𝐈𝐈𝐈 - Acqua e vino

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Nessun essere al mondo è limpido come l'acqua. Anche lo stesso sapone sembra sporcarla, un paradosso.
Ma la riempie, ci dipinge una bianca copertura oltre la quale non puoi più vedere.
Invece l'acqua pura ti mostra tutto quello che c'è al suo interno, sebbene un po' distorto.
Se si potesse profumare anche senza sapone, Taehyung si farebbe ogni bagno soltanto immerso nell'acqua calda.
Pensa sia un pensiero stupido che non condividerebbe mai con nessuno, ma con l'alcol che gli scorre ancora nelle vene può giustificare anche queste sciocche filosofie.

Era ubriaco in vasca. Di vino, per la precisione. Unico momento della giornata in cui riusciva a non pensare a piantine, muratori, clienti, terreni...
Anzi, proprio non ce la faceva.

La sua meticolosa concentrazione quotidiana si perdeva in un rosso bicchiere di vino - forse qualche più di uno. Ma in quel momento riusciva anche a perdonarsi quello sgarro, tanto da concedersi un caldo riposo. 'Goodbye, old girl' consueta come sottofondo.

Probabilmente ogni essere umano si sentirebbe spaesato in una stanza di un hotel mai visto prima, di una città mai visitata lontana trecentoventi chilometri da casa sua, con persone mai conosciute in precedenza.

E Taehyung si era sentito così troppo spaesato - evento più unico che raro per lui - tanto da non avere più il controllo della sua testa e dei suoi viaggi.
Per questo iniziò a bere. Tanto per peggiorare - o migliorare - la situazione.

Ci voleva parecchio per mettere il sig. Kim in difficoltà, sebbene fosse una persona molto abituale. La sua vita? Progetti. Stabilimenti. Costruzioni. Piantine. Disegno e di domenica il golf. E sua nipote, Yoonah, splendida figlia di sua sorella e il marito 'fin troppo stupido per meritare la sua confidenza' (oltre ad essere abituale il sig. Kim era evidentemente molto cordiale).

E Busan di notte era ben lontana dalla sua Seoul di tutti i giorni. Quindi vino.

Anche se qualche preoccupazione era ancora rimasta, tipo le ultime direttive della costruzione del nuovo centro commerciale affidate a Seokjin. No, non era in pensiero per l'ingente quantità di straordinari che avrebbe dovuto fare l'amico di una vita, ma per l'edificio stesso.
Ancora pregava - aveva iniziato la sera che aveva deciso a chi affidarlo - che andasse tutto come aveva progettato lui, e lo spirito da intraprendente del suo fratello-dipendente non lo faceva di certo dormire tranquillo - sebbene questo avesse addirittura tre anni in più di lui.

E chissà cosa stesse facendo Namjoon, se si stava occupando degli apprendisti architetti nuovi arrivati e delle lettere e scatole di cioccolatini che arrivavano puntalmente per posta 'all'ufficio del capo'. Comunque, sapeva già che, nel caso non se ne fosse occupato il suo segretario, li avrebbe buttati lui in persona al suo ritorno.

A Busan l'aria era diversa, ne era sicuro. Non gli piaceva. Così come le travi del soffito che fissava da parecchio tempo steso nella vasca.

Quindici giorni esatti per impostare il nuovo progetto e se ne sarebbe andato. Solo quindici giorni.

Poteva sicuramente farcela. Era poi stato lui stesso a decidere di presentarsi di persona all'inaugurazione dei lavori, perché per la prima volta nella sua carriera prestava impiego e ore di progettazione in qualcosa che lo interessasse sul serio.

Perché per la prima volta la KimForLife faceva costruire una clinica privata, il primo vero grande incarico con Taehyung Kim alla gestione. Il momento più adatto per lui per dimostrare che ciò che aveva in mano se lo meritava appieno.

Quindi per due settimane poteva benissimo sopportare le travi sbiadite dei soffitti degli hotel della cittadina marittima. O almeno sperava.

Voleva che il suo lavoro, lì, fosse più limpido dell'acqua. E avrebbe fatto di tutto a costo che non si perdesse nel rosso ignoto del vino. O dell'insipido bianco del sapone.

𝐋𝐞𝐭 𝐓𝐡𝐞𝐫𝐞 𝐁𝐞 𝐋𝐨𝐯𝐞 ᯽ 𝑡𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora