𝐈𝐈 - Perseveranza

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Se c'è una cosa che Jungkook aveva imparato da quei cinque anni di conoscenza, è che non puoi separare Yoongi da un piano e un piano da Yoongi. Né una palestra da Hoseok così come una palla da basket da Jimin. Fin da quando aveva iniziato a scambiarci almeno due tre parole al giorno - considerando che uno vivesse con lui e gli altri due fossero le appendici del primo - aveva notato la loro incredibile dedizione per ciò che più dilettevole trovavano nella vita.
Deve ancora capire se ad avvicinarlo fu la semplice quotidianità dei loro incontri o il fatto che vedeva in loro ciò che non riusciva a trovare in se stesso.

La perseveranza.

Certo, quando quel signore - lo stesso dai capelli brizzolati e la cravatta verde e arancione - gli aveva proposto una stanza libera per imparare a cantare 'sul serio', non si sarebbe mai immaginato che il suo impiego potesse diventare qualcosa di più, ed accettò subito.
Ma una notte, ancora nell'unica  stanza dell'Accademia rimasta accesa, il cellulare iniziò a squillare e un numero sconosciuto gli diede la notizia che cambiò i piani del suo essere per sempre.

Nessuno nella struttura si era mai chiesto chi fosse quel signore che amava il verde e l'arancione, sebbene tutti avessero parlato con lui - con indosso la stessa cravatta - prima di entrare a farne parte. Ma quando la notizia della sua morte si diffuse tra i corridoi in legno levigato fu come se qualche tubo si fosse rotto, qualche corda di qualche chitarra si fosse spezzata. Probabilmente qualche microfono smise di funzionare.

Non erano tanti i musicisti di quelle stanze - tutti si arrangiavano a modo loro, riuscivano a pagare tasse e bollette del posto con il ricavato degli spettacoli in cui si esibivano. Jungkook li poté vedere in faccia tutti per la prima volta a quel funerale.

Il funerale in cui si erano riuniti per salutare una persona che in fondo neanche conoscevano, ma che aveva dato loro un modo per andare avanti. Perché nessuno meglio di un musicista può comprendere quanto un oggetto di legno possa salvarti la vita.

Il funerale in cui Jungkook scoprì che da testamento sarebbe stato lui a prendere le redini di quel posto, delle sue persone e del loro futuro.

Chissà perché - si chiedeva Jungkook quella notte, al fianco di un Jimin ronfante.
Chissà perché lui. Chissà perché.

E chissà come fece, con in mano un affare più grande delle sue stesse braccia, a farcela lo stesso. A vedere giovani aspiranti crescere. A poterli aiutare. A rimettere così insieme, una volta per tutte, i cocci seghettati del suo vivere.

Yoongi non ha mai smesso di dirlo, con Jungkook quel posto ha preso luce.
Forse per quella stessa perseveranza che erano stati quei tre stravaganti a mostrargli. Forse perché era cresciuto.  Forse perché sei sei tu a brillare di tuo, inizia a brillare anche tutto ciò che fai.

Chissà. Jungkook, ora alzato, fissava l'infinito del mare dal balcone, quel poco che vedeva dalla rottura del monte davanti alla finestra del loro umile trilocale. Chissà se lo scoprirà mai.

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"Esco"

"... ma non sono neanche le sette..." Jimin a stento gli fece notare, tra uno sbadiglio e l'altro.

"Così, ho voglia di fare con calma"
Jungkook prese un bric dal frigorifero.
"Poi a quest'ora non ci sarà nessuno che prende un taxi, vado meglio"

"Come vuoi. Io torno a dormire, ciao"

"Non fare tardi, tu"

Chiudendosi la porta alle spalle - dopo aver per abitudine erroneamente preso le chiavi della macchina e averle riposte sulle scrivania con un po' di amarezza - scese le scale nei soliti trentasei secondi e salutò velocemente la moglie del proprietario del ML (è così scritto l'acronimo di Makguksu Luxe nell'insegna).
Non è tanta la strada dalle viuzze del suo vicinato alla statale, ma ci vuole più tempo considerando gli imprevisti di percorso quali salutare le anziane signore al balcone, dare una carezza al cane del meccanico del quartiere e schivare qualche bambino che così presto ha già l'energia di sfrecciare in bicicletta. Vedere Gamcheon svegliarsi è vita.

Strada principale, l'ambiente cambia drasticamente. Il mare è già più lontano e la gente ancora dorme e non vaga già sotto i viali alberati per andare a prendere il giornale, ancora assonnata.
Meglio per Jungkook, che non deve fare a gara per aggiudicarsi il primo taxi della mattina.

Lo vede da lontano e allunga il braccio. Lo nota accostare e tira un sospiro di sollievo. Primo taxi preso.

Sta già pensando a quante banconote dovrà tirare fuori dal portafoglio quando una mano calda prende la maniglia dello sportello posteriore proprio nello stesso momento in cui Jungkook stava per aprirlo.

Si gira, notando una presenza proprio al suo fianco. La proprietaria della mano. Meglio dire, il proprietario.

I due si guardano dritti negli occhi, l'orologio intanto segna le sette di mattina. Già, però, Jungkook respira aria di casini.

𝐋𝐞𝐭 𝐓𝐡𝐞𝐫𝐞 𝐁𝐞 𝐋𝐨𝐯𝐞 ᯽ 𝑡𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora