Capitolo 23 Emma

20 3 3
                                    



Il ticchettio incessante dell'orologio sembra scandire il tempo che passa inesorabile. Sono in attesa dell'arrivo di Marco, in preda all'ansia, come un condannato a morte che teme la sua fine imminente. Le mie mani iniziano a tremare, il mio respiro si fa più veloce. È possibile che un ragazzo possa farmi provare tutto questo? Non è una sensazione piacevole. Credo che Sara abbia ragione, sono a disagio con lui e cerco di evitarlo, ma più scappo, più questo nervosismo aumenta.

Devo calmarmi, in fondo ha chiesto solo un chiarimento, siamo a scuola, non può farmi del male, non penso nemmeno ne abbia intenzione. Mi accorgo degli sguardi dei miei compagni su di me e la mia agitazione cresce ancora di più. È possibile che sia così evidente? Chissà cosa stanno pensando.


"Vuoi calmarti," dice Matilde con un tono tagliente come una lama, pronta a colpirmi.

Le rispondo con distacco. "Sono calma."

Matilde alza un sopracciglio in modo provocatorio. "Oh, davvero? Allora perché è tutta mattina che ti mangi le unghie?"

Non ci avevo neanche fatto caso. "Senti Mati, mi hai detto che non sei più mia amica, lasciami stare."

Lei scuote la testa, fa un sospiro profondo. "Marco ti piace, non riesci a nasconderlo, Emma. Non capisco perché continui a negare."

Vuole ancora litigare, io non ci casco questa volta."Perché non riesci a smetterla con queste assurdità? Marco è solo un amico."

Lei ha un'aria truce e sta per controbattere, quando Marco appare con il suo sorriso contagioso che mi fa sciogliere. 

"Ciao, Emma! Ci sei?" chiede con quell'entusiasmo che riesce a scaldarmi il cuore. Le mie guance si tingono di un rosso acceso, mi mordo il labbro, cercando di nascondere il mio imbarazzo, ma non so se ci sto riuscendo davvero.

Lui aggiunge con un tono scherzoso: "Andiamo, svampita?"

"Sì, andiamo." Prendo la chiavetta e le monete per la macchinetta, lui mi aspetta sull'uscio della porta. Ci allontaniamo dalla classe, arriviamo all'area bar, ci mettiamo in una zona appartata. 

Marco tiene in mano un sacchetto."Ti portato delle brioche: crema, cioccolato, marmellata. Prendi quella che vuoi."

"Cioccolato, è la mia preferita." Mi passa questa brioche strapiena di crema al cioccolato, sembra buonissima, ha avuto un pensiero carino. La sfoglia è croccante, oltre al cioccolato, sento un buon profumo di arancia, non riesco a resistere alla tentazione l'addento subito.

 "È strabuona." Assaporo il primo morso, lottando per gestire la fuoriuscita di crema e mi accorgo del suo sguardo fisso su di me. La situazione è un po' imbarazzante, eppure sto bene, non riesco a smettere di sorridere. Sarà merito del cioccolato, lo adoro.

"Tu non mangi? Non ti piacciono le brioche?"

Marco sorride divertito alla mia reazione per la brioche. "No, non è che non mi piacciano. Ne ho già mangiata una a colazione stamattina." In effetti, è una bomba calorica, lo capisco. 

"Che dire, grazie. È buonissima, mi devi dire dove le hai comprate."

"Magari un giorno te lo dirò. Se ti comporti bene..."

Sta ancora scherzando, ma ora è più teso, fa un respiro profondo, come se stesse cercando il coraggio per dire qualcosa di importante. 

"Mi dici perché siamo qui? Che cosa volevi sapere?"

Lui fa una breve pausa, come se cercasse le parole giuste. 

"Non so come chiedertelo, non voglio creare tensione, ma mi accorgo che sei a disagio con me, ho avuto più di una volta l'impressione che tu cercassi di evitarmi. Ho fatto qualcosa di sbagliato?"

Quello che dice è vero, non credevo che fosse così evidente, apprezzo la sua schiettezza e il fatto che ne voglia parlare.

"Non lo so il perché," ammetto con franchezza, abbassando lo sguardo per un attimo, poi riportandolo su di lui. "Ho cercato di evitarti, e lo ammetto, è stato infantile."

Marco sembra ancora più determinato a capire. "Deve pur esserci una ragione, non vuoi dirmi il perché?"

Perché ci tiene tanto a saperlo? Non so proprio che risposta dare. Mentre penso a cosa rispondere, la crema continua a scivolare dalla brioche e questa volta finisce sulla mia camicetta in un'ampia macchia. Cerco di tamponare la macchia con un tovagliolo, ma sembra solo peggiorare la situazione. Che disastro.

Marco ha un sorriso divertito, ma riesce a trattenere una risata. "Che cos'è, un piano per deviare dal discorso?"

Arrossisco ancora di più, ma stavolta decido di prenderla con filosofia. "Proprio così."

Lui mi porge gentilmente il suo fazzoletto: "Prendi questo."

Uso anche il suo fazzoletto ma ormai il danno è fatto, c'è poco da fare.

"Senti provo ad andare in bagno a pulirmi."

"Ok." Marco mi sta accompagnando, ma vista la situazione preferirei se ne andasse.

"Non è necessario che vieni con me, sul serio." Gli dico sperando che capisca.

"Non ti preoccupare, vengo con te così possiamo continuare a parlare."

"Beh, non hai bisogno di un'altra storia, ne hai già avuto una bella oggi," dico ridendo.

Marco annuisce divertito. "Sì, una storia molto... dolce."

Entro nel bagno delle ragazze, apro l'acqua del rubinetto e con una punta di sapone, provo a pulire la macchia. Mi volto e vedo Marco che mi fissa.

"Ma che stai facendo? Esci subito, per favore!" sussurro, con gli occhi spalancati dalla sorpresa e dal panico.

Ma sembra che Marco sia determinato a rimanere. "Sto bene qui, sinceramente questa è la merende più divertente che abbia mai avuto. Poi dobbiamo parlare."

"Non qui! Adesso esci."

"Va bene, va bene. Aspetta ad uscire dal bagno, la camicetta bagnata è trasparente."

Ci mancava questa. Per fortuna almeno sembra che se ne sia andato, a differenza della macchia che è ancora qui. Ora che faccio? Non posso certo rientrare in classe così. Tampono con i fogli di carta per le mani, senza risultato.

La porta del bagno si apre ed è di nuovo Marco, mi porge una maglietta pulita. "Mettiti questa, per tua fortuna porto sempre una maglietta di cambio."

Me la lancia, incrocia le braccia e aspetta. Visto che non esce, mi chiudo a chiave dentro la stanza con il gabinetto e mi cambio lì. Sono più rilassata adesso, lo ringrazio per avermi tolto dai pasticci e insieme usciamo dal bagno.

Sfortuna vuole che ci imbattiamo nella Prof. Evans e ci guarda malissimo."Ragazzi, che cosa stavate facendo nel bagno insieme?"

Vado subito in panico totale, non so cosa inventare. Marco al contrario è fin troppo spavaldo."Prof. non pensi male. Emma si è macchiata e io la stavo aiutando a cambiarsi."

La Prof. è sbiancata, io penso invece di essere diventata bordeaux.

"La signorina Emma è grande abbastanza per vestirsi da sola, non ha bisogno del tuo aiuto."

"Prof. mi conosce, sono un ragazzo gentile."

Adesso sì è anche arrabbiata. "Tornate immediatamente in classe, ognuno nella sua, ne non volete finire in Presidenza."

Nemmeno Marco scherza più. "Va bene Prof," ci salutiamo frettolosamente.

Rientro in classe e non riesco a non pensare: che figuraccia!

Qualcosa che non dimentichi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora