28. Simone

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«Svegliaaa!»

Apro una palpebra e lancio il cuscino contro Filippo, che mi urla dalla porta della camera. Purtroppo quel nanerottolo da giardino riesce a schivare il mio colpo, ma dalla mia parte c'è che sono ancora mezzo addormentato, quindi ci sta che non abbia una buona mira. Così mi stiracchio i muscoli e guardo l'ora sul cellulare. Sono le 11:00 di mattina ed erano secoli che non dormivo così tanto e così profondamente.

«Da quanto sei sveglio, pulce?» Non guardo mio fratello, ma mi infilo una maglia pulita e dei pantaloni della tuta, perché è mia consuetudine dormire in boxer e canotta tutto l'anno.

«Eeeeeh!» Fa lui, sollevando il braccio e facendo un gesto con la mano come a voler dire "da una vita!".

«Hai fatto colazione?»

Mi stropiccio gli occhi e solo ora mi rendo conto che in casa c'è un profumino invitante che mi fa venire l'acquolina in bocca. Mi lecco il labbro superiore mentre lo stomaco mi regala una fitta fastidiosa dovuta alla fame.

«Certo! Papà sta cucinando il pranzo! Ormai non ti conviene mangiare i biscotti, aspetta la pasta.» Filippo mi guarda e mi regala una linguaccia degna del Principe dei Furbi! So benissimo quanto ci tiene ai suoi biscotti, ma per principio me ne rubo un paio appena raggiungo la cucina. D'altronde non posso aspettare ancora un paio d'ore per il pranzo a digiuno completo. Lui mi fa una smorfia ma poi va a mettersi sul divano con qualche gioco.

Mio padre sta veramente cucinando e, mi venga un colpo, saranno almeno quattro anni che non lo vedo ai fornelli! In una padella c'è del guanciale che sta soffriggendo, in un'altra pentola ci sono delle verdure a lessare e lui le sta coprendo con un coperchio, quando mi saluta con un «Buongiorno» sorridente.

Biascico un saluto di risposta un po' titubante, perché non so bene come comportarmi: d'improvviso mi sembra di essere finito in un episodio in bianco e nero di una di quelle serie tv vecchio stile.

Vado in bagno a lavarmi e mi rendo conto che oggi è sabato, è il compleanno di Camilla e, oltre alla sua festa questa sera, nel pomeriggio andremo alla Galleria Borghese. Mi batto il palmo sulla fronte e corro in camera a prendere il cellulare per scriverle un messaggio. Le do anche appuntamento alla fermata dell'autobus e poi torno in cucina.

«Oggi pomeriggio esco, poi questa sera avrò la festa di compleanno di un'amica. Ci pensi tu a Filippo? Avevo già chiesto a Rita, quindi se hai da fare mi sono già organizzato...»

Mio padre si volta a guardarmi e noto, ora che sono completamente sveglio, che si è sbarbato e si è anche dato una lavata a fondo, perché non sento il minimo odore di alcol. «Filippo può stare con me. Più tardi andremo a prendere un gelato e per stasera prendo qualche pezzo di pizza qui di fronte.» Indica la strada oltre la finestra e io seguo il suo sguardo per un attimo.

«Se si dovesse presentare qualcuno...»

Ma non faccio in tempo a finire la frase, che lui m'interrompe. «Non farò entrare nessuno, finché c'è Filippo. O comunque chiederò alla vicina e poi me la vedrò io.»

Annuisco e gli spiego dove ho messo i soldi che servono per tamponare la situazione con i due brutti ceffi, qualora dovessero venire proprio oggi. «E comunque chiamami, nel caso.»

«Sta' tranquillo. Dove vai oggi?»

«Vado in un museo per un progetto di scuola che sto seguendo insieme a una mia compagna di classe.» Spiego sommariamente, dando intanto un'occhiata a mio fratello.

«Vai dalla tua fidanzata?» Mi fa lui, di rimando, con la sua vocetta falsamente innocente.

«Non è la mia fidanzata, te l'ho già spiegato!»

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