Ardalosse

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Qualcosa di umido mi stava accarezzando il viso, mi svegliai, aprii le palpebre e vidi i miei draghetti, tre esemplari di Urulòki, i loro occhi mi scrutavano apprensivi

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Qualcosa di umido mi stava accarezzando il viso, mi svegliai, aprii le palpebre e vidi i miei draghetti, tre esemplari di Urulòki, i loro occhi mi scrutavano apprensivi. Dietro di loro coriandoli di fuoco danzavano sotto un cielo nero, la luce fioca della luna era ostacolata da delle alte colonne di fumo.

In lontananza, delle grida straziate di donne e bambini mi riportarono alla realtà e riaffiorò nella mia mente ciò che era successo poco prima.

Mi alzai rapidamente e con occhi lucidi, impotente, guardai ciò che rimaneva della mia città.

Gli edifici una volta di marmo niveo, impreziositi da rifiniture d'oro e decorazioni floreali, erano ora irregolari e scuriti a causa delle fiamme che divampavano.

Quelle che furono piante rampicanti erano ora solo bastoncini di carbonella appiccicate ai muri delle costruzioni. 

La città era una volta ricoperta di spruzzi verdi; piante e arbusti spuntavano da ogni edificio, ora solo fumo si vedeva uscire dalle finestre delle abitazioni.

Un bruciore agli occhi cominciò ad annebbiarmi la vista, voltai il mio sguardo per evitare di assistere un secondo di più a quello spettacolo orrendo.

Misi a fuoco la vista e vedetti mia madre stesa a qualche metro di distanza più in là, con le ultime forze che avevo in corpo la raggiunsi più velocemente che potessi.

Caddi in ginocchio e calde lacrime mi rigarono le guance.

La guardai e l'abbracciai in cerca del suo solito calore materno. La realizzazione della sua morte cominciava a farsi strada nella mia mente.

Sfogai contro il cielo il mio dolore, il mio urlo squarciò le nubi e il fumo delle fiamme.

I draghetti mi si strinsero attorno e si unirono al dolore della mia perdita.

Non so quanto tempo passò, secondi, minuti, ore, osservai per un'ultima volta i suoi occhi verde smeraldo e gentilmente glieli chiusi. 

Guardai un'ultima volta la sua figura e mi accorsi che fra le mani stringeva un piccolo flauto di pan, lo stesso flauto con cui mi faceva addormentare alla sera, cantandomi vecchie imprese di cavalieri valorosi.

Con cura le tolsi il piccolo flauto di mano riponendolo al sicuro nella tasca della mia tunica.

Guardai per un'ultima volta la mia città, *Ardalosse, prima di addentrarmi nei boschi insieme ai miei draghetti.

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Aspettavo ansiosamente all'entrata di Gran Burrone, camminavo avanti e indietro, non riuscivo a stare ferma. Attendevo con trepidazione l'arrivo del portatore dell'anello del potere, che mi è stato riferito da Gandalf essere un certo hobbit di nome Frodo Baggins.

A quanto pare durante il viaggio è stato ferito gravemente e Arwen lo stava portando velocemente qua, a Gran Burrone.

Mentre cercavo di scacciare l'ansia osservavo le foglie giallastre degli arbusti che mi sovrastavano e ammiravo le costruzioni elfiche che costellavano il fianco della montagna. 

𝕀𝕃 ℙ𝔼ℤℤ𝕆 𝕄𝔸ℕℂ𝔸ℕ𝕋𝔼 {𝐋𝐞𝐠𝐨𝐥𝐚𝐬 𝐅𝐚𝐧𝐟𝐢𝐜𝐭𝐢𝐨𝐧}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora