11. Camilla

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«Allora che hai deciso di fare per i tuoi diciotto anni?» Mi chiede Roby dal suo riquadro della videochiamata condivisa.

«Conosco un locale davvero carino, non è rumoroso e fanno una pizza buonissima!» Aggiunge Manu, entusiasta quasi più della sua festa.

«Non ho tanta voglia di festeggiare, lo sapete...» Replico io, stendendo le gambe sul letto e appoggiandomi con la schiena alla testiera.

«Ma dai, non puoi non festeggiare! Sarai maggiorenne, potrai prendere la patente, bere quanto vuoi e non sarai più considerata una poppante!» Mi riprende ancora Manu.

Sospiro. Voglio bene alle mie amiche, ma a volte sembra che mettano avanti le loro aspettative rispetto ai miei desideri. Un po' come fanno i miei genitori e tutti quelli che ho intorno.

«Ci penserò.» Acconsento alla fine.

«Non pensarci troppo, perché mancano due settimane e il tuo compleanno viene di sabato, sarà tutto pieno se non prenotiamo. Ora vi saluto, vado a studiare.» Ci saluta Roby, e a ruota mi abbandona anche l'altra, così rimango a specchiarmi sullo schermo spento del cellulare.

Quando io e Becky siamo tornate dalla gelateria avrei voluto studiare anche io, ma le parole s'incrociavano davanti agli occhi ogni volta che ci provavo. L'immagine di Simone insieme a quella Caterina, così bella e solare, mi tornava sempre in mente. E io avrei voluto strapparmela dalla memoria, come tutte le altre ragazze che gli ho visto vicino in questi anni, invece le ricordo tutte. I loro visi perfetti, i loro corpi appariscenti, le loro labbra sulle sue.

Tra di noi non potrà esserci nemmeno una semplice amicizia, perché per me non lo è mai stata e mai lo sarà. Ma devo sforzarmi di concentrare le energie sullo studio e sulla ricerca che, mio malgrado, dobbiamo svolgere insieme. Da una parte forse è meglio se ci vediamo solo il sabato. Limitare i nostri incontri mi aiuterà a tenere la mente lucida e a pensare a Christian.

È lui il mio ragazzo, lo amo e ho scelto di dargli una possibilità. L'unica che poteva avere: farmi dimenticare Simone.

Ora che ci penso non lo sento da qualche ora, quindi decido di videochiamare anche lui. Quando risponde scopro che è a torso nudo, con i capelli bagnati e sullo sfondo c'è la sua doccia.

«Scusami, non volevo disturbarti.» Dico imbarazzata. Mi sento il viso in fiamme, perché anche se è il mio ragazzo non l'ho mai visto nudo.

«Figurati... anzi, se vuoi unirti a me ti aspetto e mi faccio volentieri un'altra doccia.» Alza un sopracciglio con un tono di malizia nella voce.

«Sai che non...» Mi blocco, ancora imbarazzata. «Non sono ancora pronta per...»

Lui sventola la mano libera in aria. «Non ti preoccupare, tesoro, avremo modo per rifarci, appena ti sentirai pronta. E quando lo sarai ti farò vedere le stelle.» Mi sorride e io ricambio il suo sorriso. È sempre così tranquillo quando parla della nostra intimità, mentre io mi faccio mille problemi e oltre a non essere pronta fisicamente, non lo sono anche mentalmente.

«Che hai fatto di bello oggi?» Cerco di cambiare discorso.

«Ho studiato tutto il giorno, martedì ho un test di letteratura e il prof è stronzo, come sai. Mi aspetto di tutto da un suo compito. Tu che hai fatto?»

«Sono andata a prendere un gelato con Becky, poi avevo una versione di latino e una decina di pagine di storia da studiare per domani.»

«Domattina colazione insieme?» Ammicca dallo schermo e io annuisco.

«Ma paghi tu!» Sorrido.

«Per te tutto, Principessa.»

Ci salutiamo velocemente e poi sprofondo con la faccia sul cuscino. Quanto odio quell'appellativo! Eppure ogni volta lui mi chiama così. Sarà che è abituato a sentirsi lui, il Principe Azzurro della situazione. D'altronde viene da una famiglia importante, sua madre è una docente universitaria di diritto civile, mentre suo padre è il proprietario di un'azienda di costruzioni che ha filiali in tutta Italia. Mi sono sempre chiesta perché frequentasse un liceo statale e non uno privato, vista la sua provenienza molto più altolocata rispetto alla mia e a quella di tutti i miei compagni, ma mi ha risposto ogni volta che i primi due anni sostenuti in un liceo privato dall'altra parte della città gli sono stati scomodi fin da subito e alla fine è riuscito a convincere i genitori ad iscriverlo qui. Si è trasferito al terzo anno, della sua vita precedente non ha molta voglia di parlare. L'unica cosa che so per certa è che Christian è davvero un Principe, per così dire, e la prima volta che sono stata a casa sua sono stata in soggezione tutto il tempo, anche se sua madre è stata gentile e ospitale. Hanno perfino una governante! Suo padre, invece, non viene quasi mai a Roma. I genitori si sono separati diversi anni fa in modo pacifico e consensuale, Chris è rimasto a vivere con la madre, mentre il padre è andato a Milano.

Mi alzo in piedi e vado alla scrivania, dove mi metto a fare la versione che, in realtà, non avevo fatto. Lo so, ho detto a Chris una bugia, ma non potevo dirgli che avevo passato il pomeriggio a crogiolarmi nella rabbia di avere visto Simone con quella ragazza. Sarei quasi tentata di mandare a quest'ultimo un messaggio, ma cosa potrei dirgli? Mi prenderebbe per una pazza, non posso avanzare nessuna pretesa su di lui. Così passo il resto della giornata a mangiarmi le unghie, nel vero senso della parola. Questo vizio non mi è mai passato e nell'ultimo periodo è, se possibile, anche peggiorato.

La sera decido di cedere alle aspettative che i miei amici hanno sul mio compleanno e invio un messaggio alle ragazze.

21.14 Cami: Mi avete convinta... Prenotate voi? Un semplice tavolo per 4, non v'inventate niente!

Passa appena un minuto, prima che io venga sommersa dalle risposte.

21.15 Roby: Daiiiiii finalmente!!!

21.15 Manu: Alla fine hai ceduto! Brava!! Ti organizzeremo il miglior compleanno della tua vita!

21.16 Roby: Non vedo l'ora di vedere che faccia farai... ho già tutto in testa! Lascia fare a noi! Cerca solo un bel vestito da mettere!

Penso di avere appena fatto la più grossa cazzata della mia vita e so già che me ne pentirò.

♡ 💞 ♡

«Naturalmente ci sarò, piccola. Ho già in mente un regalo indimenticabile per te.»

Christian mi sorride e strappa un pezzo di cornetto dal suo piattino per imboccarmi, letteralmente, come se fossi una bambina. Indugia poi per qualche secondo di troppo con l'indice e il medio tra le mie labbra e io mi sento in imbarazzo, al centro del bar. D'improvviso mi sembra di avere tutti gli occhi puntati contro, anche se non è così.

«Chris...» Mormoro con un filo di voce e abbassando lo sguardo sulla mia tazza di cappuccino, dietro alla quale mi nascondo subito.

«Scusami, è che le tue labbra sono così belle... Non so resistere quando mi sei vicina. Ti vorrei ogni minuto della giornata.»

«Chris, te l'ho detto, mi mette in imbarazzo parlare di queste cose, poi in un luogo pubblico come questo...» Mi guardo intorno per un attimo.

«Nessuno ci sta ascoltando, Cami...» Mi prende le mani fra le sue. «Non vedo perché non debba dirti quanto ti vorrei. A volte mi sembra che il desiderio sia a senso unico.» D'un tratto mette il broncio.

«Ma che dici, non è vero!» Replico io, quasi indignata. Il mio cuore si sta rivoltando perché sa che, in fondo, questa è la realtà.

«E invece sembra proprio così, Cami. Mi vuoi come ti voglio io? Non parli mai della nostra intimità, di una nostra ipotetica prima volta... Insomma, mi fai sentire come se lo volessi solo io e mi stessi facendo un piacere ad assecondarmi!» Sbotta esasperato.

E ha ragione. Ha tutte le ragioni del mondo, ma io non ho il coraggio di dirgli la verità, quindi faccio la cosa che ultimamente riesco a fare meglio con lui. Mento. «Non è vero, Chris. È che sono timida e non mi trovo a mio agio a parlare di certe cose, ma ti voglio anche io. Vorrei solo sentirmi pronta al cento per cento, prima di fare questo passo. Non si torna indietro. Mi capisci?» Stavolta sono io a stringergli le mani, anche se mi trema la voce.

Dopo un lungo momento annuisce e fa un sospiro. «Sì, ti capisco. Scusami, non volevo essere insistente.»

«Non lo sei stato, Chris. Scusami tu, se non sono così estroversa come vorresti tu.»

«Non ti voglio diversa da come sei, Cami. Avremo la nostra prima volta quando te la sentirai. Nel frattempo spero che ti piacerà il mio regalo di compleanno.»

Alla fine mi offre la colazione e andiamo a scuola insieme, lasciandoci proprio davanti alla porta dell'istituto con un bacio. E io mi sento morire per un secondo, perché temo di arrivare a un punto di non ritorno, se non trovo il coraggio di porre fine a questa storia. Temo che si illuderà, che la delusione sarà devastante quando capirà che non proviamo gli stessi sentimenti. E perché non riesco ancora a porre fine a questa relazione?

Non lo so neanche io.

Sto andando avanti per inerzia, perché l'unico motivo per poter allontanare Christian sarebbe un avvicinamento di Simone, forse ho solo paura di rimanere da sola.

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