10. Simone

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Sono uscito da casa venti minuti prima dell'appuntamento, e non perché non vedo l'ora di stare con Caterina, ma perché ho necessità di camminare e pensare. A casa non posso farlo perché, egoisticamente parlando, Filippo non sta zitto un attimo e lo so che è ancora un bambino e che nostro padre non si dedica mai a lui, ma io ho troppe pressioni. Mi sento sopraffatto dai doveri, a volte vorrei solo essere un ragazzo che sta per compiere diciotto anni senza avere la mente occupata dalle mille cose da fare. E lo so che potrei trovarmi un lavoro decente, appena sarò maggiorenne, ma ho promesso a mia madre che mi sarei diplomato, che avrei fatto di tutto per realizzare i miei sogni nonostante le difficoltà. E io mantengo sempre la parola data.

È domenica pomeriggio, l'aria è ancora calda e non c'è quasi nessuno in giro. Cammino per il quartiere con le mani nei jeans strappati, lo sguardo dritto davanti a me e la consapevolezza di stare facendo una cazzata colossale. Esco con altre ragazze quando l'unica che voglio è lei. Faccio finta di provarci con le altre per farla ingelosire, per scoprire se riesco a smuovere un po' quel suo bel faccino, ma non fa un passo verso di me e io mi sto solo illudendo.

Ieri mi ha sputato addosso il suo veleno, quello che pensava e che non aveva il coraggio di dirmi: ha tirato fuori gli artigli, ma non mi è piaciuto quello che mi ha detto. Ha dipinto la mia vita come fosse superficiale, inutile ed egoista. Ma non è così, io non sono così. Il mio cuore ha dei sentimenti profondi, solo che non li mostro a lei, a l'unica cui invece vorrei esternarli.

Sento ancora il disprezzo nella sua voce, i suoi occhi infiammati che rifuggivano il mio sguardo, e se da una parte avrei continuato a discutere con lei all'infinito, dall'altra volevo solo chiuderle la bocca con un bacio. Forse dovrei soltanto dimenticarla, andare avanti con la mia vita e rendermi conto che l'amore non fa per me. Non fa per la mia vita attuale.

Ho troppi pensieri, troppe preoccupazioni e un'altra persona non se ne può fare carico, se già io a volte vorrei fuggire e correre via urlando. Ma Filippo non merita tutto questo, lo faccio per lui, più che per me. È un bambino forte, ma appunto, solo un bambino.

Non so come, ma mi sono incamminato nel parco mentre pensavo. All'interno della recinzione si apre un viale sterrato che porta, da un lato verso una pista per biciclette e pattini, dall'altro verso un'area con altalene, scivoli e giostrine per bambini. Ma dall'ingresso, nascosto fra gli alberi, so che si apre un altro piccolo viale tra le fronde e i rami. È ben celato ad occhio nudo, ma lo conosco perché spesso vi s'intrufolano le coppie che vogliono stare un po' appartate. È capitato anche a me e so che pochi metri dopo c'è una radura dove si può stare in tutta tranquillità, anche a quell'ora del primo pomeriggio.

La cosa che mi turba però, in questo momento, è sentire delle risatine provenienti da lì e una chioma biondo cenere che avanza tra i cespugli. È un ragazzo e sta seguendo una ragazza davanti a sé. E lui è... Cazzo, è lui.

E lei...?

Scuoto la testa e mi fiondo dietro di loro, ma a debita distanza. Mi faccio strada facendo il minimo rumore, e quando li vedo sento solo dei respiri pesanti. Lei è in ginocchio davanti a lui, che mi da le spalle ed è in piedi con i bermuda abbassati e mezzo culo scoperto. Mi viene da vomitare, ma mi faccio coraggio e mi sposto di qualche centimetro, forse un metro alla mia destra, quel tanto che basta per inquadrare Camilla, perché quello è di certo Christian Ferrara. Quando gli ansimi si fanno più forti lui si abbassa con il busto per aiutare la ragazza a tirarsi in piedi, la fa voltare, ma mentre fa una piroetta su se stessa mi scorre il suo viso davanti. Non è Camilla, ha i capelli biondi e non è lei. È una della stessa classe di Christian, ma non ricordo il suo nome. Lui la fa voltare e le alza la gonna del vestito, affondando in lei con una sola stoccata dato che è senza biancheria intima.

«Mmh, quanto sei bagnata piccola...» Dice lui, senza preoccuparsi di essere ascoltato, visto che posso sentirlo anche io da qualche metro di distanza.

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