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Ero nei boschi in compagnia di Gimli ed Eowyn, dovevo fare un rifornimento di erbe e si erano offerti di farmi compagnia. Mio fratello appena mi vide uscire dalle mura, mi fermò, ma vedendo la combriccola che mi ero portata indietro si tranquilizzò.
Mi raccomandò di fare attenzione e dopo avermi dato due pacche sulla spalla, si avviò verso il palazzo.
I boschi di Rohan essendo molto vicini a Fangorn erano ricchi di piante, un vero paradiso, si potevano trovare ciliegie di Acerola, Calendula, Miglio, foglie di Amamelide, Verbasco e fiori di Arnica.
Buon bottino, considerando il fatto che al momento non eravamo in una buona stagione per le erbe.
Mentre raccoglievo le piante, Gimli ed Eowyn stavano discutendo dei pro e dei contro dei boschi e delle miniere. Il nano ovviamente affermava che le miniere fossero le migliori. Inutile dire che stavo dalla parte di Eowyn, che affermava l'esatto opposto.
"Ragazza, nelle miniere si trovano minerali e ferri magnifici, per esempio Mithril o il Galvorn!"
"Si ma le risorse per sopravvivere le trovi solo in natura, Mastro Gimli." Ribatté la fanciulla.
"Diglielo anche tu Lybeth! E' meglio la miniera!" Esclamò il nano coinvolgendo anche me, nel dibattito.
"Gimli, dovresti sapere bene, più di tutti, che preferisco assai le foreste e i boschi, perciò sono d'accordo con la tesi di Eowyn."
Il nano sbuffò sconfitto.
Si sedette sulle radici di un faggio e mise il broncio.
"Ma un giorno mi piacerebbe visitare una miniera. Che non sia Moria, ovviamente." Dichiarai all'ultimo.
A Gimli si illuminarono gli occhi, si alzò rapidamente come se qualcuno gli avesse sferrato una padellata in testa ed entusiasta cominciò a sparare a raffica ogni nome di miniera possibile e le sue principali caratteristiche.
Sorrisi e continuai a raccogliere le erbe, mentre Eowyn rise e ascoltò il nano interessata.
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Ritornammo alle mura qualche oretta dopo.
Aprii la mia borsa e guardai soddisfatta tutte le buone erbe trovate.
Salutai Gimli ed Eowyn e mi diressi verso la mia stanza.
Afferrai la maniglia e aprii la porta, immediatamente una leggera folata di vento mi investii, una delle finestre della mia stanza era aperta e sul davanzale vi era un bellissimo esemplare di Falco Pellegrino. Le ali argentee erano ripiegate e notai alla zampa, vi era legata con un filo sottile, una lettera.
Quello sguardo imponente e maestoso, lo riconobbi immediatamente, era Ramà.
Lanciai uno sguardo in corridoio e mi assicurai che nessun occhio indiscreto mi stesse scrutando, richiusi la porta dietro di me e mi avvicinai al falco.
