Send (Hyunlix)

XXIX

Con molta fatica riuscì a farlo aggiustare e sistemare in tempo per la cena che avevo prenotato per quella sera.

Aggiustare? Ovviamente in pantaloncini e maglietta a momenti non lo facevo stare neanche al bar.

Dopo molti tira e molla, baci e toccatine qua e là ero riuscito a fargli mettere i pantaloni sobri e una polo... alla prima che gli sbava dietro, prima dico che hanno ragione, poi lo strapazzo di attenzioni.

A stento riuscì a guidare perché quella dannatissima mano era sempre sulla mia coscia.
Non so se riuscirò a resistere dopo cena.

Ci sedemmo ad un tavolo non molto appartato contando che attorno a noi era pieno di gente.
Per prima cosa presi il menù in mano, anche se quegli occhi sottili continuavano a guardarmi.

<<Si?>> mi arrivò un suo messaggio su send in quel preciso istante e guardai la traduzione.

Hyunjin
Vorrei tanto togliertela quella camicia bianca... perché mi fai questo?

Non era solito a scrivere messaggi spinti, ma buttando un occhio sul mio petto notai i miei capezzoli all'infuori abbastanza evidenti. Deglutì chiudendo subito le gambe e lo guardai di nuovo.

<<Vuoi che ordini per te?>> lui annuì semplicemente <<cosa vuoi da bere?>> mi indicò facendomi venire uno stormo di farfalle allo stomaco... non so se riusciamo a salire in macchina di questo passo.

[...]

La cena sorprendentemente era andata bene... o almeno, non ci eravamo ancora saltati addosso per fortuna di chi era in torno a noi.
Una volta in macchina stranamente si era placato alchè dovetti rianimarlo leggermente.

<<Hey... tutto okay?>> lui annuì leggermente pensieroso.

<<Stavo pensando... mi hai chiamato fidanzato... effettivamente lo siamo... ci comportiamo da tali... solo che ho perso il passaggio... da ruolo da determinare a ruolo fisso>> gli accarezzai la gamba dolcemente... stava migliorando molto in inglese.

<<Ho deciso di fare questo passo con te, e adesso non voglio correre... ma voglio camminare insieme a te... anche se a volte è difficile... ora siamo qui... e voglio farlo insieme a te>> lui mi fece il più bel sorriso che potesse fare... aspettai tre secondi prima di sottolineare l'evidenza <<Anche l'altro... basta che domani riesca a sedermi per pranzo>> e li i suoi occhi si spalancarono.
Non avrei mai pensato di definirmi passivo, ma con lui, l'ultimo giorno della mia permanenza in corea, con lui lo sono molto volentieri.

<<Non me lo sarei mai aspettato...>> sussurrò sincero anche se quel ghigno sul suo viso stava iniziando a formarsi <<però se vorrai provare, non esitare a chiedere... farò il bravo>> appoggiò la sua mano sulla mia accarezzandomela.

<<Questo non sta a te dirlo... sono io che dichiaro se stai facendo il bravo o meno puppy>> si morse il labbro prima di guardare il volante.

<<Forse è meglio iniziare a guidare padrone, o potrei mordere>> lasciai andare una risatina prima di far partire la macchina e dirigermi verso il mio appartamento.

{[...]}

Entrammo a casa e mentre chiudevo la porta a chiave mi abbracciò da dietro iniziando a riempirmi di dolci schiocchi sul collo.
Ringraziai il tempismo del bar che aveva appena chiuso prima di accarezzargli i fianchi cercando di portarlo più vicino e lasciargli più spazio sul mio collo.
Morsi il labbro per trattenere un verso molto appropriato per quei gesti prima di venire dolcemente girato verso di lui.
Le sue mani mi esplorarono dolcemente, la certezza che non avrebbe corsomi faceva impazzire.
La mia bocca cercò la sua disperata prima di trovarla mentre lui sbottonava la mia camicia bottone dopo bottone.
Mi sentivo vulnerabile, amato.
Cose che insieme potevano dare delle sensazioni uniche nel loro genere.
Sentii il tessuto della mia camicia cadere a terra, le mie mani necessitare di contatto, presi l'iniziativa di replicare alcuni dei suoi stessi movimenti su di lui, come se il tessuto che avesse addosso non ci fosse, facendolo ansimare nel dolce bacio che continuava ad andare avanti, unito dai miei passi verso di lui.
Indietreggiò fino ad aggrapparsi alla porta della camera da letto in una maniera fin troppo eccitante.
Prendemmo fiato per quei pochi istanti prima che il mio venisse interrotto da quella dannatissima polo che veniva lentamente tolta e scaraventata a terra.