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LA MATTINA DOPO, Evelyn si svegliò da sola nel letto. Si alzò svogliatamente, guardando dal cellulare che erano solo le nove di mattina. Trovò Patrick seduto sul divano, e l'aspirapolvere in un angolo del salotto, ma non al proprio posto.
«che cosa stai facendo?» sbottò Evelyn, prendendolo e mettendolo nello sgabuzzino. «ehi no, lo avrei messo via io. sto guardando Dynasty» «ancora? ti ho detto di aspettarmi cazzo» la donna tornò in camera, passando poi per il bagno, lavandosi la faccia e i denti velocemente, tornando poi al piano di sotto.

«allora si è scoperto che-» «no stai zitto, non lo voglio sapere. me lo guarderò in aereo» sbottò la donna.
«aereo?» chiese confuso l'uomo, seguendola al piano superiore. «che aereo? dove devi andare scusa»
Evelyn stava tirando fuori da sotto il letto uno dei loro due trolley, quello verde chiaro con sopra parecchi adesivi di alcuni luoghi dove lei era stata, alcune gare di Max e foto d lei e le sue persone importanti. Come Andy, Mia, Margot e Daphne, Patrick, Max e alcuni amici dell'olandese.

     Max aveva presentato la donna ad alcuni suoi amici on the grid. Come Charles Leclerc, Lando Norris e Daniel Ricciardo. Aveva legato con tutti e tre, ma in maniera significativa con Charles e Daniel. Lando non avevano parlato tanto, forse a causa del loro strano incontro. Erano a Monaco, e l'inglese si era ritrovato dietro la console da DJ, insieme a Max, Mick Schumacher, Alexander Albon e Lynn. Erano tutti ubriachi e lei e Lando stavano parlando di quanto fossero buone le fragole mentre l'inglese continuava a far andare avanti la musica. La donna fu quasi intimorita da tutta quella simpatia che Lando emanava, quasi come Daniel.

     «dopodomani parto per miami, per la gara di max. tu vieni si o no?» sbottò la donna, prese un paio di leggings e una felpa larga, con sotto una semplice maglietta a maniche corte, tirando sul letto tutti i vestiti che voleva portare e passava dalla camera al bagno, tirando sul letto anche boccette di profumo e trucchi. «cazzo evelyn. me lo dovevi dire» urlò Patrick. L'uomo tirò uno schiaffo sullo stipite della porta, spaventando la donna.
«io te l'ho detto... ma forse avevi la testa altrove» rispose Evelyn, calcando su altrove. Patrick lo notò e si girò verso di lei. «che cazzo stai dicendo» sbottò, alzando il tono di voce.
«cosa sto dicendo? che è più di un cazzo di mese che tu tutte le sere torni dal lavoro tardi e non mi saluti neanche. che cazzo sto dicendo? hai un'altra, patrick? eh? dimmelo così me ne vado così tu e quella puttana potete divertirvi senza aver paura che io vi scopra» urlò con le lacrime agli occhi la donna.

     Lo aveva fatto. Si era tolta il peso di dosso. E lo aveva scaricato sulle spalle di Patrick. Glielo aveva urlato in faccia, così come faceva sempre. Piena di rabbia e di dolore. Perché è così che Patrick faceva sentire Evelyn. La faceva sentire uno straccio, la trattava come uno straccio. Come se non valesse nulla. La tradiva e le mentiva, la baciava e le mentiva ancora usando parole dolci, parole a cui lei credeva. E nonostante tutto, lei restava al suo fianco. Non riusciva a vedere una vita senza di lui. Senza quei suoi baci e abbracci, quei suoi commenti stupidi e infantili, sessisti e maschilisti.

«evelyn ma che cazzo stai dicendo? ti starei tradendo? e perché?» «ma che risposta è» urlò esasperata la donna, alzò le mani al cielo, ridendo istericamente. «lo sai che quando una persona mente, risponde a una domanda con un'altra fottutissima domanda? lo sapevi, testa di cazzo?» si avvicinò a lui, toccandogli l'osso temporale con il suo indice sottile e magro. «e per rispondere alla tua cazzo di domanda, perché sei un ipocrita che non si sa mai accontentare di niente. per te niente è mai abbastanza. neanche io, e quindi sei andato a cercare qualcuno che sia abbastanza... ma dimmi, adesso sei soddisfatto?» chiese la donna, sussurrando e con le lacrime che le scendevano lungo il volto.

La donna si girò, riprendendo a fare la valigia, mettendo più vestiti di quel che le sarebbe servito.
«patrick- lo chiamò, dolcemente, ma con un leggero tono aspro- divertiti, e... pensa un po' a quello che hai fatto» uscì dall'appartamento senza neanche guardarsi allo specchio. Si mise in fretta le scarpe da ginnastica e prese la sua borsa, mettendoci dentro l'essenziale, buttandosi nel traffico mattutino di New York. Salì in macchina e ci mise parecchi minuti a riprendersi e a partire. Si asciugò più volte le lacrime, urlò e sbuffò prima di partire.
Arrivò all'appartamento del fratello, ma al suo arrivò non trovò lui.

«salve, il sig. mccarthy non c'è. ha bisogno di qualcosa?» parlò la donna ispanica, non riconoscendo Evelyn «ehm, salve. sono sua sorella, avrei bisogno di parlargli» rispose cordiale Lynn, cercando di non mostrarsi sconvolta.
«mh... mi dispiace ma henry non è in casa» ripeté la donna, come un copione. «no, cristina lei può entrare» sentì borbottare da dietro la porta, una voce debole.

Evelyn si buttò sulla porta, spingendola e aprendola, mostrando Henry coperto fino al collo, con il naso rosso e gli occhi scavati.
«che hai?» si sedette al suo fianco, toccandogli la fronte. «ho un po' di raffreddore» rispose l'uomo, tossendo. «e giustamente tu chiami la donna delle pulizie ma non le tue sorelle. chiamo isabel e le chiedo di portare una zuppa o qualcosa di caldo» Evelyn si allontanò, entrando in cucina, sedendosi sul bancone e chiamando la sorella.

«che succede?» «henry è malato. puoi portare una zuppa o qualcosa del genere?» chiese dolcemente. La sorella accettò e in meno di mezz'ora fu a casa del fratello, con parecchie zuppe riscaldabili in microonde e del sushi per lei e Evelyn.

«adesso che henry è sistemato. tu perché sei qua? e perché con un trolley?» chiese la donna, indicando con lo sguardo la valigia vicino alla porta. «ehm... ho litigato con patrick. e domani devo partire per la gara di max, a miami» «e lui non viene» disse Isabel, senza neanche aver avuto tutti i dettagli.

Isabel aveva sempre avuto questo sesto senso su Evelyn, capiva sempre cosa stava pensando o cosa era successo dal suo modo di comportarsi, per quanto potesse essere brava Lynn a nasconderlo.
«gli ho urlato addosso che so che mi tradisce... e lui mo ha risposto con una stupida domanda. ho preso e me ne sono andata»
«okay. quanto stai via?» chiese la donna, prendendo un bicchiere e riempendolo d'acqua fredda. «ehm... tre o quattro giorni. pensavo di allungare la mia assenza. ho bisogno di allontanarmi da quello stronzo» sbottò Evelyn, sbuffando.

«va benissimo, cosa posso fare?» «dire a emma che so il copione e che sono pronta a recitare» rise Evelyn, facendo sorridere Isabel. «detto fatto» sorrise, alzando leggermente il bicchiere, per poi andare in salotto dal fratello.
Passarono il pomeriggio tutti e tre sotto le coperte, a guardare le prime stagioni di Grey's Anatomy. Quando si fece tardi, Isabel dovette andarsene perché aveva una cena con il suo fidanzato, ma sarebbe tornata il giorno successivo.

«siamo io e te, spirito di henry» parlò Evelyn, guardando Henry con gli occhi chiusi. «lo spirito è vivo» rispose il ragazzo, facendo spaventare la donna. «fottiti» rise la donna, mentre Henry rideva con la sorella.
Il resto della serata lo passarono a parlare di chi fosse più bello tra Nicole Kidman e Angelina Jolie, ma nel bel mezzo dell'argomentazione di Evelyn, Henry si addormentò e Lynn non lo svegliò, lasciandolo dormire tranquillo.

     Prese gli avanzi del sushi e si mise in camera degli ospiti. Si spogliò, restando in intimo a causa della temperatura alta dell'appartamento. Aveva la vista su Manhattan e nonostante i palazzi e le luci ferme, la donna non riusciva ad addormentarsi. Continuava a rivedere il volto di Patrick mentre lei gli urlava addosso. Si sentiva sporca, dopo aver avuto la certezza che l'uomo della sua vita l'aveva tradita. Lui era stato con un'altra mentre lei lo stava aspettando a casa. E non lo aveva neanche negato.
Il che ferì ulteriormente Evelyn, distruggendo il suo futuro con lui, e ogni singolo sogno che si era immaginata.

𝐅𝐀𝐒𝐓 𝐂𝐀𝐑- 𝐜𝐚𝐫𝐥𝐨𝐬 𝐬𝐚𝐢𝐧𝐳Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora