𝐗𝐕𝐈𝐈 - Sotto le ciliege

94 8 3
                                    

Nel centro di Busan, tra minimalisti edifici e aria profondamente manomessa da putride sostanze inquinanti, si estende un lungo viale di ciliegi. A luglio è fiorito ed è bellissimo.

Un isolato dal retro del tribunale, Jungkook era arrivato a quella panchina - su cui di tanto in tanto si posava qualche piccolo fiore bianco e rosa pallido - in tre minuti.

Quel giorno la temperatura non era neanche soffocante e gli uccellini, come rigenerati da quella piacevole e attesa brezza, avevano ricominciato a cantare.

Sì, anche Jungkook avrebbe ricominciato a cantare a breve. Li aveva letti i messaggi estasiati degli amici.
Non poteva negare il senso di sollievo che il titolo di quell'articolo aveva portato come un dolce e caldo lenzuolo sui suoi polmoni.
C'era qualcosa di completamente sconosciuto che non gli permetteva, però, di gioire appieno come avrebbe voluto e di essere all'altezza dell'entusiasmo dei compagni.

O forse così sconosciuto non era.

Il processo era stato ovviamente vinto dal signore e della signora Kim. Ora avevano anche due nomi: Kim Mi Kyong e Kim Min Joon.
Per quanto Yoonah non fosse ancora in grado di capire cosa fosse giusto per lei, era da ammettere che quella era stata l'opzione migliore, senza dubbio e su tutti gli aspetti.

Un giocatore di basket, lavoratore part - time che non sempre trova qualche soldo in tasca e uno scapolo che passa la maggior parte del suo tempo a progettare cartine, nessuno dei avrebbe potuto promettere il tipo di attenzioni che una nipote orfana di sei anni necessitava.

Scapolo che passa la maggior parte del tempo a progettare cartine. Jungkook abbozzò un mezzo sorriso ai suoi stessi pensieri.
Ce la stava mettendo tutta, il numero di volte che si era ripromesso di non pensare al famigerato sig. Kim superava quello dei petali che danzavano in mezzo al viale.

Eppure era tutto inutile. Neanche cercare di renderlo ridicolo ai propri occhi era servito ad alleviare quel leggero senso di colpa che il musicista provava nel rivedere nei suoi ricordi gli occhi che aveva fissato attentamente quel giorno.

Occhi spenti e addormentanti, lungi lontani da quelli che aveva incrociando mentre sfiorava la sua mano su quella fredda maniglia del taxi. Quegli occhi succosi e vivaci, più di una ciliegia.

Ecco, era immerso nella polpa dei suoi occhi. Fra tutte le battutine, le discussioni e le disavventure accorse in quei pochi giorni, le sue iridi erano l'unica cosa che non riusciva a chiudere a chiave in un cassetto della sua memoria senza riaprirlo mai più.

Era così immerso, che neanche si accorse dell'uomo che si sedette di fianco a lui, sull'altro estremo di quella panchina di legno.

                                          ᯽᯽᯽

"Hoseok!"

"Mingyu!"

Si abbracciarono.

Era sensazionale potersi parlare avvolti dalla natura del grande giardino senza venire accecati dai riflessi del sole sull'acciaio delle impalcature e senza essere interrotti dal frastuono di trapani o martelli.

Non c'era più niente. Certo, avevano lasciato degli strascichi: parte delle mura del lato sinistro erano già state "toccate" e non tutte le mattonelle erano rimaste al loro posto. Parte del prato era stata rimpiazzata da sottile ghiaia che si infilava tra le infradito e i piedi ad ogni passo e i cespugli più bassi avevano risentito dell'ombra dei tendoni sotto cui erano stati per tutte quelle settimane.

Ma ora si respirava aria di libertà. Slegati da ogni tendone tutto era pronto per resuscitare e tornare a vivere, forse anche meglio di prima.

"Ho una bellissima notizia!", Hoseok neanche si curò di regolare il suo tono prima di parlare.

𝐋𝐞𝐭 𝐓𝐡𝐞𝐫𝐞 𝐁𝐞 𝐋𝐨𝐯𝐞 ᯽ 𝑡𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora