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LA MORA AVEVA LA PELLE D'OCA a stare sempre così vicina allo spagnolo, o forse era per il venticello leggero e il suo vestito corto. «allora... era buono ieri il sushi?» chiese Carlos, affiancando la mora, sempre con le mani in tasca. «buono, visto che non ho mangiato pesce» sorrise la donna, stringendosi la giacca.

     Continuarono a camminare per un po', quando si fece tardi tutte e due le coppie proposero di tornare in hotel.
Carlos ed Evelyn non smettevano di parlare e di ridere.
«fatto sta che entro in cucina e mi trovo patrick che stava cercando di mettere sto pollo congelato nella pentola e mi dice oh ciao amore, sto preparando la cena e proprio in quel momento cade un piatto che poi fa cadere il coperchio di vetro della pentola nuova» stava raccontando la donna, tenuta sotto braccio dallo spagnolo, che continuava a ridere. «ragazzi» li chiamò Max, schioccando le dita. «allora... facciamo che tornare in hotel?» parlò sempre l'olandese, mentre tutti annuivano.

     Arrivarono nel parcheggio del ristorante. Tutti e tre i ragazzi andarono a prendere le chiavi della macchina, tornando poco dopo con le macchine.
«ci si vede in hotel. oh facciamo una gara?» chiese Max, sorridendo. «non ci pensare neanche lontanamente, charles leclerc» sbottò Charlotte, calcando sul nome del moro. «ehi lynn, vuoi un passaggio? così non fai il terzo in comodo» la chiamò Carlos, sussurrandole all'orecchio.
«grazie» sorrise la donna.

     «max, io vado con carlos» informò l'olandese Evelyn, che sorrise dolcemente e poi salì in macchina.
Carlos aprì la portiera della donna, facendola accomodare. «wow, abbiamo un gentiluomo» sorrise la donna sedendosi. Carlos si sedette al fianco di Evelyn.
«devo dire che è bassa» parlò Lynn, mente Carlos infilava le chiavi, facendo ruggire il motore.
«fai fare un giro su questa... cosa, a tutte le ragazze?»
«non sapevo fossi una delle ragazze... e poi chi ha detto che ho delle ragazze» parlò l'uomo, facendo partire la macchina di scatto, spaventando la donna. «porca troia» sbottò, tenendosi alla portiera. «nel caso di un'incidente, quella non ti salva però... va bene» Carlos indicò la portiera, facendo sbuffare la donna.

«non lo intendevo così però se vuoi intraprendere quel discorso... sei single, sei... simpatico e... hai un bel carisma» «sono bel-» provò a parlare l'uomo. «hai una bella macchina» «sono bell-» riprovò, ma la donna accese la radio, facendo riprodurre Fallin' di Alicia Keys.

     L'uomo fermò la musica, tenendo anche la mano della donna. «stavo dicendo: sono anche bello... quindi, capisco il tuo pensiero di non essere la prima ragazza qua sopra... ma essendo una macchina noleggiata, sei la prima che ci faccio salire» spiegò Carlos, trattenendo un sorriso. «mi sento lusingata» «ma solo perché non ho avuto il tempo di farci salire qualcun'altra» parlò ancora lui, facendo sbuffare la ragazza.

     Erano fermi ad un semaforo, quando si ritrovarono tutti e tre allineati su una strada, stranamente vuota.
«pista vuota: check. macchine relativamente veloci: check. piloti esperti: check. ragazze terrorizzate: check. semaforo: check... questa è la scena perfetta per una gara» rise Evelyn, guardando Charles, che sorrideva a Max. Kelly e Charlotte continuavano ad urlare di non farlo, mentre Evelyn incoraggiava Carlos, restio dal correre con Lynn in macchina. «se ti dicessi che questa non sarebbe la mia prima gara, sei più tranquillo?» mentì Evelyn, guardando Carlos tenere la mano sul cambio manuale. «e non era un pilota professionista»

«vamos» urlò lo spagnolo, facendo ruggire ancora una volta la macchina, tenendo schiacciato sull'acceleratore.
«o gesù» la ragazza si strinse sul sedile, piegando le gambe al petto. Carlos posò una mano sulla sua coscia, staccando le gambe dal busto. «ti fai più male così che stando seduta normale»
Quel semplice tocco, gentile ed innocente, provocò una scia di brividi nel corpo della donna, lasciandola di stucco.

Osservò il pannello della macchina, che ormai dava quasi i duecento km/h e sia lei che Carlos stavano urlando in preda all'adrenalina. Kelly e Charlotte si sentivano anche da fuori della macchina che imprecavano e insultavano il compagno che guidava.
Arrivarono a fine della strada, con vincitore Carlos, che aveva spinto al massimo, al contrario dei due.
«devo ringraziare questa niña per avermi spronato ad andare più veloce» sorrise Carlos a Evelyn, che gli aveva fatto l'occhiolino.
La mora era appoggiata al bordo della macchina, che si teneva in piedi a fatica. Aveva le gambe che tremavano per l'adrenalina e il fiato corto a forza di urlare. Max e Charles continuavano a ridere delle facce delle rispettive compagne.

Dopo vari saluti e baci, erano ognuno nella propria stanza. Evelyn era nella vasca che ascoltava la musica, mentre Carlos sdraiato sul letto.
Lynn stava ascoltando Violet Hill dei Coldplay, battendo il piede a ritmo della batteria e sussurrando il testo della canzone. Era circondata dalle bolle di sapone che odoravano di pulito e fresco. Non appena era entrata in camera, buttò tutto quello che indossava o che aveva in mano in terra, spogliandosi e entrando subito nella vasca, riempendola con acqua bollente.

Restò nell'acqua per più di un'ora, quando si rese conto di essersi addormentata. Si alzò, si asciugò e si mise in intimo. Si buttò nel letto con addosso un paio di mutandine nere e una maglietta bianca.
Si mise a pancia in su, osservando il soffitto bianco e le stelle al suo fianco, che si vedevano benissimo anche dal suo letto. Erano tantissime e brillantissime.
La mora prese il cellulare e controllò i messaggi che aveva ricevuto.
Parecchi da sua sorella Isabel e un paio da Andy, ma il suo occhio cadde sulla chat di Patrick, con una notifica.

ehi, mi dispiace. so di aver sbagliato e ammetto i miei errori. me la facevo con stephanie. ho chiesto il trasferimento alle risorse umane, così non la devo più vedere. per favore evelyn, ritorna.

La mora sbuffò e non rispose, lanciò il telefono sul letto, posandosi una mano sul ventre. Sentiva il suo stomaco digerire la cena. Lei aveva preso gli antipasti e un primo di salmone, come secondo un tortino alla barbabietola rossa e tanto tanto vino bianco.

Sentiva qualcosa, in mezzo alle cosce, pulsare. Come se la temperatura si alzasse lentamente e dolorosamente. Dal ventre, la sua mano si spostò nell'interno coscia, facendo su e giù. Si sfiorava e ogni volta che sentiva la propria mano li vicino chiudeva gli occhi. Si immaginava sdraiata su un letto che non era il suo, con un uomo che non era Patrick, ma che aveva gli occhi scuri e dolci, ma che allo stesso tempo, guardandola con il naso in mezzo alle sue gambe, sembravano gli occhi più sporchi e sensuali che lei avesse mai visto. Si sarebbe venduta per poter sentire le sue mani su di se, in quella maniera. Per sentirsi spogliata da quelle mani ed essere vista da quegli occhi.

Aveva messo la mano sotto il tessuto che la separava dall'estasi, un leggero gemito le scappò dalle labbra, mentre si massaggiava e continuava a immaginarsi una persona che mai avrebbe voluto in testa, tanto meno in quella situazione che stava vivendo. Ansimò quando sentì giungere il culmine e con l'altra mano dovette tapparsi la bocca per evitare di urlare di piacere.

Si sedette sul bordo del letto, con il fiato corto e accaldata. Aprì la finestra e lasciò che la brezza fresca della notte rinfrescasse la camera, mentre lei andava a farsi l'ennesima doccia, sempre con lo stesso pensiero in testa.

𝐅𝐀𝐒𝐓 𝐂𝐀𝐑- 𝐜𝐚𝐫𝐥𝐨𝐬 𝐬𝐚𝐢𝐧𝐳Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora