𝐈 - Musica

160 12 0
                                    

"Makguksu Luxe" dista una trentina di minuti in autobus dal centro di Busan e cinque a piedi dalla spiaggia. È uno tra i locali più vivaci di Gamcheon, se non l'unico del quartiere degno di questa nomea, sebbene di "lussuoso" abbia poco.  Pavimento verde militare - più "color acciaio",  i proprietari ci tengono a precisare - pareti sul giallo sbiadito, tavoli e sedie rosso peperoncino di plastica (non è così scontato che non volino via alla prossima bufera). 

Il makguksu che si mangia lì, però, è difficile da trovare da altre parti: uno dei motivi per cui Jungkook non ha mai rinunciato  al solito piatto caldo al solito tavolo nell'angolino, da dove poteva scorgere un minimo tratto di spiaggia. L'altro motivo era perché una volta uscito dal suo appartamento ci volevano trentasei secondi esatti per scendere le scale e ritrovarsi praticamente già dentro al locale. Niente traffico, niente smog, solo tanta gente, una birra e il makguksu. 

'E anche niente taxi', ragionò Jungkook quella sera, perché dopo il recentissimo ritiro della patente aveva dovuto prendere in considerazione nuovi limiti.

"Certo che sei proprio un coglione"

"E anche uno sfigato", si difese, "tra due giorni sarebbe scaduto il biennio dalla prima volta che mi hanno beccato, e invece..."

"Farsi ritirare la patente per il terzo eccesso di velocità è solo che da coglioni"

"Quoto"

Altra pecca della serata: non era solo al tavolo, ma tre ospiti si erano uniti a lui in quei due metri quadrati, da cui le onde non solo le sentivi ma le vedevi anche.
Dove, con un po' di fortuna, qualche folata di vento rinfrescava l'ambiente soffocato dal fumo dei piatti. 

Possiamo dire non fossero proprio degli "ospiti", considerando che avevano già mangiato allo stesso posto circa un centinaio di volte - non è un'iperbole - e che Jungkook li conosceva da circa cinque anni (o sei, non sa se contare i primi dodici mesi durante i quali il trio gli passava accanto senza neanche rivolgergli uno sguardo)
Quando però Jimin Park, il baskettaro dei tre, lo fermò davanti alla porta dell' 'Accademia' con un borsone in spalla chiedendogli se avesse per caso un materasso in più e dei fornelli da condividere, fu costretto a conoscerlo meglio.

E non lo invitò come coinquilino solo perché aveva scoperto che il fratello, una volta trovato l'amore, lo aveva sfrattato di casa, ma anche perché non era appunto la prima volta che lo vedeva. Sapeva fosse il "fratello-non-di-sangue" dei due tizi più frenetici del posto 'più importante nella vita di Jungkook'.

Ed è qui che arriviamo al terzo motivo per cui Jungkook non scambierebbe il Makguksu Luxe con nessun altro locale al mondo.
È tra quelle mura che un signore sulla settantina dai capelli brizzolati e dalla cravatta a strisce verdi e arancioni lo vide stremato sul tavolo, ricoperto di fogli scarabocchiati, con ancora le cuffiette a filo nelle orecchie e un piatto non del tutto pulito messo da parte.

È lì che la sua vita a pezzi provò a ricostruirsi la prima frattura.

Come una colla, la proposta di fare dei suoi sogni la sua quotidianità lo rimise in piedi, e lui non poté che esserne grato per sempre.

Fu grazie all'Accademia - tutti la chiamano così, non si sa ancora se abbia un nome specifico - se Jungkook era diventato Jungkook, se il mare era tornato blu e la spiaggia era tornata gialla.

Se ora Yoongi Min, Hoseok Jung, Jimin Park e Jungkook Jeon erano spensierati anche solo nel parlare di ritiri della patente con dei noodle ancora tra le bacchette.

"Certo che con tutti gli incassi che fanno non capisco perché non possano investire sugli interni"

"Evidentemente gli piace così"

Dodici giugno, trentacinque gradi alle otto di sera, sicuramente bollette da pagare - nel caso di Jungkook e Jimin, da dividere - ma a loro sembra non importare. Sono decisamente già proiettati al giorno seguente, a dedicarsi alla cosa che sanno fare meglio di tutti gli altri: la musica.

𝐋𝐞𝐭 𝐓𝐡𝐞𝐫𝐞 𝐁𝐞 𝐋𝐨𝐯𝐞 ᯽ 𝑡𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora