🔞 Capitolo 13🔞

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Sapevo che non dovevo fidarmi, sapevo che dovevo uccidere quel sentimento che mi spingeva verso di lui, perché dopo quella sera è sparito.

Una settimana in cui non lo vedo, perché implicitamente ho scoperto che si trova a Trento. E una settimana in cui non lo sento, nè via sms nè su whatsapp.

Intanto, sto uscendo da scuola con il dizionario di greco tra le mani mentre Elena, la mia migliore amica non fa altro che parlarmi del rappresentante d'istituto, sua cotta storica.

Nessuno mi conosce realmente, perché nessuno si è reso conto del mio stato d'ansia e sconforto, nemmeno lei.

D'un tratto, un suo trillo mi perfora le orecchie.

"Oddio, Dolly! Guarda quella macchina! Ma è o non è una Porsche?!" strilla come un'ossessa e io riconosco quella vettura, la sua vettura.

Lei mi chiede qualcosa e io rispondo di sì senza nemmeno capire di cosa si trattasse.

Ecco che è ricomparso all'improvviso nella mia vita.

"Ehi ma chi è quel figo ?" grida ancora più forte ammirando Ulisse seduto nella sua macchina costosa mentre gusta una sigaretta. Ha gli occhiali da sole neri, leggermente circolari e il braccio destro al fuori del finestrino.

"Ehm, è il padre di Giovanni." balbetto bloccandomi di fronte la sua bellezza. È sorridente, con un carisma stratosferico e un portamento elegante.

Dio, mio è così sexy.

"Oddio, davvero? Certo, tutti dicevano che fosse un bell'uomo ma non me lo aspettavo così sexy..." risponde anche lei incantata mentre lo stiamo entrambe fissando.
Mi sento penetrare dal suo sguardo che mi da piacere come un amplesso.

"Beh, adesso devo proprio andare c'è mio padre. Ciao Dolly!" e subito sguscia via mentre io sono costretta ad avvicinarmi verso Ulisse.
Per un secondo ho il forte istinto di dargli uno schiaffo, invece voglio solo baciarlo.

Sta capitando tutto per caso, ma non voglio negarmi questa possibilità di innamorarmi davvero.

"Che ca**o ci fai tu qui?"

Mi trovo con il corpo in fiamme con un mix di sensazioni legate ai ricordi di quella sera, ma cerco di reprimere quelle emozioni e di far prevalere la delusione.

"Wow, bel modo di salutare..." im questo momento le sue dita percorrono la mia spalla fino ad arrivare alla mano e il mio cervello va in cortocircuito.

"Perché sei sparito?"

"Dolores, ti prego. Io non sono un ragazzino e quando "sparisco" come dici tu, è perché lavoro ben 11 ore al giorno e sto salvando delle vite." il suo timbro è tranquillo, stranamente.

"E adesso, salta su. Avanti." e lo faccio perché non voglio attirare l'attenzione di tutto il liceo e anche perché sono completamente persa.

Non gli nego nulla perché tutto quello che desidero è che continuasse a possedermi in ogni modo conosciuto.

Lui mette in moto e quando ci allontaniamo dal clamore della scuola esplodo di nuovo.

"Allora che ci fai qui?" il mio sguardo è spaurito, cerco di mantenere la calma perché non voglio apparire una ragazzina.

Lui si morde un labbro.

"Ester mi ha chiesto di venirti a prendere perché ha organizzato un pranzo per celebrare l'ultimo esame di Giovanni. " risponde equilibrato.

"Ah..." quindi l'idea di vederci non è stata di certo sua.

Dolores, non devi illuderti.

"È una sorpresa e ci teneva che ci fossi anche tu." quando mi posa la mano sulla parte bassa della coscia sono tutta un tremito.

"E tu ci tenevi?" ora la sua mano calda sale lungo la mia coscia.

Lui mi risponde con un risolino stupido mentre io mi sento sciogliere in un punto caldo in profondità dentro di me.

"Beh, sì."

Io non dico niente, lo guardo soltanto. Sento le labbra gonfie di desiderio e di paura.

Vorrei che mi baciasse ma non lo fa.

"Prima però, devo tornare in ufficio e ne avrò almeno per una mezz'ora."

Non vedo l'ora di vedere il suo ambiente lavorativo.

"D'accordo." rispondo mentre scruto le nubi sempre più scure in cielo, pensando a quanto sarebbe stato meraviglioso vivere in quel modo senza la paura di essere scoperti.
Intanto, posso notare che il suo sguardo cade sistematicamente nella scollatura attratto dalla prosperità dei mie seni.
Quando la macchina si arresta di fianco un luogo che non conosco, leggo solo "clinica privata Visconti".
Poco dopo lui si avvicina pericolosamente verso le mie labbra.

"Sai, vorrei che mi raccontassi ogni tuo pensiero sconcio, che mi rendessi partecipe di ogni tua fantasia più recondita..." biascica.

E finalmente ci baciamo.

Lottiamo con la lingua per un tempo che a me pare interminabile me è una lotta impari, lui è potente ed io non ho alcuna possibilità di liberarmi dalla sua morsa.

"Il ca**o mi è diventato così duro che mi sta uccidendo e adesso ho bisogno di far passare questo dolore. Ho i testicoli indolenziti quindi svelta a dirmi cosa vuoi"

Una mano ha raggiunto le mutandin e le dita prendono a scorrere lungo il mio se**o già da tempo pieno di umori.

"Voglio che mi sc**i nel tuo studio." sussurro.

Mi gira la testa , sento le vene pulsare sulle tempie ma finalmente ho ricevuto una conferma. Il mio dizionario di greco cade a terra e non me ne frega assolutamente nulla.

"Ai suoi ordini, curiosa."

Non ho il tempo di riprendermi che mi sento afferrare e sollevare, mi prende in braccio e mi trascina verso l'edificio.
Apre la porta di servizio mentre selvaggiamente ci baciamo e mi mette a sedere sul lettino delle visite.  Con foga si china e affonda la bocca tra i seni nudi , prende i capezzoli tra pollice e indice e stringe forte. Ho un gemito di dolore che lo fa eccitare ancora di più e così inizia a tirarmi i capezzoli con i denti.

"Mettiti il camice, Dottore." gemo e lui lo fa, vederlo vestito della sua professionalità mi eccita come mai.

"Adesso fammi quello che vuoi..." sussurro.

"Ca**o, se mi parli così vengo senza che mi tocchi."

Wow, a quanto pare a qualcuno piace dominare.

Mi spalanca le gambe e si ferma per un attimo ad osservare il mio frutto succoso pronto per essere colto. Sentendo quelle dita che mi aprono il se**o e entrano a violare la mia intimità ho una una vibrazione fortissima.

"Sei sempre più curiosa, eh?" 

Mentre mi parla, si prende il suo membro enorme e lo avvicina alla mia vagina.

"Lo vuoi, eh?"

Appoggia il suo grosso membro sulla mia fessura e inizia a strusciarlo.

"Lo voglio da pazzi..." a quella mia frase entra feroce e, siccome sono molto eccitata, scivola con facilità nel mio canale stretto.

"Dentro la tua fi** posso fare tutto quello che voglio, vero?"

"Oh, sì..."

Lui inizia a sc**armi rudezza e forza, pare che voglia spezzarmi ed ansima ad ogni colpo. Mi lascio andare supina sul piano della scrivania , con le gambe abbraccio i suoi fianchi come a spingerlo dentro di me il più possibile .

Ca**o, sì, sento l'orgasmo montare.

Il suo pene si fa ancor più grosso; duro e spietato, lui  mi cavalca da vero stallone.

Non ho mai goduto così in vita mia e non me ne vergogno che lo sto facendo proprio con lui.

O forse sì...

Lui il padre del mio fidanzato.

Triangolo FamigliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora