𝐕𝐈 - Parentele?

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"Fammi capire, ha detto che gli serviva urgentemente un giardiniere a Seoul e per darti il 'contentino' ha spostato i lavori di due settimane...?"

"Già"

"Ma dico io, come fai ad accettare? Ti ha solo che fregato per avere un tornaconto"

20:46. Jungkook era tra Yoongi e Hoseok, seduti nelle seggioline un po' sbiadite del palazzetto del quartiere, osservando gli strascichi rimasti dalla pesante sconfitta dei "Busan Dragons".

Jimin si stava ora avvicinando a loro, scalino per scalino un po' avvilito, con un asciugamano dietro la nuca per tentare di asciugare il sudore più restio.

"È la nostra ultima possibilità. In questi giorni possiamo provarle tutte... tipo una rivolta popolare"

"Una rissa"

"Ecco questo magari no"

"Ma sì invece, lo prendiamo a chitarrate, si può fare"

"Oppure lo puoi far innamorare", Yoongi sembrava fin troppo fiero di aver sparato una così stupida assurdità assaporando le ultime gocce della sua Beck's.

"Sì, sicuramente"

"Chi deve far innamorare chi?" Jimin era appena arrivato, buttatosi di peso sugli scalini di fianco ai loro - l'intensità dell'impatto con la pietra fu direttamente proporzionale alla stanchezza o al suo rosicare, o ad entrambi.

"Nessuno, tranquillo"

"Jungkook deve far innamorare il giovanissimo ma non troppo e fighissimo architetto che ci terrà sull'orlo del burrone per altre due settimane prima che decida di buttarci giù definitivamente. E anche per curargli la depressione"

"Da dove li avresti tirati fuori questi vezzeggiativi assolutamente non graditi?"
Jungkook teneva la sua faccia schifata, non del tutto attivo per poter rispondere a modo ma non così stanco da stendersi sulle seggioline e dormire. Sì, aveva già pensato di farlo.

"Dai tuoi occhi", Hoseok concluse con un occhiolino.

"Beh, stasera lasciate le vostre depressioni da parte, come farò io", Jimin si tirò su di colpo.
"Sta arrivando mio fratello grande con la sua famiglia e andremo a mangiare insieme qualcosa"

Silenzio assordante. Era terribile lo sguardo che tutti gli altri tre gli stavano rifilando. Accennò un sorrisetto colpevole.

"Eh?"

"Vi prego..."

"Neanche per sogno, sono stanco morto. Io me ne vad-"

Jungkook non poté finire di lamentarsi, perché un tonfo alle sue spalle li fece tutti girare ammutoliti.

Un piccolo essere era appiccicato al terreno. Una bambina.

Inutile dire che quel silenzio creatosi fu presto rimpiazzato da urli e pianti rimbombanti per tutto il palazzetto (e forse anche al di fuori).

"No, no..."
Jungkook tentò di avvicinarsi, per accertarsi non si fosse fatta niente di male. Da sempre e a tutti era noto il suo debole per i bambini.

"Yoonah! Yoonah...Yoonah! Quante volte ti ho detto di non allontanarti da sola! Vedi...ti sei fatta male!"
Dei passi di tacco fecero eco tra queste urla decisamente più adulte e un'alta figura femminile in giacca e pantaloni apparve da infondo agli scalini, correndo verso la piccola, che ancora non smetteva di lamentarsi.

Jungkook aveva già scavalcato la fila di spalti ed era ora inginocchiato davanti al tragico esserino, cui porse una mano.

Non tentò di alzarla, voleva evitare di spaventarla. Nemmeno aveva intenzione di alterare l'umore della madre nella visione di uno sconosciuto che prende in braccio la figlia.

𝐋𝐞𝐭 𝐓𝐡𝐞𝐫𝐞 𝐁𝐞 𝐋𝐨𝐯𝐞 ᯽ 𝑡𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora