola in un Ade dove dovrà  cercare nuove strade in quella che ora, si sa, sarà una tenebra permanente.
Io, la sua Lolita, la sua Circe... il suo peccato.

Ed è così che siamo fuori dal locale, il freddo quasi entra nelle mie ossa ed il respiro rimane congelato nell'aria.
Lui si accende la sigaretta e lo trovo dannatamente sexy mentre respira avidamente il fumo. Mi invita ad imboccare un vincolo buio dove possiamo finalmente concludere ciò che avevamo iniziato. È nervoso e quando si apre il cappotto nero per riporre il pacchetto di Marlboro nelle tasche intere, il mio sguardo cade sul rigonfiamento all'altezza della patta dei pantaloni.
È ancora eccitato e lo credo bene... quello che è accaduto a tavola è stato erotismo allo stato puro.

"Dolores" mi chiama e il mio nome tra le sue labbra mi provoca una scarica di libido capace di farmi sussultare.

"Sì?" rispondo alzando lo sguardo e incrociando i suoi occhi lascivi, intanto mi avvicino, lo sfioro appena vicino l'inguine. Lo sento fremere sotto al mio tocco perciò prendo la sua mano e la porto sotto al vestito, facendogli notare l'assenza delle mutandine che per altro ha lui.

"È sbagliato, è sbagliato..."  si morde le labbra, dopodiché si allontana bruscamente e io non comprendo assolutamente questo cambio di rotta repentino.
Così mi avvicino di nuovo insistente perché non posso perdere quest'anima rovente che mi infiamma ovunque.

"Sei la fidanzata di mio figlio..."

Mi infila una mano sotto al vestito e subito dopo mi penetra più volte con un dito. È combattuto, ma non può resistere alla vocazione del desiderio carnale.

"Basta, basta... fammi smettere, ti prego..."

Le sue labbra sono poggiate sul mio naso, non vuol sapere di baciarmi e io gli stringo il membro e i testicoli con entrambe le mani.

"Oh..." sospira intensamente quasi cercando forza per bloccarsi, per arrestare quell'orrore che stavamo compiendo. Porta una mano sul mio seno, stringendolo, mentre con l'altra mi massaggia il clitoride.
Mi masturba con le dita fredde e posso sentire tutto il mio calore che lo avvolge. Poggia la bocca sul mio orecchio e geme senza controllo, senza pudore, senza contegno.

Oh, che goduria!

Nessuno mi ha aveva mai toccata così , nemmeno io durante le varie pratiche di autoerotismo. A un certo punto sentiamo qualcuno tossire. Ci stacchiamo ansimanti e ci ricordiamo di essere ancora fuori dal locale.

"Non possiamo" muove solo le labbra e io ne leggo il labiale.

"Ma vogliamo" rispondo con la stessa modalità.

Quando il passante è ufficialmente scomparso in un portone lui mi sbatte contro il muro di mattoncini rossi e mi avvolge nel suo trance . La costrizione del peso del su corpo sul mio mi fa desiderare sempre di più  che lui mi possegga.
Il mio liquido esce e comincia ad appiccicarsi piano sulle mutandine.

Oddio è decisamente troppo.

Lentamente inizio a slacciargli la camicia mentre gli lascio una scia di umidi baci dall'orecchio alla gola, per poi scendere sempre più giù. Sento il suo respiro accelerare.  Gli bacio il membro duro da sopra i pantaloni del vestito mentre lui mi guida tenendomi per la mia chioma nera.

"Dolores, ti prego... no" si oppone allontanandomi la testa.

"Io non sapevo chi tu fossi ma adesso che lo so non diamo vita ad uno scandalo" gli lecca la gola facendo finta di non sentire, per poi scendere di nuovo verso la sua erezione tormentandola con la lingua. Mi inginocchio  quel poco che basta per dare vita a dell'ottimo sesso o****.

"Dolores, no, maledizione! Vai via!" mi prende il collo e mi costringe a rimettermi in piedi per poi bloccarmi verso il suo sguardo autoritario.

"No, Dolores! Hai capito? No!" mi guarda dritto negli occhi e mi fa di nuovo del male, per l'ennesima volta, dolore è solo quello che sento.

"Sei un b******" urlo voltandomi di spalle e schizzando via per le strade della città.

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