Capitolo 5

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Mi guardo intorno sentendomi in casa del nemico. Intorno a me ci sono striscioni verdi e neri accompagnati da liceali che gridano con tutta la voce che hanno "Northview!".

Spencer mi ha obbligata a venire a vedere la partita che oggi la Northview tiene contro la squadra di una città vicina a Medford. Tuttora, mentre guardo le tribune nord opposte alle nostre riempirsi di tifosi, mi chiedo perché ho deciso di buttare all'aria la mia domenica pomeriggio per guardare la partita della squadra che dovrei odiare. Non so cosa potrebbe succedere se i ragazzi accanto a me sapessero che sono della Highland e per di più che Reed è il mio ragazzo.

Mi stringo nella felpa scura e mi allungo un po' in avanti quando vedo la squadra entrare in campo. Spencer fa il suo ingresso girandosi completamente su stesso e salutando tutti come se fosse una star hollywoodiana. Tipico di lui.

Appena vedo la maglia numero tredici un istinto omicida si impossessa di me, ma mi ritrovo obbligata a reprimerlo, soprattutto perché tutti coloro che sono seduti nella mia tribuna lo stanno acclamando a gran voce.

E infine, accompagnato da un coro di grida, fa il suo ingresso in campo il numero nove, Anderson. Involontariamente scuoto la testa quando il ricordo di due giorni si fa spazio nella mia mente.

Riporto lo sguardo sul campo e giurerei che Anderson mi stia guardando, ma indossa il casco nero e perciò non ne ho la conferma.

D'un tratto, dopo un breve discorso del preside della Northview, l'inno americano viene intonato da una studentessa facente parte del coro del liceo. Ci alziamo tutti in piedi e cantiamo all'unisono dopo esserci portati la mano al cuore.

Continuo a sentire la sensazione di essere osservata e giurerei che Anderson mi stia davvero guardando. Lo osservo con più attenzione e noto che con tutto il materiale adatto per la partita sembra ancora più alto e grande del solito. Capisco perché lo definiscono un leone, incute decisamente timore vestito così.

Una volta concluso l'inno nazionale i giocatori della Northview si riuniscono in un piccolo cerchio e dopo qualche secondo dalla loro posizione si leva un urlo che mi fa tremare, non me l'aspettavo.

Il gioco inizia immediatamente, i ragazzi non lasciano nemmeno un attimo di pace alla squadra avversaria che a confronto sembra formata completamente da principianti. Sento la voce profonda di Anderson che continua a urlare verso i compagni, ma onestamente potrebbe anche evitarsi la briga di farlo; l'altra squadra non ha possibilità alcuna di vittoria.

Spencer si muove in continuazione per cercare di intercettare la palla e passarla ai compagni. Quando raggiunge le mani di Johnson lo vedo iniziare a correre verso la meta e protetto dai compagni riesce a fare touchdown. Gli studenti della Northview si alzano e iniziano a urlare e abbracciarsi per la gioia. Io mi guardo intorno un po' imbarazzata. Non posso gioire delle conquiste della squadra nemica a quella del mio liceo.

Finalmente viene annunciata la fine del primo tempo che vede la Northview schiacciare completamente l'altra squadra.

Il cellulare mi vibra nella tasca della felpa della Northview che indosso, la stessa che mi ha prestato Anderson due sere fa. Ho pensato di metterla per non farmi notare troppo e per rendergliela dopo o lasciarla negli spogliatoi. Anche perché non ho alcuna intenzione di incontrarlo.

Recupero il mio smartphone e ignoro la chiamata di Ethan che crede che sia a casa a studiare. Sospiro pesantemente, da quando dico le bugie? E soprattutto, da quando le dico a Ethan?

"Elizabeth!" Alzo la testa dal cellulare e riconosco Spencer mentre sventola le braccia verso di me. In pochi secondi mi ritrovo gli sguardi di quasi tutta la tribuna addosso e lo maledico internamente. Il mio piano di passare inosservata non sta funzionando molto.

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