Capitolo 14

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Un peso sulla pancia mi tiene ancorata al letto. Mi rannicchio meglio contro il morbido cuscino che ho sotto la testa, spostandomi di qualche centimetro sul materasso.

Poi ho un momento d'esitazione, non appena mi rendo conto che il materasso sotto il mio corpo non ha la stessa consistenza di quello che ho in casa dei miei genitori. Allungo la mano verso il posto dove si trova il mio comodino, ma tocco altro materasso.

Apro gli occhi, rendendomi subito conto di non essere a casa mia. Osservo le pareti, per metà spoglie, della stanza in cui mi trovo, e mi ritorna tutto in mente.

Mi ritornano in mente, come se fossero parte di un film, tutti i baci di Conrad ieri sera, sulla mia bocca, su ogni centimetro del mio volto, tra i capelli, sul collo, tra i miei seni, sulla pelle sensibile della pancia, il suo tocco leggero e possessivo al tempo stesso sui miei fianchi. E poi rivedo tutti i momenti in cui abbiamo congiunto i nostri corpi, sul divano, sul suo letto e l'ultima volta, non essendo riusciti a trattenerci, sul gigante tappeto che ha in camera.

Tento di liberarmi dalla sua presa, per recuperare almeno il mio cellulare e avvertire mia madre che sono viva. Ma il braccio di Conrad si stringe più forte attorno al mio busto, avvicinandomi ancor più al suo corpo.

"Io smetterei di muovermi così tanto se vuoi arrivare al matrimonio camminando, Lizzy." Mormora Conrad con la voce arrochita dal sonno, per poi lasciarmi un bacio a fiori di pelle sull'orecchio.

Mi ci vuole qualche secondo per capire cosa intenda il biondo, ma mi è tutto chiaro quando lo sento pressare il suo corpo contro la mia schiena. Arrossisco subito, improvvisamente povera del coraggio di ieri sera.

"Buongiorno, Lizzy." Mi sussurra all'orecchio Conrad, facendo pressione sul mio fianco per girarmi verso di lui.

Io tiro un guaito di dolore, facendogli subito staccare le mani dal mio corpo, come se si fosse scottato.

"Scusa, la botta contro Spencer l'altro giorno mi ha fatto venire un livido." Gli dico massaggiandomi leggermente il pezzo di pelle dolorante.

"Ieri sera non me ne sono accorto, scusami se ti ho fatto male." Mi dice preccupato, una ruga a occupargli lo spazio tra le sopracciglia.

Io scuoto la testa, ieri sera avrei potuto battere quel fianco contro l'angolo di un muro e comunque non avrei sentito niente.

"Posso vedere?" Mi sussurra, mentre sposta la mano sul piumone che mi copre il corpo.

A me viene d'istinto bloccargli la mano, per prevenirlo da scoprirmi il corpo. Conrad allontana la mano, ma noto un guizzo di dolore dietro i suoi occhi azzurri, oggi più del solito.

"Scusa, non sono più abituata a questo tipo di intimità." Gli rivelo sincera, abbandonando la mia presa sul piumone.

"Questo tipo di intimità?" Mi chiede, un sopracciglio alzato.

"Negli ultimi anni ho avuto solo rapporti che prevedevano la mia fuga prima che l'altro si svegliasse, no strings attached, sai?" Mi riesce difficile non distogliere lo sguardo dal suo, ma mi sforzo di farlo.

"Prima che mi svegliassi stavi cercando di scappare?" Sento una fitta alla stomaco quando riconosco il dolore che gli vena la voce.

"No, Conrad, stavo cercando il mio cellulare per avvertire mia mamma che sono viva. Ieri sera non le ho detto niente." Adoro il modo in cui i suoi tratti si rilassano, come perdono la tensione in una manciata di secondi.

"Bene, perché pensavo di fare un altro round." Conrad tenta di avvicinare il suo volto al mio, accerchiandomi con le sue braccia muscolose, ma io allontano la mia testa dalla sua mira.

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