Capitolo 27 Marco

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Continuo a guardare il mio cellulare, aspettando la chiamata di Emma. Sono passati due giorni da quando ci siamo visti e le ho lasciato il numero e non ho saputo più niente. È possibile che la Prof. non le abbia ancora parlato? È molto strano... Ma che sia ben chiaro, io senza lei mi rifiuto di organizzare la festa. I patti erano diversi. Vado in cucina e mi verso un bicchiere d'acqua. Appoggio il telefono sul tavolo ben in vista. Qualcosa non torna, più ci penso e più il mio nervosismo aumenta, schiaccio isterico i tasti di accensione del cellulare, come se servisse a qualcosa.

"Si può sapere che cos'hai?" Mi chiede mia mamma.

"Niente," rispondo svogliato."

Se continui così, lo spacchi. Aspetti una chiamata importante?"

Sbuffo, "no, mi sto annoiando."

"Perché non esci con i tuoi amici allora? A proposito, poco prima che tornassi è passata Giulia, voleva proporti l'uscita gelato."

"Giulia? Quasi, quasi... Il gelato mi va." 

E almeno mi distraggo, sto andando fuori di testa.

"Prova a chiamarla."

"Grazie, mamma. Vado a vedere se è a casa..."

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Busso alla sua porta, Giulia mi apre.

"Ci sei? Andiamo adesso a prendere il gelato, puoi?"

"Volentieri," rispondo. È una ragazza così solare e mi piace passare il tempo con lei, anche come amica.

"Offro io, zero discussioni." Dice, io accetto. 

Mentre raggiungiamo la piazza chiacchieriamo del più e del meno, come se nulla fosse successo tra noi, ed è strano.

"Quindi non c'è l'hai con me per il bacio?" Apro io alla fine il discorso.

Risponde di botto, "no, ma ci siamo già chiariti, giusto?"

"Sì, sì. Mi fa molto piacere che siamo ancora amici, a me è passata. Sai mi piace un'altra ragazza ora."

Ride. "Guarda che è vero." 

Mi sento uno stupido, penserà che l'ho detto solo per non farla sentire a disagio.

"Ehi, ti credo. Io alla tua età, mi innamoravo di un ragazzo diverso alla settimana, non c'è niente di male. Ti va di raccontare?"

Mi rendo conto che non ho molto da dire: "diciamo che io mi invento mille cose per vederla, ma lei mi snobba." Ride.

"Non è divertente. Mi sento offeso." Dico in tono di battuta.

"Marco, sei un ragazzo troppo buono. Ti svelo un segreto, noi donne, amiamo i "cattivi ragazzi."

"In che senso?"

"Quelli che prima ti illudono, che ti fanno sentire speciale e poi ti tradiscono con la tua amica..."

Non riesco a capire. "Scherzi, vero? Io non sarò mai così."

Mi sorride. "Non devi essere per forza un ragazzaccio. Solo non starle troppo dietro, non essere assillante."

Sono parecchio confuso, avrà ragione lei, sono assillante? Come faccio a farle capire che mi piace allora? Le parole di Giulia continuano a girarmi in testa. Mi sembra di essere stato gentile e premuroso con Emma, ma forse ho esagerato.

Le chiedo: "Quando dici 'non essere assillante', cosa intendi esattamente? Vorrei capire se ho fatto qualcosa di sbagliato."

"Marco, a volte, quando ci piace qualcuno, tendiamo a voler essere sempre presenti, a mandare messaggi costanti o a cercare di passare ogni momento con quella persona. Io quando mi innamoro sono così e lo vedi, finisce sempre male."

"Ti vedi con qualcuno ora?" "No, credimi, sto bene così."

Arriviamo in gelateria, è una giornata calda per essere ottobre, ma non immaginavo di dover fare la coda per il gelato. Mentre siamo in fila, vedo uscire Emma insieme al biondino, hanno preso anche loro il gelato, sono da soli.

Non riesco a credere ai miei occhi, io ero in casa ad aspettare una sua chiamata, mentre lei era in giro con lui...  Mi sale una rabbia, stringo forte i pugni, Giulia di fianco a me si accorge del mio nervoso.

"Tutto ok?" Chiede. 

No, proprio per niente. Eppure rispondo: "sì, scusami solo un attimo."

Li raggiungo, sono seduti sul muretto di fianco accanto alla gelateria, interrompo il loro discorso. In piedi davanti a lei, chiedo: "Emma, scusa una domanda, ti ha più parlato la Prof. Evans?"

Lei candidamente risponde, "sì."

"E non dovevamo sentirci?" 

Il biondo accanto a lei è infastidito dalla mia presenza, ma anche io lo sono per la sua. Emma senza dare importanza al mio velato rimprovero risponde: "hai ragione, stasera ti scrivo."

Certo, stasera perché adesso è impegnata... 

Mi sforzo e li saluto in maniera cordiale, "va bene, ci sentiamo allora." 

Raggiungo Giulia che è rimasta in coda.

"Che succede?" 

Le spiego brevemente e senza indicarla, le faccio capire di chi sto parlando.

"È molto carina," commenta.

"Lo so. Non puoi capire quanto mi da fastidio questa situazione."

Mi prende la mano per calmarmi: "Ti capisco bene invece. Vedrai che stasera ti chiama e avrai la tua occasione. Non puoi far niente ora."

Annuisco, ordiniamo i gelati. Quando usciamo, Giulia mi prende per mano e si posiziona non troppo distante da loro. 

"Passami un braccio intorno alla vita," dice.

"Perché?" sono stupito dalla sua richiesta, lei ha uno sguardo malizioso. 

"Voglio vedere la sua reazione. Non girarti."

Seguo il suo consiglio, lei appoggia la sua testa sulla mia spalla. "

Ti sta guardando. Il biondino le sta parlando e lei guarda te... Le piaci, è sicuro."

"Posso girarmi?"

"No, ti fidi di me?" Sto al suo gioco, le do un bacino sulla fronte anche per ringraziarla dell'aiuto.

"Ci sta ancora guardando?" Chiedo.

"Non più. Se n'è andata, mi dispiace."

Ho apprezzato il tentativo di aiuto, "non ti dispiacere, se mi avesse chiamato invece di uscire con quello..." Sbuffo.

Giulia prova a consolarmi: "non mi sono sembrati molto affiatati però, lui tante parole, nemmeno un bacetto."

"E per fortuna, dico. E ora come mi comporto con lei?"

"Come sempre. Non devi darle spiegazioni e lei non le deve a te."

Sembra sicura di quello che dice, "falle capire che c'è interesse, senza essere invadente. Sei già fortunato perché le piaci."

Sorrido, "se lo dici tu."

"È così, dammi retta."


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