30. Simone

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Una figura si staglia tra me e Camilla con velocità, tanto che non riesco a capire nulla per alcuni secondi, almeno fino a quando un pugno mi colpisce in pieno volto e solo allora scorgo Christian davanti a me. Mentre mi massaggio il viso riesco a schivare il secondo colpo, poi noto Diego che corre a darmi una mano, cercando di bloccare Ferrara insieme a un paio di altri ragazzi. Sembra indemoniato e ha gli occhi fuori dalle orbite, in tre hanno quasi difficoltà a tenerlo fermo. Poi Camilla gli si avvicina e la vedo mollargli uno schiaffo sonoro in pieno viso .

«Ma cosa ti viene in mente, Chris?!» Il suo sdegno è palpabile. Intorno a noi, nel locale, si è creato un silenzio surreale, nonostante la musica che prosegue imperterrita la sua scaletta serale.

«Che cosa ci facevi tra le braccia di quello lì?» Urla Christian, squadrando Camilla da capo a piedi.

«Stavo ballando! E ballo con chi mi pare! Non puoi presentarti qui e prendere a pugni chiunque incontri, Chris! Hai bevuto?»

Ferrara scoppia in una risata forzata e colma di rancore. «Mi hai invitato tu al tuo compleanno, ricordi? E tu sei ancora la mia ragazza.»

«No, non lo sono più e te ne devi fare una ragione!» Replica ancora Camilla. Mi massaggio la guancia e resto a guardare con sollievo la sconfitta di questo verme immondo. Non so come abbia fatto a conquistarla. Anche se non le ho raccontato quello che so, alla fine Camilla è riuscita a farsi rispettare e a vedere Christian per quello che è realmente.

Quando riescono ad allontanarlo, insieme a un paio di camerieri, tiro un sospiro di sollievo.

«Ti ha fatto male?» Camilla tende un braccio e mi accarezza la guancia con la sua mano. I tavoli del locale proseguono la loro cena e noi ci defiliamo lentamente verso il corridoio che porta ai bagni.

«Non è niente, stai tranquilla. Piuttosto, tu come stai?»

«S-sto bene. Mi scuso da parte sua, non ha ancora capito che tra noi è finita del tutto. Non se ne vuole fare una ragione.» Scrolla le spalle, mentre io la scruto quando ci fermiamo in un punto del corridoio. C'è più silenzio, in questa zona, la musica è attutita dalla parete che ci separa dal resto della sala. Il vociare è lontano, fa da sfondo al mio respiro che si mozza in gola. Sento Camilla parlare, ma non sono attento a ciò che dice, piuttosto sono rapito dalla bellezza che emana stasera. L'abito che indossa la fa sembrare una stella. È una stella nel cielo notturno e brilla di luce propria. La voglio toccare, voglio lasciarmi andare alle spalle le paure che mi porto dietro.

Per una volta nella mia vita voglio essere un semplice ragazzo della mia età. Voglio farmi scoppiare il cuore nel petto, voglio sentire il suo respiro nella mia bocca e farla mia per sempre. Adesso, ancora più di prima, come se fossi un naufrago su un'isola deserta e lei la mia unica fonte d'acqua alla quale dissetarmi. Voglio ogni goccia del suo essere e voglio che lei mi guardi come lo sto facendo io.

«Forse potrei chiedere una borsa del ghiaccio a uno dei camerieri...» Fa lei, pensierosa, guardandosi intorno. Ma io fisso le sue labbra e so solo che le vorrei sentire sulle mie. Quando non rispondo mi guarda con aria interrogativa. D'istinto la spingo contro la parete, le afferro i polsi con delicatezza e li faccio aderire al muro. E Camilla me lo lascia fare, vedo il suo petto che si alza e si abbassa ripetutamente e mi sento ancora più attratto da lei, dal suo seno che mi sta facendo impazzire, dal battito del suo cuore che sento attraverso i polsi: sembra stia per scoppiare, proprio come il mio.

Mi faccio avanti di un passo e non resisto più, poggio le mie labbra sulle sue e lei ricambia il mio bacio con la stessa passione. È così morbida e ha ancora il sapore dello Spritz e dell'arancia: con la punta della lingua le dischiudo le labbra, ma non devo forzare perché lei si offre a me su un piatto d'argento e quasi non ci credo. La sento vibrare sotto di me e tutto questo mi manda in visibilio: l'ho desiderata per così tanto tempo che stento a credere sia vera. Forse sto baciando il muro? Spero proprio di no!

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